La discarica di Bellolampo e il latte materno

Apprezziamo e condividiamo il comunicato stampa della Campagna Nazionale in difesa del latte materno dagli inquinanti ambientali sulla situazione di Bellolampo.Riflettiamo su quanto sia scontato fare politica di salute e sicurezza sui corpi delle donne, delle mamme senza un reale percorso di informazione, condivisione e partecipazione.

COMUNICATO DA PARTE DEI PROMOTORI DELLA CAMPAGNA PER LA PROTEZIONE DEL LATTE MATERNO DAI CONTAMINANTI AMBIENTALI

L’incendio sviluppatosi ai primi di agosto nella discarica di Bellolampo, Palermo, ha suscitato allarme e preoccupazione fra i cittadini e all’interno delle istituzioni, a causa della possibilità che la combustione generi fumi altamente tossici, contenenti sostanze pericolose fra cui diossina.
Nell’ordinanza n.151 del 3 agosto 2012, il Sindaco di Palermo tra le varie azioni strategiche, propone in via preventiva e cautelativa a tutela della salute pubblica, l’avvio di una campagna di prima verifica della concentrazione di diossina nel latte materno di donne in fase di allattamento e che sono rimaste esposte agli effetti della combustione.
Il biomonitoraggio del latte materno è raccomandato dall’Oms perché indica con attendibilità lo stato dell’ambiente di vita delle madri. Proprio per questo motivo, un biomonitoraggio del latte materno su scala nazionale, e specialmente nelle zone in cui sono presenti fonti riconosciute di inquinamento, viene richiesto a gran voce da questa campagna.

Tuttavia vorremmo far notare che esso non consente di stabilire la tempistica e l’origine dell’esposizione ad agenti inquinanti eventualmente riscontrati, dato che il latte materno accumula e concentra sostanze assunte dalla madre in tempi, luoghi e circostanze diverse nel corso degli ultimi anni della sua vita, sostanze depositate nei tessuti grassi del suo corpo.
Riteniamo che se effettuato in una situazione di possibile inquinamento acuto, come quella di Palermo, il monitoraggio del latte materno non sia il modo migliore per rendersi conto del tasso di sostanze tossiche emesse durante l’incendio in corso, e passate attraverso aria, acqua e cibo nei corpi dei palermitani.
Più utile, in situazioni simili sarebbe la ricerca di sostanze inquinanti presenti in acque e terreni, e in vegetali ed animali che crescono in quelle acque e terreni, sottoposti probabilmente, a causa della loro posizione e dei flussi di vento, a maggior ricaduta di inquinanti. Inoltre, dato che la combustione produce particolati inalabili di varia dimensione, dovrebbero essere controllati i registri degli ospedali della zona per verificare se non esistano aumenti di accessi al pronto soccorso, ricoveri e decessi per malattie respiratorie e cardiovascolari rispetto a periodi equivalenti precedenti l’incendio o agli stessi periodi di anni precedenti. L’aumento di patologia potenzialmente ascrivibile ad aumento di particolati nell’aria fa aumentare il sospetto che assieme a quei particolati vi siano sostanze chimiche inquinanti.
Ricordiamo inoltre che la letteratura attuale suggerisce che, salvo in casi di disastro grave ed emissione massiva come quella di Seveso, anche in presenza di inquinanti nel latte materno, l’alimentazione artificiale rappresenta per il bambino la scelta peggiore, perché è proprio in ambienti inquinati che diventano ancora più importanti le sostanze che modulano lo sviluppo dei sistemi neurologico, ormonale e immunitario contenute nel latte materno. E’ dimostrato infatti che, i bambini allattati al seno hanno esiti di salute e sviluppo migliori, a parità di esposizione ad inquinanti chimici in utero, rispetto ai bambini che ricevono latte artificiale. 1]
Dato che l’esposizione in utero è ben più pericolosa di quella post-natale, l’attenzione e la preoccupazione delle autorità dovrebbe rivolgersi prioritariamente a gravide e feti, più che alle madri dei bambini che allattano al seno.
Sappiamo quanto l’allattamento sia importante per la salute di mamme e bambini, e quanto l’alimentazione artificiale al biberon, oltre ad essere meno sana, sia essa stessa fonte di inquinamento per il maggiore consumo di risorse, emissione di CO2 e produzione di rifiuti, rispetto all’allattamento. Sappiamo anche quanto l’allattamento al seno sia poco praticato in Sicilia rispetto ad altre regioni italiane, e come le istituzioni stiano faticosamente cercando di promuoverlo e sostenerlo affinché torni ad essere la norma.
Apprezzando il messaggio lanciato dall’Assessore Regionale alla Sanità, che suggerisce di continuare ad allattare, ci auguriamo che il Comune e le Istituzioni tutte, nell’individuare le migliori azioni da intraprendere per proteggere la salute dei cittadini, e specialmente dei bambini, proteggano l’allattamento come pratica di salute pubblica anche in situazioni di inquinamento, e pongano la dovuta cura nel comunicare ai cittadini i risultati delle indagini, sottolineando, coerentemente con le attuali evidenze, l’importanza che la pratica dell’allattamento continua a rivestire per la salute del bambino anche in ambienti inquinati.
Ci auguriamo anche che questo ennesimo “incidente” serva a far sì che vengano attivate le risorse affinché si passi, anche nella città di Palermo, a ripensare in chiave più lungimirante e sostenibile la gestione dei rifiuti, per una migliore salute dell’ambiente e dei cittadini, e per le generazioni future.
1] Mead MN. Contaminants in human milk: weighing the risks against the benefits of breastfeeding. Environ Health Perspect 2008;116:A427-A434.
Campagna Nazionale in difesa del latte materno dai contaminanti ambientali