Omofobia, figlia dell’ignoranza nell’era della modernità

Quello che oggi mi accingo a scrivere qui di seguito, è l’inizio di una serie di interventi mirati a far conoscere l’omosessualità come normalità di vita e non come comportamenti alieni di uomini e donne che non si riconoscono nell’orientamento sessuale di nascita. Qualcuno e anche io affermo che: “La natura non è vergogna” e quindi essendo un fattore di DNA e non scelta volontaria del singolo individuo e non può essere contrastata o repressa, poiché la repressione può anche sfociare in atti di pedofilia. Nessuno se non l’omosessuale (e psicologi competenti) può presentare in modo netto e ben definito ciò che vive, nessun regista – né attore potranno mai spiegarlo. Nessun omosessuale ha manie di persecuzione, se non gli vengono mosse minacce e intimidazioni da parte di schizofrenici e/o da movimenti politici. Dalle mie posizioni in merito già qualcuno e nuovi adepti alla religione di odio nei confronti degli omosessuali mi guarderanno sotto una cattiva luce, ma tolti gli abiti feriali di una società che pian piano va scomparendo. Rimane la brava gente, che comprende la sofferenza degli individui e non si lascia intimidire dai gusti sessuali, bensì predilige notare e sottolineare i pregi e le virtù dell’individuo: sia esso che sia un medico, un muratore, un restauratore, un politico, un bravo ragazzo di famiglia, un’artista.

Il termine omofobia è un neologismo coniato da George Weinberg psicologo clinico e pubblicato nella sua opera Society and the Healthy Homosexual (La società e l’omosessuale sano) del 1971 e deriva dal greco homos (stesso, medesimo) e fobos (paura). Letteralmente significa “paura dello stesso”, tuttavia il termine “omo” è qui usato in riferimento ad omosessuale.

L’omofobia può essere definita come una paura e un’avversione irrazionale nei confronti dell’omosessualità e di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo. Con il termine “omofobia” quindi si indica generalmente un insieme di sentimenti, pensieri e comportamenti avversi all’omosessualità o alle persone omosessuali.

Dell’omofobia abbiamo tre principali vedute: accezione pregiudiziale, accezione discriminatoria e accezione psicopatologica:

– l’accezione pregiudiziale considera come omofobia qualsiasi giudizio negativo nei confronti dell’omosessualità. In questa definizione vengono considerate manifestazioni di omofobia anche tutte le convinzioni personali e sociali contrarie all’omosessualità come ad esempio: la convinzione che l’omosessualità sia patologica, immorale, contronatura, socialmente pericolosa, invalidante; la non condivisione dei comportamenti delle persone omosessuali e delle rivendicazioni sociali e giuridiche delle persone omosessuali. Non rientra in questa accezione la conversione in agito violento o persecutorio nei confronti delle persone omosessuali.

– l’accezione discriminatoria considera come omofobia tutti quei comportamenti riconducibili alsessismo che ledono i diritti e la dignità delle persone omosessuali sulla base del loro orientamento sessuale. Rientrano in questa definizione le discriminazioni sul posto di lavoro, nelle istituzioni, nella cultura, gli atti di violenza fisica e psicologica (percosse, insulti, maltrattamenti). Questa definizione – che comprende anche l’acting out del sentimento discriminatorio – può essere considerata più pertinente al costrutto di omofobia in senso ristretto.

– l’accezione psicopatologica considera l’omofobia come una fobia, cioè una irrazionale e persistente paura e repulsione nei confronti delle persone omosessuali che compromette il funzionamento psicologico della persona che ne presenta i sintomi. Tale valutazione diagnostica includerebbe quindi l’omofobia all’interno della categoria diagnostica dei disturbi d’ansia e rientrerebbe all’interno dell’etichetta di fobia specifica. A differenza delle prime due accezioni, l’omofobia come fobia specifica non è frutto di un consapevole pregiudizio negativo nei confronti dell’omosessualità quanto piuttosto di una dinamica irrazionale legata ai vissuti personali del soggetto. Quest’ultima definizione, per quanto più attinente alla radice etimologica del termine, ad oggi non è sostenuta da una letteratura sufficiente da farla inserire nei principali manuali psicodiagnostici.

L’omofobia non è  inserita in alcun manuale di diagnostica psicologica come patologia, è quindi errato pensare che sia medicalmente una fobia, come invece il nome potrebbe portare a credere. L’omofobia non è legata a una credenza politica o a un livello culturale, ma piuttosto al livello di equilibrio del singolo individuo. È stato infatti riscontrato da decenni il fatto che tendono all’omofobia le “personalità autoritarie”, rigide, insicure, che si sentono minacciate dal “diverso da sé” (ovviamente non solo omosessuale). Alti livelli di omofobia sono stati riscontrati anche in persone in lotta con una forte omosessualità latente o repressa. In questo secondo senso l’omofobia può trarre nutrimento e soprattutto legittimazione da condanne ideologiche, religiose o politiche. Per omofobia si può intendere anche la paura dell’omosessualità, ed in particolare la paura di venire considerati omosessuali, ed i conseguenti comportamenti volti ad evitare gli omosessuali e le situazioni considerate associate ad essi.

