Qualcuno dice che non ne ho colpa, dice che le responsabilità nascono lontano nel passato, da popoli bianchi in cerca di benessere e dimentichi dell’umanità. Si, é vero, i miei antenati non avrebbero scelto la schiavitù, loro che nacquero nei spazi e nella musica, figli innumerevoli di una madre proficua. Africa, la mia Africa che nei miei sogni prende le sembianze di un drago che inghiottisce il passato lasciando solo cenere da cui rinascere, é vero, sogno la rivalsa, aspiro alla giustizia.
Qualcuno ancora asserisce che il benessere dovuto al progresso cambia tutti gli equilibri del mondo, ma nella mia Africa, il filo é sottile, quello di migliaia di vite innocenti e sacrificate al capitalismo che oltre ai cuori dei coloniali é arrivato nei abissi da cui estrae diamante e petrolio che tra l’altro non rimangono li. Qualcuno dice che é colpa di un sistema che non considera gli esseri umani e calcola in tempo in ore di lavoro, ma in Africa, ci hanno portato ospedali, strade, treni, anche aerei, ma solo loro possono usufruirne, eppure hanno diviso le loro e le nostre terre in paesi, asserendo che le nazioni appartengono a chi ci vive. Io sono africano, ma l’Africa non é mia, non é delle persone come me, é di pochi, e costoro si nascondono nelle pieghe della loro società. Africa di cui figli alzano delle armi mai costruite sul loro continente e sparano ai loro fratelli spinti da un odio facile da inseminare in chi ha perso speranze. Qualcuno dice che non é colpa nostra, noi africani, ma dice anche che non é colpa dell’Occidente odierna, eppure vedo le stesse merci per cui ci hanno colonizzato che prendono la stessa direzione di secoli fa, e dicono, non é colpa di nessuno.
Non si tratta di rivalsa, qui parliamo di presente, non di quel futuro rubato da Dio con le sue speranze o dal sistema che quantifica la vita dell’Uomo in base alla produzione che riesce ad ottenere. Africa, continente deturpato dalle mille meraviglie della sua cultura, ci hanno detto che non abbiamo cultura, nemmeno civiltà, e ci han imposto la loro, noi, che vivevamo con la terra. Dicono sia il progresso, ma questo dopo che hanno detto che era per salvare le anime pagane che ci vivevano, domani, sarà per la loro pensione. Le cose scivolano nel verso sbagliato, i popoli lasciano le loro terre per ammassarsi davanti al mare, dal paradiso si scappa. E non é colpa di nessuno. Di nessuno in nessuno, i presidenti ed i primi ministri africani che si ribellano al sistema vengono sistematicamente uccisi, l’educazione dei nostri figli ostenta, eppure, il mondo intero non fa altro che fare donazioni. Farmaci, vestiti di cui anche a volte tute da sci, pozzi, ospedali, adozioni a distanza, tutti a pensare a te come vogliono, e nessuno a chiederti cosa vuoi. Indegna ed incapace di prendere il proprio destino in mano, perché il destino di altri, molti altri passa da te. Vogliamo trattori, ma dicono non siamo capaci di guidarli, vogliamo fabbriche, ma dicono non siamo capaci di produrre, vogliamo rimanere sulle nostre terre, ma dicono che hanno sempre bisogno di noi, nelle loro case, nelle loro fabbriche, nei loro campi di pomodori.
Ciò che dicono non sappiamo fare da noi, lo facciamo tutti i giorni per loro, lontani dai nostri amori, dal colare della terra che ci ha visti nascere, lontani dal tutto, perché qualcuno, e non si sà chi, ha deciso cosi. Non é colpa di nessuno continuano a dire, e continuiamo a morire, mentre si commuovono per una strage nel mare, noi affoghiamo nelle morti dei nostri fratelli. Deceduti perché nati neri, ricchi ma non abbienti, forti ma senza strumenti.
Qualcuno dice che é destino dei deboli, ma l’Africa non lo é, noi siamo i suoi figli, dobbiamo viverla, e per farlo, difenderla.