Ricorda la trama di “Mastro-don Gesualdo” la storia della comunità rom messinese. Come Gesualdo che aveva lottato per ottenere un’ascesa sociale e poter vivere agiatamente, finì per essere odiato tanto dai mastri quanto dai nobili, così la comunità Rom di Messina si trova in serie difficoltà avendo ottenuto una casa, ma non avendo un lavoro stabile per mantenerla e ritrovandosi per di più l’opinione pubblica contro.
Quado l’ex sindaco Buzzanca aveva fatto chiudere il campo ed aveva aiutato la comunità ad avere un alloggio, sembrava un sogno, perché la casa rappresentava una diversa aspettativa di vita. Tutte le promesse sono state deluse, i pochi che erano riusciti a crearsi un lavoro da soli ed erano ambulanti, ora sono stati colpiti dalla crisi. Trovare lavoro è molto difficile, sembra esserci in atto una guerra tra poveri, quando vanno in giro a chiedere lavoro, molti di questi cittadini sono invitati a farsi trovare il lavoro dal sindaco. “La casa è una bella cosa – ha raccontato Ferizaj Issuf – ma quei quattro muri non valgono nulla, se quando ci sediamo a tavola i bambini non hanno da mangiare, se è vero che la crisi è mondiale, è anche vero che la casa non va bene senza lavoro”.
Ferizaj Issuf si trova in Italia dal 1988 ed è il presidente dell’associazione “Baktallo Drom”, ha spiegato che quando si stava nel campo lo stile di vita era diverso, nel bene o nel male si sopravviveva, grazie ai cittadini che erano sempre disposti ad aiutarli, si viveva di elemosine o dei vecchi mestieri e tutti cercavano di dare una mano.
Con la chiusura del campo a Messina è stata restituita una parte di città, ai cittadini Rom è stato tolto tanto, perché sicuramente i problemi erano parecchi ma avevano cercato di trovare una soluzione e si erano adattati. Quando è stata data loro la possibilità di avere una casa ne sono stati felici, hanno fatto quanto potevano per migliorarsi. Sono state create delle aspettative, poi disattese, mentre ciò che è stato tolto non è mai stato restituito.
Il sogno è svanito, mentre a breve verranno fatti i contratti per l’affitto e per i servizi, “nel momento in cui ci saranno, siamo consapevoli di dover pagare, il nostro problema è il lavoro, perché i soldi non escono dai muri”, continua Ferizaj.
Siamo di fronte ad una macchina che è stata messa in moto ma ci sono troppi ingranaggi che si inceppano affinché possa funzionare. Manca la concezione del diritto-dovere di cittadinanza, molti cittadini fanno resistenza a questa comunità, molte persone non hanno la concezione del Rom cittadino italiano che vive qui da più generazioni, a questo si aggiunge il problema della Ius Soli, che permette ai nati in Italia di avere la cittadinanza solo una volta compiuti i 18 anni.
Ferizaj, che in passato ha fatto parecchie battaglie per garantire ai bambini il diritto all’istruzione, togliendone molti dai semafori dove chiedevano l’elemosina, convincendo i genitori a mandarli a scuola, sottolinea quanto sia importante “saper leggere e scrivere, per avere la cittadinanza, per poter chiedere aiuto e conoscere i propri diritti”. A rendere il signor Issuf ancora più amareggiato è il fatto che i bambini della sua famiglia, per questioni burocratiche, il prossimo anno non potranno più frequentare la stessa scuola. Questo è un grosso intoppo per delle famiglie che già versano in situazioni economiche precarie ma soprattutto per i bambini che negli ultimi tempi manifestano disagi ad integrarsi con i loro compagni.
Questo ricade anche sulla cultura Romanì, che molti cittadini non hanno la fortuna di poter apprezzare, anche a causa di pregiudizi e diffidenza. La lingua si sta lentamente abbandonando, questo avrà conseguenze devastanti anche sulla comunità.
Quello che Ferizaj Issuf auspica è “l’attivazione di reti territoriali multi-stakeholder, con delle politiche pubbliche che siano in grado di guardare e tutelare le minoranze, per garantire l’inclusione sociale ed economica del popolo Rom”. Chiede aiuto inoltre ai suoi concittadini messinesi, affinché li aiutino ad avere un lavoro di qualsiasi tipo, che garantisca loro la possibilità di una vita dignitosa, perché sono stati molto orgogliosi di avere una casa e pur di averla hanno accettato di essere portati di notte, come dei ladri, quando avrebbero dovuto entrarci di giorno, perché era un loro diritto averla. Chiedono semplicemente di non subire discriminazioni nel momento in cui cercano un impiego, per essere nella condizione di poter rispettare i loro doveri da cittadini.