L’omofobia consiste nel giustificare, condonare o scusare atti di violenza o di discriminazione, di marginalizzazione e di persecuzione perpetrati contro una persona in ragione della sua reale o presunta omosessualità (si pensi ai soggetti bisessuali o anche semplicemente a persone che hanno un atteggiamento o un aspetto che non rientra nel comune stereotipo di genere sessuale, ad esempio le persone definite “effeminate”).

« Il terrore di essere considerati omosessuali domina le menti dei “normali eterosessuali”, perché proprio questo terrore costituisce la mente di un “normale eterosessuale”. È esattamente questo orrore per le “abiette” passioni omosessuali, prodotto e rinforzato dalla società, che crea e fa perdurare le mentalità dei “normali eterosessuali” in quanto tali […] e che governa l’istituzione della “normativa etero” […]. L’omofobia comporta non solo la paura di coloro che sono spregevolmente identificati ma anche la paura di essere a propria volta spregevolmente riconosciuti: la paura, come dal significato letterale della parola, di essere “uguali a”. Quest’ultima paura è una componente considerevolmente più forte nell’omofobia che nel sessismo o nel razzismo, perché il maschio sessista o il bianco razzista corrono molto meno il “pericolo” di essere scambiati per una donna o un non-bianco, rispetto a un “normale eterosessuale” di essere “scambiato” per un omosessuale…» (Calvin Thomas)

L’omofobia interiorizzata consiste nell’accettazione da parte di gay e lesbiche di tutti i pregiudizi, le etichette negative e gli atteggiamenti discriminatori verso l’omosessualità. Questa interiorizzazione del pregiudizio è per lo più inconsapevole e può portare a vivere con difficoltà il proprio orientamento sessuale, a contrastarlo, a negarlo o addirittura a nutrire sentimenti discriminatori nei confronti degli omosessuali.

L’omofobia può  diventare causa di episodi di bullismo, di violenza nei confronti delle persone LGBT. Secondo l’agenzia per i Diritti Fondamentali (FRA) dell’Unione Europea l’omofobia nel 2009 danneggia la salute e la carriera di quasi 4 milioni di persone in Europa. L’Italia è il paese dell’Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale – dettata tante volte anche dal mobbingda parte del bigottismo umano-sociale della Chiesa terrena. Nella nostra Nazione a livello di codice penale, le discriminazioni sono regolate dalla legge Mancino che nella sua prima formulazione prevedeva esplicitamente anche l’orientamento sessuale, che però venne eliminato dal testo nella stesura definitiva. Allo stato, a oggi in Italia non esiste quindi nessuna legislazione penale esplicita né contro la discriminazione né contro gli atti di omofobia e di incitamento all’odio sulla base dell’orientamento sessuale. Il 2 ottobre 2009, nel corso della XVI Legislatura la commissione Giustizia della Camera dei Deputatiha adottato un testo base, presentato dalla deputata Anna Paola Concia e costituito da un singolo articolo, che tra le circostanze aggravanti comuni previste dall’articolo 61 del codice penale inserisce anche quella inerente all’orientamento sessuale. Tale testo è stato poi bocciato il 13 ottobre 2009 dalla maggioranza parlamentare su una pregiudiziale di costituzionalità sollevata dall’Unione di Centro. La bocciatura ha sollevato dure critiche verso l’Italia da parte di rappresentanti dell’Unione Europea e dell’ONU. Alla bocciatura ha reagito invece positivamente il vescovo Sua Ecc.za Rev.ma Domenico Mogaveroche definisce la proposta di legge “solo un primo passo, in quanto il vero obiettivo di questa campagna sono le nozze gay”.

Anche l’arte musicale si dipana in due correnti di pensiero diverse: Il collettivo anarchico e gruppo musicale Chumbawamba ha composto un brano dal nome homophobia che parla specificatamente dell’argomento. In vari paesi (ad esempio Canada, UK, USA, Francia, Italia) sono stati annullati molti concerti di famosi esponenti della “scena raggae”, quali SizzlaBeenie ManCapletonBounty KillerT.O.K.Buju BantonElephant Man per i contenuti omofobisessisti dei loro testi.  

Per questa ragione in occasione della settimana contro l’omofobia nella prossima metà di maggio  Arcigay Makwan Messina  organizza un incontro interreligioso nella sala consigliare della Provincia Regionale di  Messina, sabato 15/05/010 alle ore 10,00. Per dire no ad ogni forma di fondamentalismo (anche religioso) che spesso sfocia in omofobia spesso violenta.