E’ guerra aperta a Messina tra la sindacalista Clara Croce’, segretario generale Funzione Pubblica CGIL Messina, e la Consigliera Comunale Donatella Sindoni gruppo PD. L’occasione è stata data dall’incontro avuto durante la trasmissione Punto Franco, programma di punta dell’emittente locale R.T.P. (Radio Televisione Peloritana). Lo sfondo, quello dei lavoratori dei servizi sociali e il rischio che in 700 potessero perdere il loro posto di lavoro per la mancanza dei fondi necessari a coprire il servizio almeno sino a Dicembre. Il risultato, una querela da parte della Crocé contro la Sindoni, per aver lasciato intendere (volontariamente o no, non sta a noi dirlo) la presenza di legami familiari tra i sindacati e i servizi sociali. E la controquerela della Consigliera Comunale.
Anche a Messina le tensioni che a livello nazionale investono il mondo sindacale e le politiche sul lavoro del governo di Matteo Renzi si sono riproposte sul tema dei servizi sociali. In particolare la tensione di questi giorni si è incentrata sul modo d’intendere sia la tutela del posto di lavoro, sia i metodi del suo eventuale mantenimento, a prescindere da qualsiasi valutazione tra costi e benefici e finanche a discapito del servizio reso agli utenti.
Una vicenda, quella dei Servizi sociali che il Comune di Messina deve garantire ai disabili, agli anziani ecc., che da anni si ripete sempre negli stessi termini e con le stesse modalità. Accade così che le cooperative che si aggiudicano il servizio siano sempre le stesse e si possono contare sulle dita di una mano. Una programmazione economica del servizio che più che guardare all’utente guarda ai posti di lavoro da preservare a prescindere dal rapporto costo/qualità, tanto da ricorrere al sistema della proroga di tre mesi in tre mesi senza riuscire ormai da anni ad indire nuovi bandi, proprio per l’impossibilità di recepire le ingenti somme economiche necessarie a coprire il servizio tutto l’anno. Infine abbiamo i lavoratori che davanti alle proroghe trimestrali sentono parlare di licenziamento un mese sì e l’altro pure, tanto che ogni semestre fanno una capatina alla Casa Comunale per protestare il loro disagio e la loro rabbia.
Ed è sullo stesso solco che il dibattito si è infuocato tra la Consigliera Comunale e Presidente della commissione Comunale su servizi sociali e la Sindacalista della CGIL, che ha dichiarato: “Ho provveduto a querelare la Consigliera Comunale perché ha detto che i sindacati hanno i figli nelle cooperative dei servizi sociali, – ci risponde Clara Crocè, la Sindacalista della FP CGIL – Io non ho niente da nascondere, tanto che ho chiesto l’anagrafe di tutti i lavoratori assunti nelle cooperative. Detto questo, io non so perché la Consigliera si sia punta, però non si può alzare in televisione e sparare a zero contro i lavoratori”.
Di contro, la Consigliera Comunale Donatella Sindoni: “La (mia) commissione grida vendetta, sono queste le parole che mi sono state rivolte in trasmissione. Come se io fossi responsabile dello sfacelo che vi è nei servizi sociali. Una sindacalista avrebbe dovuto individuare i veri responsabili. E questo perché avrei detto la verità, e cioè che al centro dei servizi sociali c’è l’utente e non il lavoratore e che non possiamo considerare i servizi sociali come se fossero un ammortizzatore sociale. Non credo per questo di dover essere additata o che si debba incitare i lavoratori a gridare vendetta nei confronti della Presidente”.
Se questi sono i termini delle querela e della controquerela, il discorso sulla tutela del lavoro e sui servizi sociali è continuato tanto che il dibattito in Consiglio Comunale ha portato alla richiesta delle dimissioni dell’Assessore ai servizi sociali della Giunta Accorinti, Nino Mantineo, reo d’aver detto che non tutte le cooperative sono brutte.
Le riflessioni sul lavoro e sui servizi sociali sono proseguite sia con la Sindacalista, sia con la Consigliera Comunale, tanto che si può sperare in una volontà comune di ritirare le querele, non fosse altro perché entrambe non ne hanno fatto una questione personale, ma politica.
E in questo senso la sindacalista continua: “a me dispiace. La Consigliera può fare quello che vuole, ma quelle dichiarazioni (le mie) sono state rese non sul piano personale ma da un punto di vista politico, perché vi erano state delle grida d’allarme della FP CGIL che non hanno avuto riscontro. Tanto meno da parte della Presidente della Commissione la quale, quando in sede di conferenza dei Capi Gruppo Consiliari è stata data la parola alle organizzazioni sindacali, ha preferito andarsene per non ascoltare le Organizzazioni Sindacali. Quindi vi sono stati alcuni atteggiamenti e affermazioni proprio antisindacali e contro i lavoratori. Non si può dire che i servizi sociali fungano come ammortizzatori sociali, perché questo dimostra di non conoscere il servizio. Poi sulle disfunzioni, su tutte le criticità che ci sono, come in ogni settore, noi siamo pronti a sederci come più volte abbiamo chiesto all’Assessore, per confrontarci su come cambiare il modello”.
Non molto lontane le parole della Consigliera Comunale Sindoni: “con riferimento all’offesa che avrei arrecato in trasmissione io mi sono permessa di dire solo che “io non ho figli che lavorano nelle cooperative”. Se pensate che cosa hanno riportato i giornali in merito alla vicenda mi sembra veramente strano che io debba essere denunciata per così poco”.
Dobbiamo dire a conclusione che un seguito la trasmissione lo ha comunque apportato. Ed è la stessa consigliera a raccontarcelo. “Da tutto questo è nata un campagna denigratoria e si è attivata la macchina del fango nei miei confronti. Infatti, è stato postato su FB un articolo del 1992 dove si parlava di un mio arresto per una presunta truffa ai danni dell’ASP di Messina, ovviamente il tutto seguito da una serie di commenti e illazioni di dubbio gusto. Si è evitato però di dire che sono stata completamente prosciolta per non aver commesso il fatto, con tanto d’indennizzo come vittima di giustizia e ingiusta detenzione. Sono passati 22 anni da quella storia e ripartire non da zero, ma da sottozero fa veramente male”.
Pietro Giunta