Conosciute anche come masculine, che in dialetto significa scaltre, quasi a sottolineare la loro astuzia e rapidità di azione, le alici sono uno dei prodotti tipici siciliani più amati nel mondo.
Soprattutto quando parliamo dei filetti di alici. In questo caso la loro lavorazione deve avvenire il giorno stesso della pesca, dopo la quale vengono posti sotto sale e depositati in barile dove avviene la maturazione.
Le alici (o acciughe), il cui nome deriva dal latino hallex, una salsa che si otteneva appunto da questi pesci, sono pesci azzurri con dimensioni comprese tra i 12-15 cm. I filetti di alici di Sicilia, grazie alla loro particolare lavorazione, mantengono inalterata tutta la loro freschezza. All’assaggio appaiono sapidi, sodi, gradevolmente carnosi e dal piacevole sapore di mare.
Elementi indispensabili della cucina siciliana narra nu cuntu anticu che…… .
Erano una volta, nel cielo, delle piccole stelle lucenti che si chiamavano Engrauline. Erano bellissime ma piccolissime e si lamentarono di non essere visibili di giorno.
In una notte di luna piena videro il mare risplendente per la luce della luna e se ne lamentarono grandemente: “Nessuno vede i nostri riflessi palpitare vivi sulla acqua del mare, illuminata com’è dalla luna… Cosa si crede, solo perché è più grande di noi…”
La luna, dal carattere docile e mite soffriva e piangeva in silenzio ed il buon Dio intervenne con le Engrauline e dopo averle richiamate per la loro vanità e lamentosità decise e le gettò in mare.
Ecco, -disse il buon Dio-, finalmente gli umani potranno godere giorno e notte del vostro splendore color argento che non sarà più eterno, ma fuggevole come un sospiro, e soprattutto starete, come tutti i pesci, finalmente zitte per sempre”. Ecco perché i sapienti chiamano questi piccoli pesci color argento “Engraulis encrasicholus”. Noi le chiamiamo acciughe, semplicemente.
Ed accompagnano i siciliani dalla romanità: dal “garum” (nel quale l’acciuga era un componente) all’allec (altra salsa fatta con le acciughe) così appetitosa da originare nella nostra lingua il verbo “allettare“ per indicare qualcosa di gradevole.
In Sicilia esiste pure un museo dell’acciuga che racconta la storia di questo piccolo pesce dalla leggenda ai giorni nostri. Ideato e realizzato dai fratelli Girolamo e Michelangelo Balistreri per difendere l’antica arte della pesca e della salagione delle acciughe si trova a Bagheria.
La prima parte del museo racconta la vita delle antiche aziende siciliane per la lavorazione del pescato attraverso le antiche pietre litografiche e le scatole di latta storiche, gli strumenti per la pesca e per la conservazione del pesce, foto antiche che raccontano la vita dei vecchi pescatori, il Garum e l’uso di questo incredibile liquido nella cucina e nella medicina dell’antica Roma.
La riproduzione di un piccolo magazzino utilizzato negli anni 50 per la lavorazione del pescato ed un angolo dedicato al “Mastru r’ascia”, il falegname che riparava le barche, antiche fotografie, documenti e poesie dedicate al mare e alle acciughe.
La seconda parte del museo è dedicata all’arte “Sard’Art” l’arte nelle antiche sardare (barche utilizzate sino a gli anni ’60 per la pesca delle sarde e delle acciughe). Pezzi di barche antiche impreziosite dagli artisti che hanno raccontato il mare con i loro colori. Il mare e la Sicilia, il mare e la tradizione, il maree la fede, il mare e la legalità.
Il Mare che in Sicilia è vita .