La voce di alcune mogli di ex lavoratori Servirail

Vivere oggi in una società complessa com’è quella italiana presenta tutta una serie di aspetti problematici di cui il fenomeno della disoccupazione ne fa parte assumendo contorni sempre più gravi e allarmanti.

L’11 dicembre 2011 sono stati licenziati 800 lavoratori SERVIRAIL.

Nel periodo dell’ Avvento in cui ci si prepara alla solennità del Santo Natale e tutto intorno risplende di luci, le nostre famiglie hanno iniziato una lotta per avere riconosciuto il diritto al lavoro, con la solidarietà di altri cittadini che hanno continuato a lottare con noi anche per il diritto alla mobilità.

Durante questi anni già altre volte al rinnovo della gara di appalto era pervenuto il preavviso  di licenziamento. Già si avvertiva la precarietà, il diritto alla  mobilità finora aveva salvaguardato questo comparto, riconfermando i lavoratori .

L’uomo subisce gli effetti della disoccupazione; il disagio lo sprofonda in un vortice dove egli va alla ricerca di se stesso per riconoscersi al di là di quel ruolo che lo distingueva fin ad allora. Il lavoro per ognuno è un elemento caratteristico di Sé.  Attraverso il lavoro ha un ruolo, ha autonomia, ha la capacità di programmare il futuro.

Con il sopravvenire del licenziamento spesso succede di ritrovarsi soli in una società che valorizza i Vincenti e abbandona o colpisce chi è stato toccato dalla”Sfortuna” o dall’ “insuccesso”.

Cambiano le relazioni con la società ma anche con la famiglia.

La famiglia ha una nuova riorganizzazione, si adatta a nuove regole.

Parliamo alcune mogli dei lavoratori ex Servirail

Abbiamo visto i nostri mariti non dormire la notte per parecchie settimane. Li abbiamo visti lottare insieme per il Diritto al lavoro. Essere insieme al Presidio alla stazione, che ha rappresentato una seconda casa ,dove condividere il tempo non più occupato nel lavoro ha creato una relazione interpersonale calorosa, che è servita a  unirsi in questo momento. Inoltre  la presenza al presidio ( che è diventata il simbolo della loro ribellione )ha comunque dato a questi uomini nei primi mesi senza lavoroi l’ organizzazione del tempo, facevano i turni. In famiglia si dice “ Vai alla Stazione?”, invece di “Va al lavoro?”. Ci si veste e ci si fa la barba comunque per incontrarsi ed essere insieme al Presidio. Adesso quando tornano però vediamo il loro sguardo spento, le riunioni programmate con le istituzioni vengono puntualmente rimandate, e talvolta quando vengono fatte le persone deputate a decidere inviano dei delegati che magari non possono decidere per Questioni di tale importanza:   IL treno per il SUD.

Molte sono state le  notizie date dai mass media sulle morti  Bianche : i suicidi.

Noi mogli scrutiamo i volti, li accompagniamo.  Siamo con loro, talvolta la tensione fa nascere qualche scintilla, può scoppiare la rabbia. E diventa importante ciò che abbiamo costruito insieme, ricordarcelo per continuare a  tenerlo stretto.

Molte famiglie monoreddito hanno congelato il mutuo per la loro unica casa, fino al mese scorso l’ indennità di disoccupazione è stata  di € 800,00 ma dal  prossimo mese sarà di € 600, per poi concludersi nel mese di luglio.

Molti di noi hanno famiglie con bambini; ci eravamo allontanati dalla famiglia di origine costruendo una Nuova famiglia, ora i nostri genitori vecchi accolgono amorevolmente la famiglia dei figli sostenendoli moralmente con l’ affetto e la presenza nella lotta per il diritto al lavoro ( Cortei, manifestazioni, molti degli anziani sono i  nostri genitori) e economicamente per i bisogni primari.

Questi uomini come  papà sono più presenti fisicamente  ma con lo sguardo talvolta triste guardano i figli e pensano a cosa gli potranno assicurare nei prossimi mesi. Intanto li guardano e li accompagnano nel quotidiano, è diventato un pò mammo.   Ma anche questo serve per l’ organizzazione del tempo, per un impegno quotidiano, per rivedere e riprogrammare gli obiettivi a medio termine. A lungo termine ????????

 

“Nel caso della mia famiglia”, dice una moglie” noi stiamo vivendo le conseguenze di questo dramma che ci causa ansia, stress, noia, senso di inutilità, delusione, demotivazione, senso di solitudine, perdita della fiducia in sé e nelle proprie capacità. Questo disagio psicologico fa parte ormai della nostra quotidianità. Tutto ciò  ci porta ad avere paura nei confronti del mondo esterno perchè ci sentiamo a priori inadeguati. Tutto quello che amavamo, quelle piccole cose che facilmente facevamo ogni giorno, tutto quello a cui tenevamo tutto ad un tratto scompare. Tutti i nostri progetti vanno perduti, cancellati, persi adesso sono soltanto sogni infranti, le prospettive sul nostro futuro diventano sempre più inquietanti.”

I bambini avvertono di questa nostra inquietudine e incertezza. E’ stato loro spiegato che il papà non lavora più.

Oggi dei bambini si sente dire che cercano tutto e vogliono tutto.

Ma noi abbiamo guardato i nostri figli  stupendoci delle loro risposte: una bambina di tre anni ha offerto i suoi soldini alla mamma per pagare la bolletta; un bambino alla sua prima gita scolastica, nonostante avesse dei soldini ha speso solo quelli per l’acqua, gli altri li ha  restituiti per  le esigenze della famiglia.

Un bambino rassicura la mamma che per la sua Prima Comunione non ha bisogno della festa.

I nostri bambini conoscono il valore delle cose e sanno dare le priorità. Questo ci ha rassicurati sul nostro saper essere genitori finora, abbiamo trasmesso dei Valori. Ma ci ritroviamo anche a considerare come continuare a trasmettere i valori in una società che propone ben altro e noi non riusciamo ad assicurare loro il necessario.

In questi giorni è ricorso l’ anniversario della strage di Capaci.

“Mio figlio” dice un’ altra signora ”Ha scritto:- Possiamo continuare quello che avevano iniziato Borsellino e Falcone senza avere paura di agire e portando avanti le nostre opinioni di Giustizia- Spero che possa continuare a riconoscere la Giustizia in questo paese e non soltanto vedere e sentire parlare della Lotta per la Giustizia sociale. Spero che abbia la possibilità di continuare a studiare per conoscere  e poter parlare”.

Un’ altra signora afferma:” Ci sentiamo un peso per la società comunque non in grado di offrire un ruolo significativo allo sviluppo della stessa, ci sentiamo sopratutto abbandonati dalle istituzioni che dovrebbero fare un duro esame di coscienza. “

La regione Sicilia ha festeggiato il 15 maggio la propria autonomia , ma non ci siamo mai resi conto in questi 66 anni  in cosa consista , specie guardando cosa rimane oggi della Sicilia e di Messina porta della Sicilia.

Vogliamo riappropriarci insieme della capacità di programmare il nostro domani, pur sapendo che sarà faticoso ma crediamo così come recita l’ Art. I della Nostra Costituzione che l’Italia sia una  Repubblica democratica fondata sul lavoro. Scegliere come fondamento il lavoro non è stato un caso per i padri costituenti: è stata l’espressione della volontà di riconoscere l’affermazione della personalità individuale mediante l’esercizio del diritto al lavoro.

 

Alcune mogli di ex lavoratori Servirail