Maria Baronello, dopo la firma per presa visione dell’aut aut del Dipartimento per la Giustizia Minorile di Palermo, lo scorso 25 luglio ha lasciato la carica di Garante dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza del Comune di Messina, ruolo che avrebbe dovuto ricoprire in modo gratuito ancora per tre anni.
L’accusa di incompatibilità mossa dal Dipartimento, rispetto al suo ruolo di Funzionario della Professionalità di Servizio Sociale presso l’USSM di Messina e la carica di Garante, ha avuto come diretto esito quello di privare innanzitutto la città di Messina di una figura fondamentale che in due anni ha operato a favore dei minori.
Le parole di Maria Baronello, per quanto amare per l’intera vicenda, non sono polemiche, ma dedicate a ciò che è stato fatto e alle necessità future. “L’esperienza di Garante – ha affermato – mi ha permesso di leggere le problematiche minorili da nuovi punti di vista, dandomi la possibilità di intervenire con i cittadini sia direttamente, mediando su problematiche di diverso genere, sia indirettamente, mettendo in movimento energie e sinergie che avranno ricadute positive nel sistema dei servizi alla persona”.
L’ex Garante aggiunge quanto sia necessario creare “un coordinamento permanente” su argomenti di Politica dell’infanzia e dell’adolescenza tra Istituzioni pubbliche e Organizzazioni della società civile. Il momento storico che la città di Messina sta attraversando ha imposto e impone azioni urgenti per migliorare le condizioni di vita soprattutto delle famiglie a rischio di indigenza o in presenza di gravi situazioni di disagio.
A documentare il lavoro di Maria Baronello, a favore dei Minori del Comune di Messina, sono anche le lunghe e intense relazioni inviate a tutte le cariche istituzionali del Comune, alle Circoscrizioni, all’Assessore regionale e al Garante nazionale. Nella prima, redatta a poche settimane dall’insediamento, l’ex Garante confida nelle istituzioni affinché ciascuna, per il proprio mandato, possa collaborare sinergicamente alle attività da intraprendere per realizzare la tutela dei diritti dei minori.
Nella puntuale disamina che viene redatta sui bisogni che emergono dal tessuto socio-politico italiano, i dati Istat del 2013 sono allarmanti: un minore avrà una maggiore probabilità di diventare povero se “nasce nel Sud d’Italia, vive in una famiglia monoparentale o numerosa, la posizione lavorativa ed il livello di istruzione dei genitori sono bassi, è disabile, è di origine straniera”.
Alla luce di un quadro non idilliaco, fotografato dalla Garante anche su Messina, la programmazione oggi di un piano di intervento per l’infanzia, con lo scopo di prevenire problemi individuali e sociali dei singoli e della collettività, avrebbe potuto domani non solo ridurre il fenomeno dell’emarginazione e del disagio, ma anche la necessità di ricorrere a risorse destinabili ad altro.
Messina è composta da ben 48 villaggi, che accolgono una popolazione di ben 240.638 abitanti, di cui 40.108 minori. In un territorio così vasto, vi sono soltanto diciotto assistenti sociali, di cui quattro con orario part-time. Sono sufficienti a garantire, si chiede la Garante, “il buon funzionamento dei servizi, la presa in carico degli utenti, la programmazione e la progettazione dei servizi e in ultimo, ma non di minore importanza, l’attivazione delle azioni valutative delle progettualità avviate”? Sono ben 8544 gli infanti che hanno un’età compresa tra gli 0 e i tre anni. Eppure, vi sono solo tre Nidi pubblici, collocati due a Messina Nord (Zona San Licandro e Zona Giostra) e uno a Messina Centro (Zona Camaro). Il plesso sulla via La Farina è stato destinato, anche se costruito con i fondi regionali previsti per gli Asili nido, all’accoglienza dei bambini della scuola elementare “Mazzini”. Così, per Maria Baronello resta una forte differenza nella distribuzione nelle diverse aree territoriali e la totale assenza di interventi alternativi o sostitutivi dell’Asilo Nido nella zona Sud della città. L’accorato appello di Maria Baronello a tutte le cariche istituzionali in città e alle Circoscrizioni si basava anche sulla necessità di implementare servizi differenziati per l’infanzia di tipo socio-educativo, capaci di rispondere alle diverse problematicità.
Ulteriore sollecito, mosso durante il mandato esplicato nei due anni, ha riguardato la necessità di realizzare un protocollo con l’Associazione Medici Pediatri di Messina, poiché sono i primi professionisti che incontrano i bambini e le loro famiglie e possono conoscere concrete situazioni.
Particolare interesse, nelle relazioni citate, è rivolto anche alla fascia di età 4-12 anni, che comprende ben 17.432 bambini. Maria Baronello mostra sorpresa di fronte ai dati e alle risorse investite, sottolineando che “nel 2013 il Comune di Messina ha speso 2.000.000 di euro per il collocamento di 75 minori presso strutture comunitarie”, mentre “l’educativa domiciliare è stata effettuata soltanto nell’anno 2009”. Per l’assistente sociale, quando la famiglia non risulta impermeabile a ogni aiuto e processo di cambiamento, è proprio nel nucleo di origine che vanno rintracciate le possibilità di superamento delle difficoltà, anche se questo potrebbe voler dire allontanare per breve tempo il minore (la crescita equilibrata di un minore potrebbe avere tempi differenti da quelli impiegati dalla famiglia nel processo di cambiamento).
Inoltre, nella città di Messina ci sono ben 14.132 adolescenti tra i 13 e i 18 anni, che presentano problemi significativi rispetto al ritardo scolastico e alla dispersione con tutti gli aspetti collaterali di deprivazione personale, compensati da forme di disadattamento sociale. La Garante aveva previsto, a tal proposito, progetti individuali e di micro-gruppi per il recupero di conoscenze e capacità mediante attività para-scolastiche, laboratori di esperienze e stage per l’inserimento lavorativo, valorizzazione della dimensione del tempo libero e delle attività sportive come momenti di recupero di identità e socializzazione (un esempio, tra tanti, il progetto “Crescendo”).
Nei due anni di mandato sono stati previsti anche interventi a sostegno delle famiglie, attraverso il supporto alla genitorialità (come voluto anche dalla l. 328/2000). Ciò perché il solo intervento economico rischia di confermare o produrre una posizione passiva delle famiglie nei confronti del sistema, se non è accompagnato da un efficace processo di empowerment, che possa permettere alle persone e alle famiglie di raggiungere un sufficiente grado di indipendenza e autodeterminazione. Troppo spesso, infatti, gli aiuti alle famiglie sono tamponi all’emergenza e si configurano come un mero aiuto monetario, che non incide realmente sulle necessità e sul potenziamento delle competenze sociali.
Previsto, e in parte realizzato, anche il sistema informativo locale, come voluto dalla Riforma delle politiche sociali. La rilevazione dei dati e il loro monitoraggio hanno riguardato soprattutto le condizioni di vita dei minori e delle loro famiglie rispetto ai diritti, all’istruzione, all’ambiente familiare, alla prevenzione del disagio, al benessere complessivo, alla salute, alla giustizia civile e penale, all’integrazione (disabilità e immigrazione).
Alla luce di quanto emerge dalla città, ma anche dalle relazioni, tradotte in azioni concrete documentabili, sembra quantomeno deprecabile l’assenza di un Garante comunale. Soprattutto in considerazione del fatto che in questi due anni ha avuto un ruolo reale di promozione, di sostegno e di garanzia dei diritti di cui i minori sono titolari.