Caro Davide,
mi chiedi perché mai dovresti leggere i classici. Esistono tante risposte ragionevoli a questa domanda ma il problema è che la domanda è sbagliata (diceva Wittgenstein che per fare la domanda giusta ci vuole un genio).
Ma veniamo a noi: la mia risposta è perché i classici sono quelli che ti fanno sopravvivere. Perché sopravvivere è di per sé un atto di resistenza. Classico è qualcosa che rimanda al passato, è qualcosa che resiste al presente, che contrasta con il presente, con la moda del momento. Per questo nessuno può seriamente fare a meno dei classici. Se non possiedi i tuoi classici, cioè se non li conservi nella testa e nel cuore, sei un moderno che vive solo sotto la cappa del presente, disarmato, fagocitato dall’ hic et nunc, senza la distanza critica che i classici forniscono e che ti permettono di non esserne schiavo.
Leggere i classici non è un modo (idiota) di considerare buono solo il passato e di non accettare a priori il moderno, il presente: invece, vuol dire darsi gli strumenti per resistere alla tirannia del momento con lucidità e consapevolezza. Infatti i classici non sono visti di buon occhio da chi – per scelta di vita o per disegno politico – esercita un qualsiasi controllo sociale. Perché resistono nel tempo, quindi perché sono una testimonianza, quindi sono pericolosi.
Dovremmo forse discutere su che cosa sono i classici: per me sono classici Euripide, Tacito e Dante ma anche Majakovskij, Calamandrei, Orwell, Alda Merini, Palazzeschi, Bach, Mozart, Beethoven e i Beatles. Ma soprattutto, per capirci, chi ha letto i classici (e ognuno si scelga i suoi) conserva memoria, esperienza, conoscenza. E allora, difficilmente chi legge i classici (e quindi chi legge tout-court) potrà in buona fede accettare questa destra che a te piace e l’uso ch’essa fa del potere. Perchè “sa”, è in grado di giudicare uomini e vicende umane con distacco laico e critico. Anticipatori di una nemesi storica riparatrice, i classici sono uno spietato, impietoso spartiacque antropologico culturale e sociale, quale non si era davvero quasi mai verificato nell’era moderna. Io credo che risieda nei classici la assoluta incompatibilità con la destra di ogni colore oggi al potere di chi ha letto i suoi classici… ma anche il Manuale del Venditore di Successo, sunto in Publitaliese, squallido gergo da bacheca aziendale.
Incidentalmente, l’originale di quest’ultimo (una vera chicca, dotato della dignità dell’autoironia, non suntato come quello edito da Berlusconi) è in vendita per 10 Euro dal mio amico libraio Roberto Campagna, Bottega Antica, Via Mazzini 50, Arezzo, tel 0575350126. Compratelo, è una vera amenità:
— Frank Bettger, Il venditore meraviglioso, Milano, Longanesi, 1954, volume in 16°, 12,5 x 19; cop. tela edit. con segni del tempo, piccole abrasioni; pp. 242; qualche difetto alla legatura, ma interno in ottime condizioni.
P.S.
Hai ragione a pensare che i consigli degli adulti, specie se anziani, sono sempre interessati e che il mondo appartiene ai ribelli. Ma la domanda che ti devi porre è se, seriamente, tu ti ritieni un ribelle. Se, come ritengo, ti risponderai con civile coraggio che tu non lo sei, allora il mondo, la curiosità della vita, del futuro non ti appartengono perché il conformismo, cioè la banale acritica normalità non è qualcosa a cui aspirare ma qualcosa da cui rifuggire.
Tuo zio.