Prendo spunto da un pezzo uscito sul Corriere della Sera di Franco Bomprezzi.
Franco affronta una tematica che è particolarmente sentita dal Disabile. La lotta tra la privacy personale e il bisogno costante d’aiuto di una terza persona. L’esigenza di trasgredire, quale elemento indispensabile alla crescita individuale, la spinta interiore che ci spinge a diventare noi stessi nonostante i conflitti posti dalle circostanze esterne e dalle nostre difficoltà, e la visibilità dell’handicap. Come dice Franco: “i fatti tuoi, se sei in sedia a rotelle, o comunque con una disabilità fisica o sensoriale evidente, non sono più soltanto i fatti tuoi, diventano di dominio pubblico”.
La trasgressione del disabile è oggettivamente più complicata di quello di un normodotato, prima ancora che della visibilità dell’handicap ci si deve preoccupare di tutta quella rete di protezione sociale di cui ogni buon disabile è fornito, amici, parenti, assistenti e quant’altro. “Tranquilli non mi accade niente, me la cavo da solo …chiamo presto ecc. Poi si deve andare in posti dove non sei conosciuto ed essendo ben cosciente che il tuo handicap ha ampliato la platea delle persone che ti conoscono al di la di quello che immagini e oltre ogni tua più rosea previsione. Quindi di solito non rimane che andare in un’altra città.
Ovviamente si deve essere preparati e pronti a tutto perché oltre alle barriere architettoniche, quelle non mancano mai, vi sono gli imprevisti. Contrariamente al sentire comune che vede l’imprevisto come una dannazione, per il disabile è il sale della trasgressione. Avere nella memoria il come si è stati capaci di risolvere il problema della sostituzione di una ruota o di un cambio che si è rotto sono memoriali che ti aiutano anche in inverno.
Un’altra componente della trasgressione del disabile è quella della visibilità dell’handicap. Pensate a quello che sono capaci di fare molte donne per un po’ di cellulite, immaginate ora quanto più deve essere difficile per una ragazza disabile decidere di andare al mare in costume. “Difficilmente il corpo di una persona con disabilità è facile da esibire sulla spiaggia o in piscina. Bisogna avere una solida faccia di bronzo.”
Un’altra componente della trasgressione del disabile è quella della visibilità dell’handicap. Pensate a quello che sono capaci di fare molte donne per un po’ di cellulite, immaginate ora quanto più deve essere difficile per una ragazza disabile decidere di andare al mare in costume. “Difficilmente il corpo di una persona con disabilità è facile da esibire sulla spiaggia o in piscina. Bisogna avere una solida faccia di bronzo.”
Certo che messe le cose in questo modo diventa angosciante per chiunque trasgredire e non si può affrontare la questione con un “fregatene il Sole è democratico”, ci vuole qualche pensiero in più, una riflessione ulteriore che metta al centro una prospettiva il più condivisa possibile. Penso all’integrazione culturale della disabilità. L’esempio che mi viene è quello degli uomini di colore, loro portano il colore della loro pelle con orgoglio. Non lo hanno scelto ma non lo hanno neanche nascosto è stata la società che ha dovuto cambiare la sua prospettiva culturale. Lo stessa cosa dovrebbe riuscire a fare il disabile. Non si sceglie la propria disabilità e non la si augura a nessuno ma non la si deve neanche nascondere è la società che deve cambiare la sua prospettiva culturale.
Certo che se sulle spiagge si vedessero più carrozzelle e più disabili, più ragazzi e ragazze inVisibili, come li chiama Franco, nelle serate di falò o nei campeggi si aprirebbe uno spazio ulteriore all’integrazione culturale della disabilità. Una cosa è sicura i disabili sono gente dura con armature di ferro che difficilmente puoi scalfire con uno sguardo. Studiano, lavorano, hanno relazioni sociali e ogni giorno escono a fare la spesa. Hanno una vita normale soltanto con qualche scalino in più.
In altri termini è fondamentale che il disabile possa trasgredire ed è fondamentale che i genitori e i parenti spingano questi inVisibili a sperimentare ad uscire fuori per affrontare la vita a “muso duro” come cantava Bertoli. Buona estate a tutti e andate a prendere il Sole mentre io in segno di trasgressione mi vado a prendere una bella birra ghiacciata.
In altri termini è fondamentale che il disabile possa trasgredire ed è fondamentale che i genitori e i parenti spingano questi inVisibili a sperimentare ad uscire fuori per affrontare la vita a “muso duro” come cantava Bertoli. Buona estate a tutti e andate a prendere il Sole mentre io in segno di trasgressione mi vado a prendere una bella birra ghiacciata.
Pietro Giunta
(Riporto il pezzo di Franco Bomprezzi)
Giorni di Ferragosto, giorni torridi. Ma anche pericolosi per gli InVisibili. Il periodo delle vacanze è il test più duro per valutare la propria vita, le relazioni umane, il livello di libertà e di autonomia, perfino la possibilità o la capacità di trasgredire le regole. Dall’alto dei miei primi sessant’anni mi permetto di dare qualche piccolo consiglio basato sull’esperienza. Mi piacerebbe infatti che tutti, ma proprio tutti, anche ragazzi e ragazze con disabilità, vivano queste settimane senza angoscia, anzi, con la massima leggerezza e gioia di vivere.
