Di tonino cafeo
“ Gaza è il volto con cui la Palestina si affaccia sul Mediterraneo. Negli ultimi sei anni ha dovuto subire tre aggressioni militari durante le quali è stata totalmente distrutta. Sono state utilizzate tutte le armi, comprese quelle proibite dalle convenzioni internazionali, inclusi fosforo bianco e uranio impoverito. Solo nell’ultimo attacco si sono registrate 2500 vittime civili, mentre 96.000 abitazioni sono state distrutte e ben 800. 000 rifugiati non hanno ancora trovato un tetto. Sono state prese di mira infrastrutture di prima necessità, scuole e ospedali.” “ Ringrazio l’amico sindaco di Messina Renato Accorinti , l’assessore alla cultura Tonino Perna e tutto il consiglio comunale per il tempo che hanno scelto di dedicare alla questione palestinese nell’ambito della loro iniziativa sui sessant’anni della Conferenza europea di Messina”
Basterebbero queste parole accorate e taglienti dell’ambasciatrice dell’Autorità nazionale Palestinese in Italia- Mai al Kahila, pronunciate davanti alla platea visibilmente emozionata del Palacultura, a rendere il senso autentico delle celebrazioni del sessantesimo anniversario della Conferenza europea di Messina e a sancirne il successo.
A parlare di Europa quando , a causa di una crisi devastante e senza apparenti vie d’uscita, avanza in tutti i paesi del continente uno scetticismo più o meno pronunciato- se non un’aperta ostilità- verso le istituzioni dell’Unione e le loro regole, si rischia l’impopolarità. La scommessa dell’amministrazione Accorinti è stata però un’altra. Non lasciarsi sfuggire l’occasione data da una ricorrenza istituzionale per introdurre nel dibattito politico quei temi che sono cancellati dal rumore di fondo del dibattito ufficiale e far emergere, oltre le doverose celebrazioni, l’idea di un continente che può liberarsi dai vincoli apparentemente indiscutibili dei conti in regola e delle frontiere invalicabili per ritrovare gli ideali che animarono la generazione dei padri fondatori e rinnovarne la forza propulsiva.
“ A cosa e a chi serve un ‘Europa che si chiude in una torre d’avorio e alza muri verso sud e verso est”? Si era chiesto l’assessore Tonino Perna aprendo i lavori della Conferenza di Messina edizione 2015. La risposta a questa domanda hanno provato a darla gli attivisti e gli studiosi che hanno animato le quattro giornate di dibattito che sono state aperte dalla contestata cerimonia con il presidente della commissione esteri della Camera Pierferdinando Casini e chiuse sabato scorso alla presenza del Presidente del Senato Piero Grasso.
Nelle sessioni dei lavori che si sono svolte al Palazzo della cultura si sono affrontate tematiche come l’analisi dei conflitti e le politiche per la pace nel Mediterraneo, la gestione dei nuovi flussi migratori, il processo di allargamento dell’Unione Europea, la sfida del mutamento climatico, la costruzione di una nuova comunità mediterranea. Le questioni della guerra e della pace, della decolonizzazione e dei conflitti scaturiti dalle cosiddette Primavere Arabe sono state affrontate da Roger Heacock, storico dell’università palestinese di Bir Zeit e dalla giornalista Giuliana Sgrena. Attorno ad esse si sono confrontati esponenti dei movimenti sociali e della cooperazione internazionale di entrambe le sponde del Mediterraneo come gli italiani Bruno Neri , Michele Nardelli e Carmelo Cedrone e la tunisina Manoubia Ben Ghedahem. A proposito di flussi migratori , diritto d ‘asilo e mobilità delle persone nei paesi europei si sono invece confrontati – fra gli altri- gli studiosi Lilia Ghanen ( univ. Di Beirut) ; Arfaoui Khemais ( univ. Di Tunisi) Anwar Moghit ( Univesità del Cairo) insieme agli attivisti italiani Paolo Naso ( commissione studi della Federazione delle Chiese Evangeliche) e Filippo Miraglia ( Arci Nazionale) . Della sessione di approfondimento storico destinata agli studenti sono stati protagonisti i docenti dell’ateneo messinese Santi Fedele, Rosario Battaglia, Angela Villani e Maria Luisa Parito, insieme a Tiziana di Maio, della Lumsa e ai ricercatori del progetto SMILE, mentre la riflessione sulle politiche di contrasto dei mutamenti climatici ha visto impegnati studiosi e attivisti del calibro di Gianni Silvestrini ( Kyoto Club) Nicola Cipolla , storico esponente rossoverde siciliano, Gianvito Graziano( presidente dell’ordine nazionale dei geologi) , Andrea Pedroncini, Salvatore Mazzola ( cnr), l’attivista tunisina Samira Gueddiche e l’economista Riccardo Petrella, animatore del referendum a difesa dell’acqua pubblica.
L’idea di Europa unita che viene fuori da questa settimana di dense discussioni è quanto di più lontano possibile dai dettami della Troika economica di Bruxelles. L’appello finale della conferenza si richiama certamente ai padri fondatori dell’unità del continente ma non nasconde le cause dell’impasse delle istituzioni europee, anzi le chiama con nome e cognome : “subalternità a strategie di potenza, obbedienza ai diktat della finanza, squilibrio tra un centro decisionale che ha potere senza responsabilità e una periferia amministrativa sulla quale ricade una responsabilità senza potere, mancanza di risposte adeguate rispetto ai conflitti sanguinosi che infiammano i paesi vicini e all’oppressione economica di intere popolazioni”
Le idee forti di cui l’appello di Messina si fa portatore delineano un’Unione profondamente democratizzata, aperta alla costruzione di una “comunità euro mediterranea, fondata sulla pari dignità di tutti i paesi che si affacciano sul mare e aperta a relazioni di buon vicinato con la Russia e il medio oriente”. A quest’Europa vengono poste questioni molto precise. “ Misure concrete per la pace, la libera circolazione delle persone, la coesione sociale e la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale, la riduzione delle emissioni e la strategia rifiuti zero, gli investimenti in innovazione e ricerca scientifica, l’accesso universale all’acqua” .
Particolare rilievo è dato alla questione dei profughi, per i quali si richiede l’istituzione di corridoi umanitari e politiche che ne garantiscano l’accoglienza dignitosa e la libertà di movimento. L’appello infine individua nelle istituzioni locali un livello fondamentale di controllo dal basso dei processi politici e propone l’istituzione di un “Forum delle città mediterranee” allo scopo di controllare la reale attuazione degli obiettivi della carta. Il prossimo gemellaggio fra Messina e Khan Yunis, nella striscia di Gaza, potrebbe essere la prima occasione utile per proseguire il discorso.