Donne infibulate e donne occidentali: sembrano due mondi a parte, lontani anni luce. L’uno arretrato, ignorante, fanatico. L’altro moderno, emancipato, forse anche troppo libero al punto da smarrire la bussola e perdere la concezione di femminilità per raggiungere un modello di donna sempre più aggressiva.
«Sia l’infibulazione sia la violenza psicologica sono terribili, ma forse quella psicologica è più pericolosa perché è subdola e più difficile da riconoscere. Siamo in fase di regressione rispetto a quella che poteva essere la donna degli anni Settanta. E quello che mi preoccupa di più è che le ragazze più giovani di me non si rendono conto che i diritti acquisiti sono sempre a rischio, li diamo per scontati senza renderci conto che basta una minima distrazione per fare enormi passi indietro». Sentirlo dire da una donna esperta di diritto musulmano, che ha a che fare con entrambi i mondi, fa uno strano effetto. Deborah Scolart è ricercatore all’Università di Tor Vergata e con la sua riflessione abbatte gli stereotipi sulle donne.
In Italia in particolar modo si ha la sensazione che il mondo dell’adolescenza venga puntualmente e sistematicamente incompreso. Eppure sono anche loro donne, nonostante noi ci ostiniamo a chiamarle ancora bambine. E proprio da loro bisognerebbe partire per “costruire” le donne del domani. «Ho vissuto una metamorfosi nelle famiglie. In questo momento storico la tempesta ormonale legata all’adolescenza, che porta alla presa di coscienza del proprio essere ragazzo e ragazza, è lievemente anticipata. Le problematiche dei ragazzi e delle ragazze di 12-13 anni le avvisiamo già intorno ai 10-11 anni. Secondo le ultime statistiche c’è stata un’anticipazione dei rapporti sessuali e questo induce anche il pediatra a fare educazione sessuale – racconta Rita La Paglia, pediatra e consigliere comunale – Già intorno agli 11 anni cominciamo a consigliare la vaccinazione contro il papilloma virus. L’Organizzazione mondiale della sanità ha promosso questa vaccinazione, per cui in Italia tutte le bambine hanno la possibilità di accedervi, abbattendo l’incidenza del cancro al collo dell’utero. A 11 anni è una fascia ancora precoce, perciò ci rivolgiamo ai genitori, fino alle scuole medie, quando le ragazzine e i ragazzini cominciano a prendere coscienza dei problemi».
Il quadro che emerge ascoltando i professionisti del settore sanitario è che c’è una grossa sottovalutazione dei problemi legati alla sessualità tra i ragazzi e le ragazze. «Il problema principale degli adolescenti è che non hanno coscienza dei rischi legati all’attività sessuale. Gli adolescenti non percepiscono assolutamente il rischio, è questo riguarda anche la contraccezione – spiega la dottoressa Luisa Barbaro, responsabile dell’unità operativa dei consultori familiari dell’area metropolitana dello Jonio e dirigente del consultorio di Via del Vespro dell’Asp 5 di Messina – Proprio perché manca la percezione del rischio da parte degli adolescenti capita che se una ragazza fa in tempo prende la pillola del giorno dopo, ora c’è anche quella dei cinque giorni dopo. Altrimenti, per amore, decide di tenere il figlio mettendosi contro la famiglia e abbandonando gli studi. In nome dell’amore. Durante un corso di educazione sessuale mi sono capitate delle ragazzine che sono rimaste in cinta e hanno deciso di tenere il bambino. In questi casi o hanno il supporto della famiglia che accetta la decisione oppure finiscono in una casa famiglia».
Fenomeni che richiamano alla mente la cosiddetta “fuitina” e il “matrimonio riparatore” e che stridono con l’idea di modernità e progresso che abbiamo del nostro mondo. Eppure a due passi da casa nostra accade che la vita di una ragazzina incontri degli intoppi a causa di una imprudenza legata all’ignoranza, al non conoscere. «Fra gli argomenti di cui parliamo nelle scuole ci sono anche le malattie a trasmissione sessuale, come il papilloma virus, che è una novità degli ultimi anni – spiega la dottoressa Barbaro – Noi diamo delle informazioni precise e corrette, per evitare che si faccia del terrorismo sull’argomento. Non è una cosa così grave ed eclatante, l’importante è tenersi sotto controllo, fare un pap test dopo i rapporti sessuali».
Mentre nel mondo dell’Africa sub-sahariana le mutilazioni genitali comportano «un condizionamento reciproco in cui l’uomo non è libero di scegliere la donna che gli piace, deve sceglierne una infibulata per non disonorare la propria famiglia secondo un meccanismo che condiziona tutta la società», come spiega la dottoressa Scolart, in Italia la sottovalutazione della propria libertà sessuale porta a una sottomissione della donna diversa, ma non meno grave.
«In questa età c’è una certa fragilità – racconta la dottoressa Barbaro – è più facile che una ragazzina sia psicologicamente schiacciata dalla volontà forte del maschio, piuttosto che una donna emancipata. Molte confondono gli atti di violenza, il predominio del maschio con un fatto protettivo e con l’amore. Ma non lo è. Di casi di violenza ne abbiamo visti tanti. Abbiamo dei consultori che si occupano di violenza sui minori e poi lavoriamo con il Cedav, il centro antiviolenza, e realizziamo dei progetti insieme».
Se si impara fin da ragazzine che il proprio corpo non può essere preservato, anzi, occorre svenderlo per essere considerate; se diventa normale essere sottomesse alla volontà di un maschio, più o meno giovane; se si accetta l’idea che l’amore possa comportare violenza; allora il nostro mondo non è tanto lontano da quello dell’infibulazione.