Giovedì scorso ho presentato un’interrogazione parlamentare in Senato sul tema della macellazione e delle malattie dei bovini in provincia di Messina, sottolineando le gravi responsabilità istituzionali e le ricadute pericolose sulla salute dei cittadini.
Mi fa molto piacere che anche gli organi di informazione se ne stiano occupando. Il problema merita la massima attenzione di tutti gli organi di controllo sanitari e giudiziari, oltre che politico ed istituzionale.
Di seguito il testo integrale della mia interrogazione.
Giuseppe Lumia
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Atto n. 4-05605 Pubblicato il 7 aprile 2016, nella seduta n. 605
LUMIA – Al Ministro della salute. –
Premesso che:
in provincia di Messina, vive un patrimonio animale di tutto rispetto con aziende agricole e di allevamento sane e di rilievo regionale e nazionale. Di recente, si assiste al dilagare di un’epidemia epocale di brucellosi e tubercolosi bovina, con ormai centinaia di casi di trasmissione delle stesse all’uomo;
dalla stampa locale si apprende che, ormai da un anno, la Polizia di Stato di Sant’Agata Militello interviene in maniera sistematica e continua sul settore con diverse attività d’indagine. Attività che, se prese singolarmente, possono non destare particolare preoccupazione, ma, se valutate nell’insieme, rappresentano una situazione inquietante ed allarmante per la salute pubblica. Ciò a maggior ragione, se si considerano i 45 casi ufficiali di brucellosi umana, numero destinato a salire, accertati solo nella provincia di Messina. Un esempio per tutti è rappresentato dalla notizia di un allevamento di Caronia, particolarmente seguito della stampa da parte di “Siciliapress”, con un articolo del 14 maggio 2015;
dalla suddetta notizia di stampa si apprende che nelle indagini sarebbero stati coinvolti, oltre al titolare dell’allevamento, anche due veterinari del servizio pubblico di sanità animale che avrebbero dovuto effettuare i controlli sull’allevamento e che evidentemente non hanno fatto il loro dovere;
gli agenti del commissariato santagatese, coordinati dal loro dirigente, dopo il blitz, hanno posto sotto sequestro 53 bovini sui quali verranno condotti ulteriori accertamenti, oltre a tutte le misure per circoscrivere il focolaio infettivo. I reati contestati agli indagati sono gravissimi ed allarmanti, anche alla luce dei richiamati casi di infezione da brucellosi accaduti a Messina: diffusione di malattie degli animali, detenzione di alimenti pericolosi per la salute, falsità ideologica, abuso d’ufficio ed inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, oltre a truffa aggravata per l’ottenimento dei contributi;
inoltre, si apprende che le indagini hanno permesso di accertare che al termine degli ultimi controlli ufficiali effettuati 15 giorni prima da veterinari dell’ASP di Sant’Agata Militello, gli animali erano risultati in buono stato di salute. Tali controlli sono stati poi smentiti dalle analisi su campioni di sangue dei bovini effettuate dagli operatori dell’Istituto zooprofilattico di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), che hanno permesso di rilevare, nel 15 per cento dei capi monitorati, la presenza dell’infezione tubercolare;
la notizia ha prodotto una dura reazione del direttore generale dell’ASP di Messina, che oltre a difendere a prescindere l’operato dei propri veterinari ha contestato l’utilizzo del metodo di analisi del gamma-interferon, definendolo sperimentale e non idoneo. Al contrario questo metodo è conosciuto da oltre 20 anni e previsto dalla normativa vigente;
i successivi accertamenti della Polizia che ha utilizzato entrambi i metodi diagnostici della tubercolosi, come previsto dalla nota dell’Assessorato per la salute, Prot./Servizio 9/ n. 14355 del 20 febbraio 2012, che prevede l’utilizzo del gamma-interferon nei focolai di tubercolosi, hanno confermato la presenza della malattia negli animali;
è chiaro, anche se sono ancora in corso indagini, che il caso scoperto dalla Polizia è grave. Sono così scattati gli avvisi di garanzia per l’allevatore dei bovini infetti e per i veterinari dell’ASP che avevano effettuato i controlli. Il blitz da parte degli uomini del commissariato di Sant’Agata Militello si inserisce nel quadro della vasta azione di controllo posta in essere da mesi sugli allevamenti dei Nebrodi, finalizzata alla prevenzione ed al contrasto di furti di animali e della macellazione clandestina, nonché della tutela della salute dei consumatori;
