MAMMA EGIDIA RICORDA VITTORIO

Lo chiamavano Vik, quel ragazzo con i capelli scuri e gli occhi che guardavano lontano. Vik, giovane uomo che sognava la pace e che “non voleva essere un lupo”, rapito ed ucciso da chi il suo sogno voleva ostacolarlo ad ogni costo. Oggi Vittorio Arrigoni, vittima di un gruppo terrorista afferente all’area jihadista, è ancora apprezzato, cercato, ammirato. Sperava in un Oriente diverso Vik, senza conflitti a fuoco né rivalità sanguinarie, eppure attivismo e ideali pacifisti non sono bastati, non questa volta. I reportage, i libri con cui invitava i popoli a “restare umani” e il suo blog ormai di fama internazionale sono tuttora letti e conosciuti dai più, nonostante Arrigoni abbia perso la vita da ormai cinque anni: la morte sarebbe sopraggiunta la notte fra il 14 e il 15 Aprile 2011, i mandanti e gli esecutori sono stati individuati con facilità, mentre il movente non è ancora chiaro.

La madre Egidia Beretta, irrimediabilmente ferita ma coraggiosamente fiera, parla ancora del figlio ai media e all’Italia intera. Racconta i suoi perché e rinnova il mantra di Vittorio, decisa a portare avanti le sue parole e le sue convinzioni.

 

Lei è a Messina per parlare in maniera delicata e sommessa di un uomo che abbiamo imparato ad amare, Vittorio. Qual è il messaggio che suo figlio sta continuando a trasmetterci?

“Penso ci inviti a guardare prima dentro di noi e poi intorno a noi, ad avvertire la necessità che l’umanità sconfigga l’imperante inumanità. Ce lo testimoniano le sue battaglie, i suoi scritti e a me adesso tocca fare da portavoce. Di certo non ho la sua voce potente, ma ho le sue parole ed il suo esempio e quindi vado volentieri ovunque siano disposti ad ascoltarmi qui in Italia.”

 

Vittorio è ricordato anche come il bambino che non voleva essere un lupo. Chi sono i lupi?

“Beh, i lupi sono gli uomini che fanno del male, che uccidono, sono i disumani. Sono le persone che pensano soltanto a se stesse, dimenticando il resto del mondo.”

 

Lei ha scritto un libro per i papà e per le mamme, non solo per i bambini…

“Ma non sono io l’autrice. L’ha scritto Sabina Antonelli, un’insegnante di scuola dell’infanzia di Spoleto. Sabina mi ha sempre detto che da quando ha conosciuto la storia di Vittorio ha imparato ad osservare la vita da un’altra prospettiva, così ha voluto presentare ai bimbi non tanto un personaggio – mio figlio – ma i suoi sogni.”

 

Quando ho sentito parlare di lupi ho subito pensato a Graziella Campagna, uccisa per aver compreso che una persona a lei vicina non era quella che mostrava di essere. Graziella diceva sempre di aver paura dei lupi… Ecco, questo libro può essere un arma contro questi lupi tanto temuti?

“Io penso di sì, però bisogna leggerlo con innocenza, con gli occhi di un bambino. Così facendo, anche i “grandi” potranno ritrovare i loro sogni e alimentarli con nuova linfa.”

 

Non potevo non notare le sue lacrime poc’anzi… Sono lacrime di rabbia, forza o piuttosto di dolore?

“Nulla di tutto ciò, si tratta di commozione. Sentendo queste parole immaginavo Vik bambino, ricordavo le sue parole ed i suoi sogni. Non c’è angoscia o dispiacere: Vittorio non è un messaggero, non ha mai voluto fare il maestro di nessuno. Ha regalato al mondo la sua testimonianza, la sua vita, i suoi scritti, c’è chi li accetta, li apprezza e chi li respinge.

Personalmente non posso che commuovermi quando sento le sue parole, anche se pronunciate da labbra altrui.”

 

Un’ultima domanda: il nostro giornale è prevalentemente una fucina per futuri reporter. Cosa deve avere un giornalista per essere degno di questo nome?

“Io le rispondo con le parole di Vittorio, a cui fecero questa domanda: niente trucchi da quattro soldi. Dillo chiaro, dillo vero, dillo subito.”