Le elezioni non si vincono con chi perde.

Ma quale onestà può avere chi assume delle responsabilità

che sa di non poter svolgere perché non ha le necessarie competenze?

E’ parimenti disonesto quanto quello che ruba.

 

Non ha fatto nomi, Pietro Navarra, il candidato del PD nel centrosinistra che si presenta alle prossime elezioni Nazionali del 4 Marzo. Non ha usato toni e accenti da campagna elettorale né ha inveito contro gli avversari, ma i riferimenti alla bandiera dell’onestà, alzata da sempre dal Sindaco di Messina Renato Accorinti, risuonano inequivocabili nella lunga intervista che ci ha rilasciato in occasione delle sue dimissioni da Rettore dell’Università di Messina. In tema di nomi, poi, siamo stati noi che abbiamo dovuto insistere per avere delle riflessioni su Lumia e Antoci, pedine importati per una politica della legalità del centrosinistra che non sono stati ricandidati dal PD. La risposta, lapidaria e secca, è tutta nel titolo e nel riferimento all’altro candidato del PD nel collegio Nebrodi/Enna, Fabio Venezia, Sindaco di Troina a cui si deve riconoscere un grande impegno contro la mafia dei Nebrodi.  

 Mi sono dimesso da Rettore dell’Università di Messina ma continuo a fare il mio mestiere, quello del professore universitario. Mi sono dimesso perché rispetto la mia Istituzione e non avrei mai messo l’Università nella posizione di poter essere strumentalizzata dall’esterno o nell’ambito di una campagna elettorale che ha i suoi toni. Dopo l’invito del PD e pur potendo mantenere la carica, in attesa dell’esito elettorale, ho preferito confrontarmi con la mia comunità: il Senato Accademico, il CDA, il Prorettore e i Dirigenti Amministrativi. Pertanto, messa sul tavolo la mia candidatura nel centro-sinistra, la decisione di partecipare alle elezioni è stata una decisione condivisa.  Una spinta che viene dall’Università pur essendo soltanto mia, questo perché questo territorio ha bisogno di rappresentanti che siano in grado di dare risposte.

Mi spiego meglio: la mia candidatura è stata compresa dal mondo accademico anche perché avevo ancora un anno per completare il mio mandato. In altri termini, avevo un impegno con l’università quello del Rettorato. Quindi era giusto che chiedessi al mondo accademico una valutazione preventiva sull’opportunità di cogliere l’occasione elettorale. Questo non vuol dire che tutta l’Università voterà per me anche perché non ho chiesto il voto a nessuno, in questo senso la richiesta di candidarmi viene dalla città, dal mondo variegato del centrosinistra e dal PD.

 Gli avversari che possono aver pensato di trovarsi di fronte ad uno sprovveduto della politica, senza precedenti di rilievo e senza esperienza, saranno presto costretti a ricredersi. Le sue valutazione politiche sulla candidatura e il posto “blindato” che gli è stato garantito dimostrano che prima di scendere in campo, l’ex Rettore di Messina, i conti se li è fatti con il bilanciere.

Quali sono le valutazioni politiche della sua candidatura?

  Il PD ha ritenuto di dovermi offrire un posto (blindato) al Proporzionale. In realtà è il riconoscimento di un ruolo politico di rilievo anche perché la prima della lista, la Ministra Boschi, sarà eletta sicuramente a Bolzano e di fatto il primo della lista sarò io. Un riconoscimento politico che mi è stato fatto pur non avendo nessuna tessera del PD. Ma non basta, perché il partito mi ha candidato anche all’Uninominale. Un’occasione da dover cogliere perché al ruolo politico si aggiunge la possibilità di dimostrare che nel territorio vi è un consenso forte sul mio nome. 

Questo tipo di riconoscimento del ruolo politico, derivante dal Proporzionale, unito al ruolo che deriva dal consenso nell’Uninominale, in questa tornata elettorale Nazionale non è stato riconosciuto a nessuno altro candidato né nessun’altra forza politica del panorama elettorale l’ha previsto. A questo punto, se si ha una richiesta politica che viene del partito e si dimostra una forte rappresentanza politica con i voti del territorio, si va a Roma con una posizione forte.

Ben consapevole degli equilibri politici della città di Messina e del suo territorio, Navarra, non si fa tirare dalla giacchetta di fronte a dei nomi su cui potrebbe fare ben diverse analisi o considerazioni e preferisce mantenere un tono conviviale. Gli diventa, quindi, più congeniale parlare dei massimi sistemi senza doversi affidare a valutazione politiche contro qualcuno ma, allo stesso tempo, ci tiene a precisare che i successi raggiunti dalla sua Istituzione hanno avuto un’artefice nella sua persona e nelle sue capacità.     

Quanto pesa politicamente la famiglia Genovese sull’orientamento elettorale di Messina?

Dobbiamo riconoscere che pesa. Se guardiamo alle ultime elezioni Regionali, l’On. Luigi Genovese ha preso un consenso ampio. Questo vuol dire che esiste un elettorato che sostiene la proposta politica di Genovese.

