verrà presentato a Messina il 31 maggio alle 18.30 alla Feltrinelli : relatore l’On Angela Bottari il Prof Giuseppe Restifo e il giornalista Lucio Musolino del Fatto Quotidiano introdurranno , modera Maurizio Rella in qualità di testimone dei fatti narrati
L’Opera degli Ulivi – Romanzo di Santo Gioffrè – Ed Castelvecchi – aprile 2018 Un’Opera è tale quando non definibile in altre modalità. L’Opera non è definibile intrinsecamente , non ha confini e proprio per questo all’interno di essa all’occhio banale è facile imbattersi in “deliri”, che in realtà sono soltanto esplicazioni legittimate dal progredire dell’Opera stessa. Tuttavia, potrebbe precisarsi che un confine ci sia nell’opera: il principio, l’inizio, la causazione primitiva, la necessità della sua esistenza.
Limite dal quale discenderebbe la spirale evolutiva della creazione . L’Opera degli Ulivi è un romanzo, ma non è un romanzo; è un racconto, ma la sua narrazione si accosta ad una cronaca pedissequa di accadimenti collocati lungo i tempi eterni della toponomastica , in quel reticolo di percorsi memoriali che sono le città. Messina: città babba Leggendo L’Opera degli ulivi ci si ritrova subitaneamente dirottati in un mondo governato dalla semplicità dei propri eccessi, quasi che l’area geografica su cui gli avvenimenti si innescano fosse essa stessa metafora e grottesca scenografia di una regia partorita in un impeto di straordinaria lucidità: quelle due sponde lambite dal medesimo mare foriero di miti antichi divengono adesso palcoscenico su cui drammi paralleli si compiacciono vicendevolmente in ammiccante attesa . L’Università, luogo del sapere votato alla verità, luogo quindi del potere più forte, diviene preda ambita e contesa da più parti: quelle buone e quelle cattive. Unico punto di contatto : l’appropriazione violenta sia dei diritti che dei privilegi. Questa regia inscena la metodologia che è stata in grado di elaborare la società post bellica post rivolte sessantottine post agricola di un Paese che non ha ancora realizzato come e in quale direzione progredire. In quegli anni sono le Piazze e le Strade a raccontare di tutto questo, Santo Gioffrè lo racconta adesso , forse per necessità personale , forse per dare fede ad una promessa dovuta agli ideali politici tuttora sentiti compagni, o per testimoniare una giovinezza perenne: quella dei tanti cui una vera giovinezza fatta di spensieratezza e leggerezza non è mai stata concessa; e lo racconta candidamente nell’Opera degli Ulivi, offrendone narrazione immediata , estremamente dettagliata e mai suggestiva dei fatti e dei misfatti di una generazione in parte bruciata dal piombo e in parte attestatasi col piombo.
Il testimone dei fatti e l’autore si identificano senza alcuna tutela stilistica. L’ autore guarda in faccia direttamente il testimone ed insieme raccontano i personaggi , le forze in gioco ed i luoghi svelandone realtà e mistero. L’Opera degli Ulivi è capace di rappresentarsi come forma geometrica di un vissuto epocale, una spirale materica costruita con le risorse umane più a buon mercato e che in questo romanzo raggiungono la dignità di motori energetici: le donne in primo luogo ,la madre nel suo ruolo di innesco perseverante della tragica tradizione culturale; e la compagna come figura cuneiforme di ammortizzatore e leva; di seguito gli ultimi , coloro su cui il peso del sistema capitalistico grava pericolosamente e dunque va scaricato nei modalità già pronte e rese disponibili dal sistema stesso.
Quella che Gioffrè ci racconta e che si è svolta inequivocabilmente sopra i vissuti di qualche generazione è un’opera straordinaria, un’opera alchemica che è riuscita a trasformare gli anni di piombo in anni d’oro a seguire , almeno per una parte notevole e vieppiù notabile degli attori in gioco. L’occupazione forzosa del potere supremo , quella dell’accesso alla titolarità delle professioni , complice la dirimpettaia esigenza della democraticizzazione della conoscenza, vede come esito il riproporsi costante del male maggiore : l’incompetenza diffusa, l’arrivismo spietato nelle professioni e nelle istituzioni, un inesorabile dirottamento verso il basso delle istanze sociali, politiche, istituzionali e culturali. Gli anni di piombo hanno preparato con un’opera straordinaria gli anni d’oro dell’indecenza, del malcostume della Grande Bellezza che non intende sfiorire , del Capitale Umano che preserva se stesso in tutta la sua sconcia attualità. Santo Gioffrè, residuato bellico di grande valore testimoniale e culturale, con candido fervore ci pone innanzi all’osservazione multidimensionale dei fatti narrati, scoprendo attualità nascoste nella storia fenomenologica di un Paese ancora in via di ricostituzione