Sono in settecento, arrivano dall’università e dalle scuole elementari, medie e superiori di tutt’Italia, sono studenti, docenti e dirigenti : luogo d’incontro è l’Aula Magna del Rettorato dell’Università RomaTre che non può ospitarli tutti insieme e allora diventano tre i turni di presentazione dei lavori finalisti della Prima edizione del Concorso Nazionale di Toponomastica femminile. In un clima di festa e condivisione, in cui ci si vuol conoscere per lavorare insieme, scoprire la bellezza del lavoro altrui, far conoscere il proprio, con un obiettivo comune ed una consapevolezza condivisa: rinnovare le forme e gli strumenti di educazione alla differenza di genere ponendo al centro le giovani generazioni e la scuola, luogo primario di elaborazione della cultura. Questa è la scuola che, attraverso il valore simbolico delle intitolazioni toponomastiche femminili. promuove nuova conoscenza e sensibilità di genere, che vuole ricucire passato e futuro contro la discriminazione sessista, contro l’invisibilità delle donne perpetuata dalla cultura patriarcale.
Intanto le presentazioni procedono, ragazze e ragazzi si alternano sulla pedana della sala, accolti da Valeria Fedeli, Vicepresidente del Senato , da Gigliola Corduas, Presidente Fnism , da Irene Giacobbe, Presidente della Casa delle donne di Roma; da Ester Rizzo, referente della sezione agrigentina di Toponomastica femminile; li intervistano Maria Pia Ercolini, fondatrice del gruppo, e Livia Capasso, Presidente della giuria, Mauro Zennaro, docente e grafico.
Scorrono le parole e le immagini che sintetizzano i lavori presentati, raccontano storie depositate negli archivi, nei ricordi mai scritti, nei libri poco letti: storie di donne, spesso silenziose ed invisibili, che hanno lavorato con gli uomini e hanno contribuito a fare il mondo e la sua cultura. Donne d’ogni tempo, di ogni condizione sociale e culturale: tante sono legate alle realtà locali, a mondi sempre, apertamente o no, difficili e ostili alle donne; altre alla storia dimenticata e senza nome, altre ancora al lavoro di cura o alle battaglie femminili. Soffermiamo sul significativo segmento siciliano: legli studenti del Liceo “Vaccarini”di Catania guadagnano anche la medaglia del Senato della Repubblica raccontando di Andreana Sardo che salvò la Biblioteca dell’Università di Catania dall’incendio che i soldati borbonici stavano per appiccare nelle difficili giornate dell’insurrezione del 1849: senza di lei, dice Roberta, avremmo perduto la nostra Storia e la nostra memoria. I ragazzi dell’I.C. “Giorgio” di Licata chiedono di intitolare un ponte a Clotide Terranova , una delle 126 donne morte nell’incendio della Triangle Shirtwaist Factory del 1925: era emigrata dal loro paese a New York e ed il suo nome è tragicamente legato alla commemorazione dell’8 marzo; i ragazzi e le ragazze dell’IC “Raeli” di Noto raccontano in musica e con parole emozionate la storia della loro conterranea Teresa Schemmari , donna straordinaria, dai molteplici interessi , letterari e antropologici , che ha rivestito una intensa funzione politica e sociale nella storia di Noto. Dalla scuola primaria di Corleone rinasce il ricordo di Lucia Di Giglia, panificatrice corleonese, “una piccola grande donna”, una benefattrice impegnata nel sociale, determinata nel contrastare pregiudizi e stereotipi della cultura arcaica e patriarcale. “Potrebbe essere il nucleo di una nuova enciclopedia , non solo della storia femminile ma della storia diversamente letta- dice Pina Arena , coordinatrice dell’area didattica di Toponomastica femminile – in cui storia e storie si compongono da diversa prospettiva e vengono osservate e raccontate con parole occhi e con nuovi”. E già a Roma si avviano nuove alleanze tra scuole, tra docenti, nell’attesa del secondo Concorso nazionale di Toponomastica femminile .
Anna Paola Franzì