E allora come si trova rispetto a una politica fatta di sorrisi, stette di mano e pacche sulle spalle?

Penso che l’elettorato sappia ben distinguere tra la stretta di mano o le pacche sulle spalle da chi opera per dare risposte alle esigenze di lavoro, crescita e sviluppo sociale, culturale ed economico della Città e del territorio. Del resto, la mia candidatura è l’espressione di un’esigenza, di una richiesta di Buona Amministrazione. Ricordo sempre che l’Università di Messina è amministrata bene, investe, attrae finanziamenti e li spende sapendolo fare; che ha un Policlinico Universitario che non chiude mai in perdita, una delle poche strutture sanitarie del Centro-Sud che non ha un piano di rientro dei debiti. Tutto questo le persone lo sanno, sanno che questa volta, rispetto al passato, hanno un candidato che esprime questo tipo di capacità.

Che ne sarà dell’Università dopo Navarra?

Mio padre diceva sempre: frequenta e accompagnati sempre a persone che sono meglio di te. Io questa massima ho sempre cercato d’attuarla, per questo penso che tutte le persone che in questi 4 anni hanno affiancato il Rettore Navarra sono meglio di Navarra. L’università in questi anni è cambiata dal punto di vista culturale e sarà sicuramente in grado di scegliere delle persone capaci di portare avanti il progetto di governo di questi 4 anni.

Come si rapporta rispetto agli esclusi del PD, Lumia e Antoci, non pensa che il PD stia perdendo qualcosa in tema di politiche sulla legalità?

Si perde qualcosa e guadagna qualcos’altro, si vedrà dopo il risultato finale. La coalizione di centro-sinistra è caratterizzata dalla partecipazione di diverse forze politiche. Sicilia-Futura aveva diritto ad una rappresentanza ed è stata espressa attraverso la persona di maggiore spicco l’On Beppe Picciolo, il gruppo  D’Alia/Lorenzin hanno candidato Rosalba Cimino. Il PD aveva due rappresentanze all’uninominale, una Messina centro e l’altra Nebrodi/Enna dove è stato scelto Fabio Venezia, una persona che da tempo si batte per la legalità e contro il malaffare al pari di altre persone (Lumia e Antoci) che l’hanno fatto. Ogni volta non c’è spazio per tutti e sempre vi sarà chi rimane deluso e chi nelle liste trova spazio. Inoltre, il Governo Crocetta è uscito completamente sconfitto alle Regionali e le elezioni non si vincono con chi perde.

Una visone del mondo moderna e globalizzata è questo che l’ex Rettore Pietro Navarra porterà a Roma se verrà eletto. Una visione in cui il problema non è quello dei cervelli nazionali che scappano all’estero ma quello dei cervelli stranieri che non vengono in Italia e a Messina.  

Questa città e la sua atavica situazione di crisi economica sempre si è appoggiata a politici/padroni, pensa che la situazione possa cambiare?

Io sono convinto di si. Se non fossi ottimista me ne sarei già andato e la nuova responsabilità che penso di dover assumere, frutto della richiesta della città è la prova che credo che si possa cambiare. Cambiare il corso degli eventi di questa città è possibile, il problema è che bisogna affidarsi alle persone giuste, quelle che hanno competenze, che sono credibili e ovviamente che siano oneste. Ma quale onestà può avere chi assume delle responsabilità che sa di non poter svolgere perché non ha le necessarie competenze? E’ parimenti disonesto quanto quello che ruba. – L’equivalente di un chirurgo-ortopedico che ammazza un paziente per un’operazione di tumore al pancreas senza averne le competenze-.

 La città non può essere in mano a gente che non si confronta con nessuno, che non è aperta a quelle che sono le esigenze di un mondo globalizzato. Non si può resistere a quelle che sono le spinte che vengono da un mondo globale, bisogno vivere nel mondo non isolarsi. Se ci pensiamo bene, Messina con tutti i suoi abitanti può essere considerata l’equivalente di uno dei piccoli quartiere di Shanghai che ha 25 milioni di abitanti, per questo bisogna stare attenti a quelle che sono le dinamiche del mondo.

In questa città vi è una carenza enorme, all’Università per esempio la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella d’internazionalizzare l’istituzione e oggi abbiamo dei riscontri che prima non avevamo. Oggi tutti parlano di fuga dei cervelli senza pensare che quelli possono essere anche dei collegamenti per la città, il problema non è che partano per l’estero il problema è che uno spagnolo o un francese non vengano da noi a Messina. Tutte le persone che hanno conseguito il dottorato con me, anche se non sono state molte, sono state subito invitate, metaforicamente parlando con un calcio nel didietro, a uscire fuori dalla città e andare nel mondo piuttosto che rimanere a farmi da portaborse. Eventualmente poi sarò io a doverle convincere a ritornare e magari mi diranno di no perché nel frattempo si saranno trovate bene lì dove oggi sono. 

@PG e @DS