Ma voi rimarrete con una cambiale bianca e senza scadenza in mano

“Dal punto di vista tecnico, l’Anci sposa la tesi della Ragioneria dicendo che il debito è quando ci si trova davanti a titoli certi, liquidi ed esigibili”. A parlare è il Vicesindaco di Messina e Assessore al Bilancio Guido Signorino, sentito in merito alla situazione Economica dell’Amministrazione e ai problemi di liquidità che la stessa è chiamata ad affrontare.

Ma è necessario fare un passo indietro e precisare che è stata proprio la necessità di avere certezza sui conti che ha portato l’amministrazione Accorinti ad affidarsi ai famosi esperti dell’Anci. Pertanto, sotto la spada di Damocle del default del Comune che la Corte dei Conti “minacciava” un mese si e l’altro pure e a fronte delle grandi e mediatiche battaglie giornalistiche locali, che avevano visto il Commissario Croce dichiarare che i debiti del Comune di Messina erano 500 milioni di euro e la Ragioneria Generale guidata dal Dott. Coglitore, di recente andato in pensione, contestare che il debito non poteva essere oltre i 70 milioni, si affidava ai tre esperti dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) il campito di stabilire una volta per tutte la massa debitoria del Comune di Messina.

“Sono in attesa d’avere un tavolo tecnico di valutazione, che attendevo già da una decina di giorni. La dottoressa Scozzese prima e stata fuori poi è stata impegnata ed in questa settimana ritengo avremo una sorta di risposta. Da Indiscrezioni che sono pervenute possiamo dire che l’accertamento della massa debitoria è stato validamente svolto dalla Ragioneria e potrebbe esserci una modalità di riduzione di questa massa debitoria in base alle attività negoziali che l’amministrazione ha in animo di adottare, mentre la criticità che viene evidenziata è relativa alle partecipate, che sono elementi (della massa debitoria) realmente preoccupanti e che stiamo affrontando con gli strumenti tecnici necessari e con l’asseverazione dei debiti e dei crediti dell’amministrazione”.

Ma la risposta del Vicesindaco ci è sembrata troppo piena di tecnicismi e pur rivelando un’indubbia non conoscenza personale della materia abbiamo continuato:

Per essere un po’ più semplici, la grande diatriba che aveva visto lo scontro tra il Commissario Croce ed il Ragioniere Generale a suo giudizio ha ancora motivo di esserci ?

“E’ relativa questa diatriba perché dipende dal modo d’intendere la formazione di essere e della consistenza del debito. Dal punto di vista tecnico l’Anci sposa la tesi della Ragioneria per cui solo davanti ad un titolo certo, liquido ed esigibile si può parlare di debito, il resto è debito latente. La Corte dei Conti nella formulazione dei piani di rientro ci obbliga (però) a tenere conto anche dei debiti latenti. Il problema di questo piano di rientro è stabilire quanto della massa debitoria latente debba essere inserito nel piano.”

Detta cosi la risposta, per quanto precisa, esatta e puntuale, non riusciva ancora a sciogliere quei dubbi che ci avevano visti protagonisti e al centro del mondo giuridico ed economico per essere stati in grado di presentare davanti alla Corte dei Conti ben due relazioni economiche differenti. Quella del Ragioniere Generale del Comune e quella del Commissario Croce e le cui differenze risiedevano e risiedono, sulla massa di milioni di euro che da qui a 10,20 o 30  anni ed anche più sarete chiamati a pagare sotto forma di aumenti annuali delle tasse locali.

Ed allora, forse indelicatamente, abbiamo continuato; ma prima di procedere è necessario definire una volta per tutte di cosa stiamo parlando. Per farlo prendiamo l’esempio di una fattura non pagata dal Comune di Messina e vediamo per quale strana alchimia si trasforma in un debito fuori bilancio, tenendo presente che è proprio su questi concetti che si baserà la massa debitoria che dovremo pagare.

Ogni anno nel bilancio di previsione (anche se non è approvato nei tempi “giusti”) del Comune sono previste tutte le spese che il Comune dovrà affrontare e quindi anche le spese dei lavori per i quali l’impresa emetterà fattura. Questo significa che se la fattura non è pagata non solo non era prevista come spesa dal Comune ma non si può neanche andare in Ragioneria a dire pagami la fattura. Infatti l’unica autorità che può dire ad un Ente paga anche se la spesa non è prevista in Bilancio è il Giudice.

