Cosa succede se viene diffusa diffidenza e sfiducia in un gruppo di persone? Nessuno di loro tenderà più a fidarsi dell’altro e degli altri, penserà che qualunque altro soggetto voglia “fregarlo”, cosa succede se lo si fa con una città intera? Il risultato è Messina.
Si, proprio Messina, la città dello Stretto e porta della Sicilia soffre di un male enorme, la diffidenza verso se stessa e verso gli altri. Un male frutto dell’assenza di certezze, di tante scommesse perse e di tante delusioni messe in saccoccia, una città ed una cittadinanza che non ha più la minima fiducia verso se stessa e verso l’esterno, rintanandosi in una cieca e chiusa scatola di cartone.
Ciò è papabile in ogni atteggiamento, in ogni via, in angolo ed attimo, portare a Messina qualcosa di “nuovo” è quasi una bestemmia, quell’idea, quell’azione, quella pratica innovativa viene vista come un pericolo destabilizzante da parte dei Messinesi, che la disprezzano a priori, timorosi che possa peggiorare le cose, come lo hanno fatto la maggior parte delle variazioni e “cose nuove” approntante in città negli ultimi 40 anni
E’ una diffidenza sociale, è una diffidenza che è effetto e causa della moria cittadina cui sta cadendo la città, una diffidenza che si chiude alle soluzioni ed al rischio, una diffidenza che non accetta aiuto, una diffidenza che condanna i talenti e le professionalità, rendendo uno dei luoghi più belli e con il più alto potenziale economico al mondo data la sua conformazione, una palude da cui scappare.
E’ una diffidenza che condanna socialmente, che fa sentir pesante ogni passo, senza motivo alcuno, è la diffidenza di una città e di una cultura che sembra aver deciso di non aver futuro, è una diffidenza ingiusta, che ci rende responsabili di un crollo culturale che accompagna quello economico, una mentalità frutto dello stato terminale che viviamo ove, come un paziente ammalato, rifiutiamo anche le ultime cure e gli anticorpi che noi stessi abbiamo.
E quando tutto è bloccato, quando tutto è in una lagunosa palude, non resta che andar via verso isole più felici ove sia possibile valorizzarsi e realizzarsi all’interno di un contesto che dia quanto meno la possibilità di farlo, non è un fattore matematico ma Sociale, è un fattore di mentalità che viaggia attraverso le persone, da ogni Messinese dipende il presente ed il futuro non solo di un “lembo” di terra, ma di un intera cultura, città e storia, saranno i Messinesi a decidere se Messina possa essere un isola felice o una palude, la differenza sta nel rinunciare alle proprie cieche arroganti certezze ed aprirsi al nuovo con sincera convinzione che sia questa un occasione di accrescimento, o continuare a rintanarsi nelle proprie sicurezze e convinzioni di una società che vuole continuamente fregare e fregarsi.
I prossimi anni verranno decisi unicamente da questa scelta, da questo confine, e scegliere spetta a noi, non ad altri.