Cari ragazzi,
è bello che voi vi ricordiate di Paolo Borsellino, e che vogliate ricordarlo agli altri. Non è bello invece che vogliate farlo sotto bandiere e simboli di partito. Ho conosciuto Borsellino, e non credo che gli avrebbe fatto piacere.
La politica è una cosa importante, certamente: ognuno difende le proprie idee, e se ci crede fa bene. Ma ci sono cose più importanti della “politica”. L’antimafia è una di queste. L’antimafia l’abbiamo fatta tutti insieme, appartiene alla nazione nel suo complesso e non ad un partito.
Né Borsellino né Falcone, né il giudice Costa né Chinnici – magistrati del popolo italiano – si sono mai sognati di rivendicare la propria appartenenza a un partito, e gli sarebbe sembrato molto strano pensare che un giorno, fra i vari simboli di partito, qualcuno ci avrebbe messo anche loro. Loro hanno servito l’Italia e basta, tutta e sempre.
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Ma poiché voi l’avete buttata in politica, allora, tanto per dire, la butto per un momento in politica pure io. L’antimafia è nata di sinistra, decisamente di sinistra: noi “socialcomunisti” – come ci chiamavano allora – abbiamo perso oltre cento compagni (sindacalisti, giornalisti, capilega) negli anni Quaranta, Cinquanta, Sessanta e Settanta; e allora eravamo solo noi. La Chiesa diceva che la mafia era un’invenzione dei co munisti per diffamare la Sicilia (cardinal
Ruffini) e la destra semplicemente se ne fregava.
Negli anni Ottanta arrivarono, grazie a Dio, anche i cattolici:
Orlando, il cardinale Pappalardo, la Primavera di Palermo. Fecero ottima prova, e da allora l’antimafia cominciò ad essere più di tutti.
La destra continuava a latitare, eccettuati dei singoli (alcuni erano miei amici) che, pur di destra, fecero contro la mafia il loro dovere di italiani.
Infine, ecco i giovani di destra: li ho visti pochi anni fa, nei giorni della caduta di Cuffaro. L’intera Azione Giovani di Palermo (dunque, un’organizzazione ufficiale), disobbedendo agli ordini del partito, si schie rò apertamente contro Cuffaro. Scese in piazza con noi dell’antimafia, gridò chiaro e forte “Cuffaro se ne deve andare”, invitò formalmente i propri capi (fra cui Fini) a riceverli e ascoltare le loro ragioni.
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Fini o non Fini, furono emarginati. Pagarono il loro coraggio con la carriera (che fine hanno fatto? Toccherebbe a voi, di saperlo) ma in compenso poterono affermare che da quel momento nell’antimafia c’era una componente di destra. Un’al tra che può dire una cosa del genere è Angela Napoli, parlamentare di destra, coraggiosissima con tro la ‘ndrangheta calabrese – e non molto seguita dal suo partito.
A questi amici, o se volete a questi “camerati”, io da antimafia posso
dire: “Detesto le vostre idee politiche, e le combatterò fino in fondo. Ma, sull’antimafia, debbo stringervi la mano perché qui non fate giochini politici ma rischiate con me, pagate come me, e quindi a modo vostro siete al mio fianco”.
E voi, da che parte state? Siete degli antimafia veri, politicamente diversi da me, o siete qualcuno dei tanti politicanti che sostengono di volta in volta Garibaldi o i Borboni, Borsellino o Dell’Utri, senza far tanta differenza?
Io non vi dico di cambiare le vostre idee, vi chiedo solo di sceglie re – su mafia e antimafia – una parte precisa. Non è gratis, perché se attaccate Dell’Urti non fate carriera nel vostro partito. E neanche per me è stato facile attaccare, per esempio. un Crisafulli. Ma, come compagno antimafia, era il mio dovere. E il vostro, “camerati”?
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Infine. Nella vostra città, nel vostro paese, c’è o non c’è un po’ di mafia, nomi e cognomi? Chi l’ha denunciata finora? Non che grandi politici, ma che umili persone? Perché anche qui c’è stato chi ha parlato in piazza contro i mafiosi di qui: gli avete dato una mano? O avete – come la maggio ranza – fatto finta di niente?Viene prima il partito, nella vostra testa (e non importa che partito sia) o vengono l’antimafia e i suoi ideali?
Vi faccio queste domande non da politici, e meno che mai da “nemici”, ma semplicemente da giovani com’ero giovane io un tempo.
Non giocate con gli ideali, per cui degli esseri umani sono morti.
Pensatela come volete, ma siate capaci da fare le vostre scelte autonome, individuali. A costo di pagarle con la carriera, di essere considerati “pazzi” e “impopolari”.
Vostro
Riccardo Orioles