La seconda edizione
dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia parla chiaro,
nel Mezzogiorno è ancora allarme. Maglia nera alla Campania. Segue la Sicilia
in netto peggioramento.
91.272 i bambini vittime di maltrattamento nel nostro Paese, più della metà (52,5%) bambine e un milione e 208mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta. Vulnerabilità rilevata dal Cesvi che il 14 Maggio scorso ha presentato presso la Camera dei Deputati la seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, intitolato “L’ombra della povertà”.
65 gli indicatori statistici, aggregati e
analizzati secondo sei capacità: 1) cura di sé e degli altri; 2)
vivere una vita sana; 3) vivere una vita sicura; 4) acquisire conoscenza e
sapere; 5) lavorare; 6) accedere alle risorse e ai servizi.
La prima edizione mostrava la
fotografia di un Paese spaccato in due, con l’eterno divario tra le
regioni del Nord e quasi tutte quelle
del Centro al di sopra della media nazionale, e quelle del Sud in fondo alla
classifica. Questa seconda edizione, conferma
la spaccatura, con la Campania che rimane fissa in ultima posizione, preceduta dalla Sicilia che peggiora la sua posizione scendendo di
un gradino la classifica nazionale.
L’edizione di quest’anno indaga
principalmente la stretta relazione che
intercorre tra maltrattamento infantile e povertà,
intesa come povertà materiale, emozionale, relazionale ed educativa e fattore di rischio a elevata criticità,
tanto da essere considerata uno dei fattori predittivi per il maltrattamento
minorile.
Daniele Barbone, amministratore delegato di Cesvi,
spiega: “È stato dimostrato che il maltrattamento avviene
trasversalmente in tutte le classi sociali; tuttavia la condizione economica
della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e
la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per
rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto
indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltrepovertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate”.
La situazione in Sicilia, in
particolare, peggiora sotto quasi tutti i punti di vista. Osservando i cambiamenti intercorsi
dall’ultima rilevazione, infatti, è palese l’immobilismo trasversale a quasi tutte
le aree prese in esame.
Capacità di
cura di sé e degli altri
La Sicilia passa dalla 10a alla 13°
posizione per quanto riguarda i servizi
relativi alla capacità di cura, che tiene in considerazione indicatori quali
caratteristiche caratteriali personali (soddisfazione per la vita), gravidanze
indesiderate (uso di metodi contraccettivi moderni), scarsa coesione familiare
e famiglie disfunzionali (separazioni e soddisfazione per le relazioni
familiari), numero componenti della famiglie.
Capacità di vivere una vita sana.
Unico ambito in cui
ottiene un segno positivo, dalla 11a alla 7a posizione, per i progressi nella diminuzione del tasso di
mortalità per droga. Un peggioramento è invece registrato in termini di obesità
infantile con un aumento della percentuale di bambini/e in eccesso di peso.
Capacità
di vivere una vita sicura
Riferita al contesto
familiare e sociale, la Sicilia vince per “il peggioramento più
vistoso” perdendo 4 posizioni, arretrando sul gradimento delle
relazioni amicali (dal 23,3% al 20,1% tra il 2016 e il 2017) sulla fiducia
interpersonale (il bisogno di stare molto attenti è aumentato dall’83,5%
all’86% degli over 14) e sulla fiducia nelle forze dell’ordine (dal 7,1% del
2016 al 6,9% del 2017).
Capacità
di acquisire conoscenza e sapere
Non c’è modo di
abbandonare l’ultima posizione in classifica nazionale. I fattori di rischio sono
legati alla percentuale di popolazione tra i 25 e i 64 anni con nessun titolo
di studio o la licenza elementare e il tasso di istruzione terziaria delle
donne nella fascia di età tra i 30 e i 34 anni.
Capacità
di lavorare
Il Cesvi spiega come una
condizione occupazionale critica o instabile rappresenti, nello schema dello
“European report on preventing child maltreatment”, un fattore di
rischio di maltrattamento sui bambini/e legato a una condizione di stress
genitoriale. La Sicilia è stabile in penultima posizione.
Capacità di
accedere alle risorse e ai servizi.
Ancora una
volta ultima posizione. “La povertà non è un
fattore di rischio né sufficiente né necessario per il maltrattamento e la
trascuratezza di bambini/e” – si legge – ma le società nelle quali il
livello di diseguaglianza economica e sociale è più elevato mettono a maggiore
rischio la sicurezza dei bambini/e, come dimostra una ricerca svolta negli USA
che ha rilevato una relazione diretta tra elevato tasso di disuguaglianza
economica e maggiore incidenza del maltrattamento infantile.
L’analisi del Cesvi che nella sua visione intende stimolare
un maggiore impegno politico e amministrativo rispetto al problema da parte dei
singoli territori e dello Stato, mostra allo stesso tempo un’Italia a due
velocità con le regioni del Sud a elevato
rischio e con minore offerta di servizi e dunque aree capitali rispetto alle priorità
di intervento territoriale.