Allora l’impresa armata di santa pazienza si rivolge al Giudice ed ottiene un Decreto Ingiuntivo esecutivo, in altri termini un ordine all’Ente di pagare la fattura e convinta di aver raggiunto il risultato va in Ragioneria e chiede il pagamento della fattura e si riceve un altro no.

Ed è su questo banale e semplice esempio che si è svolta la guerra “dei cento debiti” tra la Ragioneria ed il Commissario Croce, perché il Decreto Ingiuntivo o la Sentenza di condanna sono proprio le figure tipiche del debito fuori bilancio con una sostanziale differenza; per il Commissario questi sono debiti certi, liquidi ed esigibili essendo passati già al vaglio di un Giudice (art. 633 del C.p.C e segg.), mentre per la Ragioneria e per l’Anci lo diventano solo quando gli stessi vengono riconosciuti dal Consiglio Comunale e quindi inseriti nel Bilancio dell’Ente come passività e, pertanto, solo allora acquistano l’etichetta di “debiti certi, liquidi ed esigibili”.

E pensando all’impresa con la sua fattura e tenendo a mente che in questi parametri vi rientrano anche i bilanci delle partecipate abbiamo continuato chiedendo:

Una circolare interna della Ragioneria dell’Ente, a proposito della L. 64/2013 (quella con la quale lo Stato invitava gli Enti Locali a pagare alle imprese le “fatture non riscosse” alla data del 31.12.2012) precisava che è debito certo, liquido ed esigibile solo quello inserito in bilancio. Questa valutazione vale anche per Lei come Assessore al Bilancio considerando che un Decreto Ingiuntivo o una sentenza sono già titoli certi ecc. ecc.. ?

“Non è questo, il riconoscimento di debito fuori bilancio (DfB) sottostà a determinate regole che sono vincolati, le Sentenze e i D.I obbligano a riconoscere il DfB, non vi è possibilità di sfuggire a questa (sentenza o D.I.) come ipotesi di DfB, art. 194….e quindi parliamo anche del bilancio delle partecipate e della delibera sui rifiuti che deve essere approvata in consiglio… e questo è il riconoscimento che è in corso in Consiglio.”

Lei ha idea se il Consiglio, come prevede la legge, ogni anno si riunirà per riconoscere questi DfB, glielo chiedo come Giunta Comunale …non ho capito la domanda… poiché per legge il Consiglio li deve riconoscere ogni anno i DBF ne consegue che l’Amministrazione li deve proporre una volta all’anno questi DBF— “Non è sufficiente…. la Regione….(confesso che pur con il registratore ad un palmo dal naso non sono riuscito a decifrare l’intera risposta e me ne scuso, ma il finale si ed il succo del discorso è che la povera impresa rimarrà con la fattura in mano ancora per qualche anno)…..per poterli riconoscere occorre che ci siano i fondi, occorre finanziarli questi DfB. E si dovrà costruire un percorso virtuoso.”

Alla luce di quanto sopra appare un po’ più chiaro l’arcano delle due relazioni presentate alla Corte di Conti e se pure con molta prudenza “politica” il Vicesindaco, anche come emerito Professore Universitario in materie Economiche, sembra sposare l’analisi dell’ANCI, dall’altra parte non si è potuto esimere dal confermarci che nel piano di rientro, la Corte dei Conti pretende non solo tutte  le passività previste ad oggi nel bilancio Comunale ma anche quelle che eufemisticamente chiama debiti latenti.