i poliziotti di Sant’Agata hanno portato alla cronaca, oltre gli innumerevoli casi di animali privi di identificazione e di macellazioni clandestine, con la messa in commercio di carni prive di controlli sanitari, anche casi di detenzione illegale di farmaci veterinari presso gli allevamenti, come emerge da un articolo dell’”amnotizie” del 4 giugno 2015, e della presenza di vere e proprie farmacie veterinarie, complete di tutte le attrezzature necessarie per la somministrazione di terapie, tra cui flaconi, farmaci, di cui alcuni scaduti, siringhe, aghi e provette per i prelievi di sangue. Sono stati inoltre trovati anche attrezzatura medico-veterinaria, passaporti di bovini, microchip e marchi identificativi per bovini e ovini, nonché attrezzi rudimentali utilizzabili per la macellazione clandestina e provette per i prelievi in uso al servizio veterinario;
inoltre, a seguito delle attività investigative della Polizia di Stato, il servizio veterinario di Messina ha avviato un piano di risanamento nella zona di Caronia, dove sono emersi quasi 100 focolai da tubercolosi e brucellosi in aziende storicamente ufficialmente indenni di tubercolosi e brucellosi. Basta leggere il sito internet del Comune di Caronia per rendersi conto dell’entità dell’epidemia da tubercolosi che improvvisamente è scoppiata in quel territorio. Considerato che la tipologia di allevamento nei Nebrodi è caratterizzata da un’elevata dinamicità, da spostamenti e transumanze da un Comune all’altro, ci si chiede perché vi siano pochi casi di tubercolosi o addirittura nessun caso negli allevamenti dei comuni vicini. L’unica variabile è stato l’utilizzo di veterinari esterni che evidentemente hanno lavorato onestamente facendo emergere tutti i casi di infezione, mentre negli altri Comuni hanno operato sempre gli stessi dirigenti veterinari;
la provincia di Messina ha un patrimonio positivo nel settore agroalimentare, fatto di eccellenze e qualità, per cui è necessario isolare e colpire il focolaio di illegalità, che comporta notevoli rischi per la salute umana di tutto il territorio siciliano; sembrerebbe inoltre che svariati capi di bestiame vengono inviati in macelli dell’avellinese, come dimostrato a seguito del rinvenimento di boli endoruminali, utilizzati per l’identificazione elettronica dei bovini, illecitamente detenuti dagli allevatori e riguardanti bovini macellati presso un mattatoio di Avellino,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi per conoscere quali siano i provvedimenti presi dal servizio veterinario provinciale a tutela della salute pubblica;
se l’Assessorato regionale per la Salute e il Ministero siano stati informati dalle autorità locali preposte dell’entità dell’emergenza e di quanto si sta verificando nei Nebrodi e a Messina;
se sia a conoscenza di quanti siano i veterinari dell’ASP di Sant’Agata Militello colpiti da attività d’indagine da parte della magistratura, quanti di loro ricoprano ruoli di responsabilità e quali provvedimenti ai sensi dell’anticorruzione siano stati intrapresi anche negli altri distretti dell’ASP 5 di Messina;
se i 2 veterinari “infedeli” siano stati sospesi o continuino ad esercitare tranquillamente la loro funzione e le medesime mansioni, insieme ad eventuali altri denunciati per gli stessi fatti;
quali siano gli esiti finali degli accertamenti sulle carcasse degli animali infetti riguardanti la vicenda dei 2 veterinari, cioè da quanto tempo fosse presente la malattia in allevamento e se le carcasse siano state distrutte;
quali iniziative intraprendano le ASP per prevenire ed impedire la messa in commercio di prodotti a base di carne e di latticini privi di tracciabilità e quindi ad alto rischio per la salute pubblica;
come mai il servizio veterinario di Sant’Agata di Militello continui ad autorizzare le macellazione di animali infetti da tubercolosi e brucellosi fuori provincia o addirittura fuori regione;
se non ritenga opportuno avviare con immediatezza un’attività ispettiva presso gli organi deputati alla tutela della salute pubblica nell’area interessata dai fatti denunciati.