Messina, la città denigrata e criticata per la scarsa funzionalità e per le scarse iniziative sociali e culturali, diventa la culla di uno dei più importanti progetti di solidarietà culturale. Primo tra tutti i teatri in Italia, il teatro Vittorio Emanuele di Messina si propone di allargare la fascia di fruitori della cultura e di diventare più “accessibile”, non soltanto per chi è portatore di disabilità visive ed auditive, ma anche per coloro che versano in gravi difficoltà economiche. Da qualche anno infatti, grazie all’iniziativa della messinese Barbara Marsala e della sua associazione Isiviù, il teatro di Messina è diventato esempio di innovazione e avanguardia dell’accessibilità culturale, con i servizi di audio descrizione e traduzione in lingua dei segni, e con il nuovissimo progetto del “biglietto sospeso” che ha dato avvio alla stagione teatrale, con un pizzico di entusiasmo e di orgoglio in più.
Partiamo dal capire chi è Barbara Marsala
“Io sono responsabile dell’associazione Isiviù, un’ associazione in cui mi occupo di accessibilità culturale, precisamente di progetti che consentono a soggetti che hanno disabilità sensoriale di accedere agli eventi culturali. Da qualche anno il teatro Vittorio Emanuele di Messina offre una stagione accessibile alle persone con disabilità sensoriale, grazie al servizio di audio descrizione e al servizio di traduzione in lingua dei segni. L’audio descrizione è il commento audio di ciò che avviene sul palcoscenico, di quelle scene “silenziose” che non possono essere comprese dallo spettatore con disabilità visiva. E’un commento sui movimenti, i dialoghi, le scenografie, costumi, la trama, i personaggi, le espressioni, insomma tutto quello che può aiutare una persona non vedente o ipovedente a comprendere meglio lo spettacolo. La traduzione in lingua dei segni invece è proprio una traduzione simultanea, e consente quindi a chi ha disabilità uditiva, di seguire lo spettacolo. Due interpreti in lingua dei segni sono posti ai lati del palcoscenico e traducono durante lo spettacolo i dialoghi degli interpreti.”
Quando e come nasce “Isiviù”?
“Isiviù nasce nel 2002 con progetti di sovra titolazione delle opere liriche, proiettando il testo dei libretti. Qualche anno dopo, grazie ad uno stage che ho fatto a Parigi, ho iniziato a proporre questi progetti di accessibilità culturale, parliamo del 2006. In quell’anno per la prima volta in Italia è stata fatta un’opera lirica con un’ audio descrizione, proprio qui al Vittorio Emanuele. Dopo di che, il teatro ha deciso di proporre tutte le opere liriche con il servizio di audio descrizione. Un paio di anni dopo invece ho scoperto che esisteva la possibilità che le persone sorde partecipassero agli spettacoli teatrali grazie all’interpretariato teatrale, quindi abbiamo proposto per uno spettacolo teatrale del 2009 per la prima volta in Italia una traduzione in lingua dei segni. E’ stato un successo, e da allora il Vittorio Emanuele offre una traduzione in lingue dei segni. Qualche anno fa a Messina è stato fatto il primo corso per interpreti teatrali LIS, che è una figura che in Italia non esiste, nasce proprio a Messina, e quindi le persone che svolgono questo servizio sono persone specializzate in questo senso.”
Lei è di Messina ma è attiva anche nel resto d’Italia.
“Ho iniziato a Messina ma poi con questo progetto ho girato un po’ di teatri . Stabilmente collaboro oltre che con il Vittorio Emanuele, con il teatro Ghione di Roma. Anche questo si sta aprendo all’audio descrizione e alla traduzione in lingua dei segni. Stiamo cercando di creare una rete di teatri accessibili che siano aperti a tutti i tipi di pubblico.”
E’ un progetto che funziona bene a Messina?
“Assolutamente si, sono fiera di come proceda questo progetto e devo dire che Messina in questo è stata all’ avanguardia.”
Parliamo ora di un altro progetto, quello del “biglietto sospeso”. In cosa consiste?
“Il biglietto sospeso nasce dall’idea del caffè sospeso, bellissima iniziativa che nasce a Napoli di lasciare un caffè pagato in un bar. In questo caso si lasciano dei biglietti pagati, per persone che hanno dei disagi economici. Lo stiamo facendo in collaborazione con la Croce Rossa, sempre un’iniziativa di ‘Isiviù’, con il teatro Vittorio Emanuele di Messina e con la Croce Rossa italiana sezione di Messina. Alcuni volontari della Croce Rossa, prima dell’inizio degli spettacoli, accolgono il pubblico e chiedono delle offerte per il biglietto sospeso, appunto per mettere da parte una quantità di denaro per acquistare dei biglietti per le persone che hanno difficoltà economiche. L’idea è che se tu sei una persona che non può permettersi di pagare il biglietto, perché magari non hai nemmeno i soldi per mangiare, resti esclusa da quella che è una parte molto importante della società, la cultura, che è un momento di coinvolgimento, perché sentirsi parte della cultura significa sentirsi parte della società. L’idea è quella di coinvolgere tutti nella partecipazione alla cultura.”
Il pubblico partecipa con piacere, è ben disposto?
“Il pubblico è abbastanza ben disposto. Siamo riusciti anche a raccogliere una bella somma di denaro e stiamo dando la possibilità ad alcune persone di partecipare agli spettacoli. Abbiamo coinvolto la Caritas ed anche altri centri di assistenza per persone con difficoltà economiche. Mentre altre iniziative come ad esempio il “pane sospeso” si sono diffuse in Italia, l’idea del “biglietto sospeso” nasce qui a Messina, credo che sia l’unica realtà in Italia. Questo è sia un orgoglio, sia un invito a tutti gli altri teatri a partecipare a questo progetto.”
Da quanto tempo questo progetto è attivo qui nel teatro di Messina? Pensa che possa andare avanti negli anni?
“E’ iniziato quest’anno con la stagione del teatro, quindi da Ottobre. Penso che il teatro vorrà mantenere questa idea. E’ un progetto che prima di tutto non ha un costo, ma ha una grande utilità.”
Lei come donna, ha mai pensato di allargare la fascia di fruitori del teatro. Magari di coinvolgere di più il popolo femminile?
“La mia missione, la missione della mia associazione, è quella di coinvolgere tutti indistintamente. Quindi l’idea di coinvolgere delle donne in difficoltà, donne che per caratteristiche culturali, sociali, non partecipano agli spettacoli teatrali, per me è sicuramente una sfida, quindi chissà in futuro magari un progetto del genere sarà realizzato.”
Diva Famà