In altri termini, 6,7 o 8 anni di bilanci delle partecipate non inserite in Bilancio pur essendo di proprietà comunale, anni e anni di sentenze e D.I. non quantificati e non quantificabili, non ancora passati al vaglio del Consiglio e pertanto ancora non  etichettati come un debito “certo, liquido ed esigibile”; a cui aggiungere quelli di cui nessuno parla i debiti certi, liquidi e futuri. Anni di espropriazioni di terreni ed edifici di cui non si è pagato l’indennizzo e che non hanno generato nessuna opera pubblica o arricchimento per l’ente, sentenze e i D.I. che di anno in anno maturano oltre interessi, parcelle d’Avvocati e quant’altro, nomine di commissari ad acta pagati pronta cassa e centinaia di migliaia di cause aperte di cui il Comune si dovrà fare carico. ( dalla ruota dell’auto scoppiata perché è passata su un ramo spezzato caduto sull’asfalto, a quello che pretende di essere risarcito perché ha sbattuto la testa su un palo della luce posizionato sul marciapiede. Ed il dramma è che hanno ragione essendo compito del Comune  provvedere con le sue maestranze a potare gli alberi e con i suoi tecnici e per le varie occasioni anche direttori dei lavori, impedire che l’impresa possa installare dei pali della luce sui marciapiedi)

Ora dire se i debiti del Comune di Messina sono 70 milioni di euro o 500 milioni non è nelle mie capacità mentali o previsionali, ma riuscire a comprendere già da oggi che, come l’impresa rimarrà con la sua fattura in mano, anche voi rimarrete con una cambiale bianca e senza scadenza in mano è un dato certo.

E poiché con la cambiale in mano mi troverò anch’io, non ho resisto a fare una domanda cattiva e che avrei anche potuto evitare. Del tipo: pago, me gliene ho dette quattro al sistema. 

Si dice nei corridoi e nella città che lei sia la mente “grigia” dell’Amministrazione, come si difende da questa accusa ?

“Intanto non mi piace l’aggettivo grigia, non è proprio….allora diciamo la mente pensante… no, non è assolutamente vero, è sbagliato profondamente. Primo perché il vertice dell’Amministrazione è il Sindaco e quindi Renato Accorinti, la conduzione dell’amministrazione dipende dalle sue determinazioni e dai suoi indirizzi, che naturalmente condivide con tutta la Giunta. Io che sono il suo Vice, provvedo a una direzione…come posso dire…quotidiana e tecnica della conduzione di governo che è agevolata anche dalla vicinanza fisica ( con il Sindaco), ma in realtà la mente, è una mente collettiva nella misura in cui il Sindaco, che è il vertice, condivide con i suoi assessori le scelte gestionali.”

Il Sindaco ha dichiarato che questa è una Giunta aperta, per questo  Lei ogni mattina è presente ai  “briefing informali” che tutta la Giunta fa ?

“I briefing sono il modo che noi abbiamo per condividere l’azione di governo, per valutare e poter fronteggiare le problematiche che quotidianamente ci possono essere; sono briefing informali ma sono essenziali per avere un’azione costruttiva. Credo di poter dire anche che è l’elemento (il briefing) più prezioso e innovativo della prassi politica e amministrativa di questa Città. Cioè lo sforzo di questa Giunta e di questi Assessori, non di portare avanti un singolo aspetto derivante dalle loro esperienze, ma di condividere un disegno vero e comune. Ed è per questo che ogni volta che posso ci partecipo (al briefing).”

 E’ da dire che questa innovazione politica che vede tutti gli assessori coordinarsi e muoversi in un’unica direzione incomincia a lasciare il segno e può prestare il fianco a molte critiche, perché è anche chiaro che se il singolo Assessore prima d’agire per dare qualche risposta alla città deve coordinarsi con una “mente collettiva” politicamente intesa, rischia di trovarsi davanti ad un’altra istanza della città più impellente e di conseguenza non agire affatto.

Un altro rischio che si può già vedere all’orizzonte è quello di approntare un piano di rientro senza tener conto della nuova massa debitoria che lievita nel cassetto, non sarebbe male a tal proposito  pagare le sentenze piuttosto che le parcelle degli avvocati dell’Ente, e per venire incontro alle obiezioni del Vicesindaco procedere, dopo il pagamento, ad un formale riconoscimento di DfB. Una sorta di Regolarizzazione di cassa già fatta in passato per qualche caso e che porterebbe il debito ad essere iscritto nelle passività dell’Ente dopo averlo pagato e  non come oggi è prassi fare prima si iscrive nelle passività e poi si paga.

     Pietro Giunta

 

 

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