Lipari, le sfumature di un diritto negato

Ogni anno  il primo rintocco della campanella non  sancisce solo l’inizio di un nuovo anno scolastico per gli studenti ma anche tante problematiche per i genitori che devono fronteggiare le tantissime spese per garantire ai propri figli il diritto all’istruzione. Le parole qui sembrano richiamare   ossimori e in fondo è così, perché un diritto che dovrebbe essere garantito dallo Stato, racchiude della sfumature particolari, soprattutto,  per chi vive e studia alle isole Eolie. A quattordici anni infatti, spostarsi nel comune più grande, Lipari, è una scelta obbligata, e sono tante le famiglie che devono accollarsi le spese extra di affitto casa  con utenze annesse. In questi anni purtroppo non si è mai intervenuti tramite un contributo affitto perché sono sempre mancate le risorse economiche, ma da qualche anno c’ era in cantiere un progetto che presto diventerà realtà: una casa dello studente per gli studenti eoliani. Il plesso era stato abbandonato e vandalizzato e che ora finalmente è  stato ristrutturato: “L’opera è finita – ci racconta con tono orgoglioso il sindaco di Lipari Marco Giorgianni– Era un vecchio asilo nido incompiuto che non era utilizzato da parecchi anni e tra l’altro era diventato un luogo in cui convivevano insieme immondizia e piccoli delinquenti e per questo  erano sorti problemi di sicurezza. Siamo prossimi alla consegna, e in questa struttura ci sono circa 28 posti letto, spazi per la mensa e di lettura. Ogni camera poi ha il proprio bagno”.

Importante però è in questa fase stabilire chi si dovrà occupare della gestione della struttura perché il comune non ha il personale nel proprio organico ed è per questo continua il primo cittadino: “Faremo una lettera di intenti e un bando pubblico per l’assegnazione della gestione. La lettera d’intenti ha valore duplice: sarà indirizzata alla cittadinanza così si possa fare un’idea su tutto  e noi potremmo capire chi è interessato a usufruire del servizio perché qui alle Eolie si diventa studenti fuori sede a quattordici anni e mi rendo conto che i genitori si trovano davanti alla scelta non facile  di mandare i propri figli soli”.

 Ma chi potrà beneficiarne? Tutti gli studenti residenti nelle isole minori anche di scuola media. Intanto l’altro problema che attanaglia le isole è quello dei trasporti e Marco Giorgianni ha precisato che quello di Lipari è l’unico comune che garantisce il trasporto gratuito  sia terrestre che marittimo fino a sedici anni, età in cui è obbligatorio andare a scuola. Il problema però resta per tutti gli altri  studenti ed è per questo che il comune, aspettando l’approvazione del prossimo bilancio, ha deciso di “aiutare” le famiglie in base all’Isee, quindi fino a cinquemila euro il comune pagherà tutto, fino a diecimila euro il comune pagherà il cinquanta percento e purtroppo resterà fuori chi ha un reddito che parte da diecimila euro in su.

Una cifra che serve a descrivere le fasce più “agiate” a cui l’amministrazione vorrebbe dare comunque una mano ma dovrà aspettare l’approvazione  del prossimo bilancio. Tutto ciò  quindi sembra un passo in avanti rispetto al periodo in cui non si pagava il servizio per nessuno, ma sicuramente colpisce come un pugno all’occhio sentire parlare di famiglie che superano i 10.000 che sono considerate fasce agiate. Dal microcosmo delle isole eolie dunque irrompe prepotentemente un ritratto ridicolo del nostro paese che da un lato presenta il diritto all’istruzione come un bel principio scritto con il sangue dai padri della costituzione  e che con l’osservazione tramite  la lente d’ingrandimento in un arco diacronico breve  è diventato un lusso che costa non più solo sudate carte ma anche un  centellinare le risorse familiari perché lo stipendio  non basta mai. La casa dello studente quindi è un passo in avanti ed è un’iniziativa lodevole,  ma sicuramente non basta ad alleggerire il peso della crisi che si tocca pesantemente.

Lo sanno bene ad esempio le mamme che da Panarea che in questi primi giorni di ottobre  vedono i propri figli fare i pendolari. Uno scherzo commentano amaramente che costa 20 euro al giorno e che li fa sentire sempre più un’isola separata dallo Stato.