“L’approdo della mafia alle attività d’impresa: la risposta dello Stato tra prevenzione e repressione“.Questo è il tema tenuto dal dottor Giuseppe Minutoli, nell’ambito delle lezioni di Storia contemporanea, tenute dal prof. Luigi Chiara presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche e Storia delle Istituzioni. L’idea è quella di inserire all’interno del mondo accademico il parere di chi ha toccato con mano l’evoluzione della mafia e può offrire una chiave di lettura che parte da una ricognizione attenta e puntuale su gli anni che stiamo vivendo.
Il presidente di sezione del tribunale di Reggio Calabria ha sottolineato che non c’è mai stata una vera demarcazione tra vecchia e nuova mafia. Anzi, quella che comunemente viene definita mafia imprenditrice è un tipo di criminalità che ha forti radici con il territorio di appartenenza e con i propri rituali. Le ultime dinamiche il dottor Minutoli le ha apprese e scandagliate seguendo il processo Crimine. Un operazione nata nel 2010 e che ha portato alla luce della ribalta i fitti interessi della ‘ndrangheta al nord, sfatando quel luogo comune radicato secondo cui la mafia sarebbe un fenomeno che riguarda solo il profondo sud. :“ La criminalità –ha detto-rimane ancorata a dei valori tradizionali. Proprio ieri il dottor Nicola Gratteri in televisione diceva che il mafioso di oggi continua ad avere delle regole convinto di essere nel giusto. Questi valori vengono assorbiti dalle dinamiche sociali ed economiche attuali. C’è una strana commistione tra vecchio e nuovo che non è mai venuta meno”.
La verità che è emersa è che questo modo di fare impresa sbarra il futuro agli onesti e al libero mercato e lo Stato spesso non è capace di fronteggiare queste dinamiche. Nel 2008 Francesco Forgione ha sintetizzato il nuovo modus operandi mafioso con un parola “Holding economica-criminale” che racchiude la drammaticità di una situazione che va valutata attentamente, soprattutto in un periodo in cui la nazione sta chiedendo sacrifici enormi ai cittadini. I dati del sommerso tuttavia che emergono dalle varie ricerche non sono omogenee, ma senza dubbio vanno a incidere profondamente sul Pil del nostro sistema economico, stimato da BanKitalia al 12 percento. . La lezione poi è entrata nel vivo quando il dottor Minutoli ha spiegato esattamente cosa significa avere un impresa mafiosa:”La sfumature le ha colte Raffaele Cantone in un suo saggio. C’è il mafioso imprenditore, in via d’estinzione perché difficilmente passa inosservato agli occhi dello Stato, I prestanome che vengono usati per reinvestire i propri capitali, segue l’imprenditore vittima che spesso da vittima diventa fiancheggiatore. Infatti, molti sono gli imprenditori che chiedono al mafioso protezione. Infine c’è l’imprenditore fiancheggiatore: quello che non ha il coraggio di denunciare”. Il seminario si è concluso con una citazione di Don Lorenzo Milani: “A che serve avere le mani pulite se si tengono le mani in tasca?”. Un modo per far capire che anche l’indifferenze è un modo per dar linfa alla criminalità organizzata.
Claudia Benassai