LA RAGAZZA CHE VOLA SENZA BRACCIA

Se vi chiedessero: “Cosa serve per scrivere?”, voi cosa rispondereste? Io direi che prima bisogna imparare a leggere. Poi ad ascoltare. Poi a guardare. E ancora bisogna saper vedere, ricordare, sentire. E per scrivere un libro? Sicuramente ci vuole un po’ più di impegno, una buona dose di fortuna, disponibilità economica, qualcuno che ti pubblichi. E sperare che qualcuno ti legga, ovviamente.

Ma a nessuno di noi viene in mente di dire che per scrivere servono le mani. Eppure sembrerebbe la cosa più scontata. Non scriviamo tutti così? Attraverso le dita che impugnano la penna o che pigiano le lettere della tastiera. Una comportamento automatico che eseguiamo senza pensarci. Ho voglia di commentare un post su facebook o di mandare un messaggio?  Scrivo. Usando le mie mani che sono una terminazione del mio pensiero. Ma ora, quando vi parlerò di Simona Atzori, capiremo che non tutto è così scontato. Adesso so, dopo aver letto la storia di questa ragazza, che per scrivere (e per vivere una vita degna) non serve avere tutti gli arti al posto giusto, bensì i pensieri, le emozioni e i sentimenti, al posto giusto. Simona Atzori è nata il 18 giugno del 1974. E’ una bella ragazza di Milano, con una cascata di stupendi capelli ricci sulla testa e un sorriso meraviglioso. Fa la pittrice, è una ballerina, ha scritto due libri, “Cosa ti manca per essere felice?”, nel 2011 e “Dopo di te”, nel 2014 e si è esibita perfino a Sanremo nel 2012 con una coreografia. Scusate, ho dimenticato di dirvi che Simona è nata senza braccia. Ma la storia non cambia. Perché lei continua a essere pittrice, ballerina, scrittrice. E onestamente la candiderei a Presidente del Consiglio. Per anni ha governato uno senza cervello, perché non può farlo una ragazza senza braccia ma con tanto cuore? Fatemi essere politicamente scorretta, per una volta. Tornando a Simona, ho scoperto la sua vicenda tramite un’intervista televisiva, e qualche tempo fa ho avuto il piacere di leggere il suo primo libro.

Un’autobiografia in cui racconta la sua storia che è un inno alla vita, un invito a rompere ogni barriera, mentale e fisica, ricordandoci che “la diversità è ovunque, è l’unica cosa che ci accomuna tutti”. Da poco, invece, la Mondadori ha pubblicato un secondo libro che si intitola, come detto pocanzi, “Dopo di te”. Un’opera nata dopo la scomparsa della madre Tonina, la donna che le è stata sempre accanto, e che le diceva sempre: “Forse questa cosa non potrai farla così, ma in quest’altro modo sì”. In questo libro autobiografico l’Atzori racconta il suo lutto, il dolore, la perdita, la rassegnazione, e poi la speranza e la fede, perché la vita continua, nonostante tutto. Chi muore non se ne va mai se non lo vogliamo. E mamma Tonina adesso continua a vivere fra quelle pagine. Così se vi capita, leggete uno dei suoi libri, o magari tutti e due. Guardatela ballare senza difficoltà o dipingere con i piedi. E facciamoci una promessa, tutti: rispettiamoci. Amiamoci per quello che siamo. E se vogliamo essere diversi, migliorarci, possiamo farlo. Ma non perché la società ce lo impone. Non perché dobbiamo aderire a tutti i costi a un modello di bellezza o di comportamento. Dobbiamo essere padroni della nostra vita.

E la nostra vita non può, anzi non deve, dipendere dalla nostra altezza, dal nostro peso e da quanto sono piene le nostre tasche. Pensiamo a quello che abbiamo e a quello che possiamo fare con quello che abbiamo. Non facciamoci ossessionare da quello che ci manca.  Mi vengono in mente le parole di Fabrizio De André che cantava “quello che non ho è quel che non mi manca”. Aveva capito tutto. Si può volare senza ali,