La lotta solitaria di tre imprenditori

Questa è una storia che sta avvenendo a Linguaglossa, un piccolo paese incastonato fra le pendici dell’Etna. È una bella giornata di sole di quelle che il Sud regala mentre il resto del mondo patisce il freddo, una giornata piena di luce in cui il sole si rifrange sulle viti abbarbicate sull’Etna: sono i filari dell’azienda di Rosario Puglia, un uomo che nel suo cuore, purtroppo, non ha la stessa luce che fa buoni la sua uva e il suo vino.

Rosario è una vittima dell’usura e nel 2008 ha deciso di denunciare i suoi aguzzini, nel silenzio generale di un paese dove tutti sanno ma nessuno fa nulla. A Linguaglossa, ma questo è un discorso che si può fare per mille altri posti, la mafia si taglia con il coltello nell’aria. Eppure vige il valore assoluto del “non esporsi”: chi è nelle forze dell’ordine, nella magistratura, nella politica locale – fatte salve rare eccezioni – non interviene.

Rosario, insieme ad altri due imprenditori di Linguaglossa, Letterio Giuffrida e Franco Ragusa, non mangia da venerdì per protestare contro chi li ha lasciati soli nella loro lotta contro il racket. C’è voluto lo scatto di dignità di tre imprenditori ultrasessantenni per dare una speranza di riscatto a Linguaglossa.

Letterio Giuffrida e Franco Ragusa, ormai, non hanno più un’azienda da portare avanti. La mafia ha distrutto per ritorsione la rivendita di ricambi Giuffrida e gli autobus della ditta Ragusa. Ma loro non si sono lasciati intimidire, e hanno messo i cinque bus incendiati nella piazza centrale, monito alla cittadinanza che non vuole sapere, non vuole vedere, non vuole sentire.

Rosario, Letterio e Franco ce l’hanno soprattutto con l’antimafia delle parole. Sono delusi e scoraggiati perché nessuno fino a oggi (a parte l’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione”) ha dato loro un segnale di solidarietà. I riflettori dell’informazione nazionale sono accesi altrove mentre la loro battaglia va avanti.

«I media si interesseranno alla loro storia quando ci scapperà il morto. L’antimafia del giorno dopo non serve alla Sicilia – dice il presidente dell’associazione, Antonio Turri – La Rai pagata con i soldi pubblici cosa aspetta ad andare lì? Il giorno dopo che qualcuno morirà saranno tutti lì: giornalisti, preti antimafia, politici. Ma ora non c’è nessuno, e questo è il motivo per cui la mafia fattura ogni anno di più»

Nella zona ci sono dieci aziende della grandezza di quella di Rosario, la metà è andata a fuoco. Rosario ha già tentato più volte il suicidio, ma sta resistendo. Il perché lo ha scritto in una lettera: «Con l’aiuto di bravi psicologi ho capito che suicidarsi è un comportamento da vigliacco. Quindi ho deciso di mettermi a disposizione della collettività più debole affinché politici, burocrati ed operatori di Polizia possano ravvedersi mettendo in moto le proprie coscienze».