Non è bello e non vi è nessun piacere dover dire che la Corte dei Conti ha ragione.
Quello che meraviglia, prima di pensare alle conseguenze ed ai rimedi, è vedere come la classe politica e dirigenziale (Assessori, Consiglieri, Dirigenti e Sindacati… ecc) appaia frastornata, insicura e incapace di trovare soluzioni efficaci.
E’ tutto uno stridore di denti, un urlare alla luna, uno strapparsi i capelli che da un mea culpa del sindacato al certosino intervento dell’Avv. Scurria, inerente il concetto di debito “censito e potenziale”, passa per le parole del Presidente del Consiglio Comunale Previti che non vuole arrendersi alla puntualizzazione del Presidente della commissione bilancio Avv. Melazzo che tenta di deresponsabilizzarsi politicamente non avendo mai approvato i bilanci comunali (sono tre anni che lo dico… ora finalmente sappiamo cosa fare). Non poteva mancare la vecchia amministrazione che con l’ex Assessore Scoglio, già Direttore Generale del Comune, posta su fb … “Non risponde al vero che nei termini indicati dalla Corte dei Conti il Comune non possa evitare il dissesto. …. Da oggi al 9 gli enti secondo quanto richiesto dalla Corte dei Conti hanno tutto il tempo per avviare la rivisitazione dei residui attivi e predisporre il bilancio di previsione. Se è necessario gli uffici lavorini giorno e notte”. Dichiarazione evidentemente non coordinata con il Ragioniere Generale Dott. Coglitore che parla di dissesto non evitabile senza una proroga del termine di trenta giorni concesso dalla Corte dei Conti.
Certo che i messinesi sono proprio dei fessi se riescono a sopportare tutto questo e accettare passivamente che le sorti della Città siano e continuino ad essere affidate a questa classe politico dirigenziale. Non si tratta solo di dissesto, di crisi, disoccupazione e tasse. Non si tratta di simpatie politiche o di acredine e avversione. Si tratta di manifesta incapacità o di connivenza e contiguità con un certo modo di fare politica e amministrare la cosa pubblica.
In definitiva la Corte dei Conti non fa altro che fotografare una situazione incancrenitasi da anni, quello che dice è di una semplicità estrema e lapalissiana. Solo una volontà di continuare nascondere le cose ha la capacità di rendere oscure e contorte parole e principi che sono alla portata di tutti. E in questo senso anche i giornali e i giornalisti dovrebbero fare un bel mea culpa.
Facciamo alcuni esempi: le partecipate come tutti sanno sono quelle aziende in cui il comune ha quote di proprietà, di solito si tratta di quelle che svolgono un servizio essenziale e pubblico per la città (Atm, Messinambiente ecc…), ora qualcuno ci può spiegare come mai dal 2001 i bilanci di queste partecipate non sono stati inseriti nella gestione economica del Comune ? E’ come se un cittadino che possiede due conti correnti in due banche separate alla fine dell’anno tiene conto di un solo conto corrente dimenticandosi dell’altro. Non è realistico ne tantomeno giustificabile con l’affermazione del Ragionerie Generale “i bilanci delle partecipate non erano certificati”. Questo può valere per un anno non per 11 anni. Se la mia banca non mi manda le comunicazioni trimestrali di cassa io vado dal Direttore e gli domando conto e ragione, allo stesso modo penso avrebbe dovuto fare il Comune di Messina senza bisogno che la Corte dei Conti ci dicesse che poiché siamo proprietari delle partecipate dobbiamo tenere conto dei loro bilanci.
Un altro argomento oggi di moda è quello dei Debiti fuori bilancio. Ora cosa è un debito lo sappiamo tutti e tra la Serit ed Equitalia difficilmente lo possiamo dimenticare. Si chiama fuori bilancio perché secondo le regole di Contabilità dello Stato allo stesso si è pervenuti senza che di esso debito si fosse prevista la spesa o l’impegno per il pagamento. Tra gli esempi, non più di cinque, che la legge prevede difficilmente si verifica l’ipotesi che il Consiglio Comunale di solita addotta come scusa per non riconoscerli e cioè quella del Dirigente che ha assunto obbligazioni senza autorizzazione dell’Ente.
Non è la prima volta che il Consiglio Comunale è stato condannato a risarcire il danno dalla Corte dei Conti e forse proprio per questo è invalsa la presunta e comoda prassi dilatatoria di sottoporre a preventiva indagine il comportamento del Dirigente. Quale obbligazione vi sia davanti a un sentenza di condanna per una buca stradale o sul bilancio delle partecipate è ancora oggetto di affannoso studio.
In verità la massima parte dei Debiti Fuori Bilancio del Comune di Messina derivano, oltre che dai debiti delle partecipate, dalle Sentenze e dai Decreti Ingiunti di condanna censiti e non censiti, riconosciuti o meno dal Consiglio. Ed è proprio qui che interviene la Corte dei Conti che trattandoci come bambini dell’asilo ci dice: se hai 50 o 60 milioni di sentenze o di decreti ingiuntivi di condanna non puoi dire che ne hai solo 10 a seconda se il Consiglio li ha riconosciuti o meno, ti ricordo, continua la Corte, che tra pignoramenti e nomina di un commissario ad acta quei soldi lo stesso escono dalle tue casse e, pertanto, dimmi la verità. Anche perché se non la dici un debito di 10 tra interessi spese e quant’altro ti diventa 1000.
Da quanto emerge sembra che il Comune di Messina si sia comportato in questi anni come quel debitore che ricevuto un avviso di pagamento lo mette nel cassetto sperando che il creditore se lo scordi e che passino cinque anni dal suo sorgere per far valere la prescrizione. E’ chiaro che dopo diversi anni di quest’andazzo il debitore si scorda persino di quanti debiti ha mentre un Ente Pubblico non se lo può scordare a meno che non confidi anch’esso nella prescrizione. In altri termini, non vorrei che la nostra classe politica dirigenziale abbia preso l’abitudine di non presentare i debiti in consiglio per fare scattare la prescrizione contabile che prevede dopo i 5 anni dal fatto di debito (sentenze, bilanci delle partecipate… ecc.) che i responsabili non siano più tenuti a risarcire i danni arrecati e dopo dieci anni che il debito non sia più esigibile.
Io non lo so se il dissesto sarà dichiarato o meno, spero sinceramente che possa essere evitato. A prescindere del disseto una cosa però può essere detta, la Città è veramente stanca e arrabbiata.
Pietro Giunta