Premetto: è difficile. Partiamo da una constatazione inoppugnabile. Siamo terribilmente riconoscibili. Una persona disabile fa fatica persino a immaginare una trasgressione, quella classica dell’estate, ossia tradire il proprio partner, o comunque farsi un’avventura da spiaggia. Ti riconoscono subito, ti vedono. Ti salutano alla prima occasione e davanti al tuo compagno o alla tua compagna candidamente dicono: “Ciao, che ci facevi l’altra sera all’Hotel Miramare?”. Già, che ci facevi… I fatti miei, vorresti rispondere. Ma i fatti tuoi, se sei in sedia a rotelle, o comunque con una disabilità fisica o sensoriale evidente, non sono più soltanto i fatti tuoi, diventano di dominio pubblico.
La disabilità dunque sembra, tanto per cominciare, abbinata indissolubilmente alla fedeltà e a un comportamento decoroso. Passiamo ad altro dunque. Il corpo. Ecco, difficilmente il corpo di una persona con disabilità (con tante splendide eccezioni, per carità…) è facile da esibire sulla spiaggia o in piscina. Bisogna avere una solida faccia di bronzo. Il mio consiglio spassionato è: fregatevene altamente degli altri. Prendete il sole in costume, perché ne avete diritto, il sole è di tutti. E’ democratico, e fa bene. In realtà non è vero che la gente ti guarda. Solo i bambini, poco educati alla disabilità, arrivano da te e ti puntano il dito: “Che cosa hai fatto? Perché sei così?”. Ecco, preparatevi solo una buona risposta per i bambini. La mia migliore è questa: “Sto in carrozzina perché sono pigro e grasso”. Funziona, almeno a me.
Altro piccolo consiglio: cercate di liberarvi di genitori e parenti (non me ne vogliano…). Tenderanno a proteggervi, a fare solo le cose giuste, a evitarvi difficoltà e disagi. Ma rischiate di rimanere soli, specie verso sera, quando è fondamentale organizzare il tempo del divertimento. La parola d’ordine deve essere: “Non preoccupatevi, mi arrangio…”. Buttatevi, cercate amici nuovi, osservate bene le facce, non è difficile individuare quello simpatico, o la ragazza allegra che non si fa problemi solo perché avete, come dire, un aspetto un po’ complicato.
Stendo un velo pietoso sulle barriere che comunque incontrerete, più o meno ovunque: il bagno attrezzato che trovate, nel momento del bisogno, rigorosamente chiuso a chiave, e nessuno sa chi ce l’abbia; il servoscala che non funziona; la pedana della spiaggia completamente coperta di sabbia e che si ferma a dieci metri dalla battigia, e così stretta che non riuscite neppure a fare dietrofront; il parcheggio per disabili rigorosamente occupato da un Suv con contrassegno taroccato. Immagino infatti che abbiate superato questi e altri ostacoli, altrimenti non sareste qui a leggere il mio post sui consiglio per le vacanze. Visto che parlo con gente tosta: vi prego, non perdete una sola occasione a portata di mano. Discoteca, concerti all’aperto, cinema, happy hour, torneo di calcio balilla, chitarrata notturna in spiaggia (esistono ancora? Spero di sì…).
Stendo un velo pietoso sulle barriere che comunque incontrerete, più o meno ovunque: il bagno attrezzato che trovate, nel momento del bisogno, rigorosamente chiuso a chiave, e nessuno sa chi ce l’abbia; il servoscala che non funziona; la pedana della spiaggia completamente coperta di sabbia e che si ferma a dieci metri dalla battigia, e così stretta che non riuscite neppure a fare dietrofront; il parcheggio per disabili rigorosamente occupato da un Suv con contrassegno taroccato. Immagino infatti che abbiate superato questi e altri ostacoli, altrimenti non sareste qui a leggere il mio post sui consiglio per le vacanze. Visto che parlo con gente tosta: vi prego, non perdete una sola occasione a portata di mano. Discoteca, concerti all’aperto, cinema, happy hour, torneo di calcio balilla, chitarrata notturna in spiaggia (esistono ancora? Spero di sì…).
L’obiettivo, ve lo confesso, è che in questa settimana gli italiani si accorgano improvvisamente di questa invasione di alieni. Gente di ogni tipo, alta, bassa, larga, semovente o spinta da qualcuno, elettronica o manuale, con le stampelle o con il bastone bianco, giovani e meno giovani. Sarebbe il nostro omaggio commosso a Carlo Rambaldi, che con E.T. ha inventato il personaggio disabile più amato e coccolato al mondo. E poi raccontateci, qui, le vostre avventure (senza esagerare, mi raccomando….).
In una parola: non restate mai soli. Non ve lo meritate. La vita è vostra. Alla faccia dei pregiudizi. Parola di Franco.