Messina: Vita da cani e da gatti nell’era del ‘Water Front Now’

Non è mai stata facile la vita dei randagi nella nostra provincia e non è migliorata sicuramente in un periodo, come quello contemporaneo, travolto da crisi di ogni genere (economica, politica, sistemica, di valori, dell’informazione ragionata e pluralista).

Così può accadere, ad esempio, che l’unica struttura ricettiva della città dei medesimi e già sfortunati animali – quella di Via Don Blasco e Via S.Cecilia – venga sottoposta letteralmente ad un multiplo e violentissimo attacco da più parti. Eh sì, perché, pur con tutti i propri limiti, quella struttura ha rappresentato e rappresenta tuttora la salvezza per centinaia di animali (ben oltre 200 dei quali attualmente presenti in loco tra cani e gatti) evitando, tra l’altro, chissà quanti incidenti che si sarebbero verificati in una delle rarissime città italiane (Messina) a non possedere un CANILE SANITARIO (presente in pressoché tutte le città siciliane), con un RIFUGIO SANITARIO stracolmo ed un CANILE nuovo ultracelebrato, che non accoglie di fatto più animali – nonostante l’abnegazione dei volontari ed operatori dello stesso – per oltrepassato limite di capienza.

Rifugio di Via Don Blasco poi, nel quale, solo nel 2009 (appena l’anno scorso), il Ministero, insieme ai Nas, effettua già un’ispezione a fondo non riscontrando alcunché d’irregolare, tranne la situazione strutturale ‘non a norma’ ma ritrovando tutti i cani e i gatti identificati, le femmine sterilizzate, un’alimentazione eccezionale, non limitata ai croccantini, utilizzati abbastanza di rado, il tutto frutto di pochi volontari che si prodigano da anni e mantengono miracolosamente in vita gli stessi animali esclusivamente A SPESE PROPRIE ed a quelle di pochi e generosi finanziatori privati che hanno deciso di restare anonimi, come chi la beneficenza la fa sul serio, lontano da ogni clamore e da contesti di show dal dubbio gusto.

Ciò che invece sta clamorosamente per accadere è invece documentato nella posizione allegata nel manifesto redatto dai volontari medesimi e collegato a questo articolo, e cioè la legittima presa di possesso da parte del Comune della particella n.35, ubicata nella parte mare, dove sono ospitati vari randagi, accuditi amorevolmente, per una… trasformazione in macerie della medesima ed un conseguente benservito a chi per anni si è prodigato generosamente ed idealisticamente, nell’interesse della stessa città: un non certo brillantissimo risultato in termini di etica ed ancor meno in quelli di economia ed ergonomia, ovvero ‘come distruggere una struttura di grande valore senza averne verificato precedentemente tutte le sue possibili funzioni in cambio… dell’ignoto ai più’ e quando invece una più esplicita spiegazione sarebbe democraticamente e politicamente corretta oltre che necessaria, specie per non alimentare inutili sospetti che cominciano ad agitarsi e sono leciti in una città nella quale si è già cementificato al millimetro quadro: perché mai partire con la demolizione proprio da quell’area? Cui prodest? In considerazione, poi, della legge medesima, che destina il 50% dell’edificabile di un’area al verde pubblico, in una città come la nostra, che vanta (si fa per dire) meno dell’1% di verde pubblico nei confronti del quasi 80% del Comune di Pisa, il nostro che ti fa? Comincia i lavori di demolizione proprio da una delle aree a più alto contenuto di verde (un estesissimo prato più vari spazi) per ricoprirla per prima di calcinacci e per non renderla, nei fatti, più fruibile a chi la utilizza tuttora meritoriamente ed avrebbe potuto ancora farlo in attesa di una nuova soluzione.

La vigente normativa (L. n.15/2000) pone l’obbligo all’Amministrazione Comunale, oltre che di provvedere al risanamento dei canili presenti sul territorio, della realizzazione di ulteriori “Rifugi sanitari pubblici e rifugi per il ricovero”, suggerendo l’avvalersi della collaborazione delle associazioni animalistiche e dei vari volontari animalisti dell’area. In mancanza di tale applicazione della legge di cui sopra, la stessa amministrazione è ritenuta responsabile per omessa vigilanza (tutore degli animali randagi è il Sindaco, n.d.r.) dei danni subiti dai cittadini eventualmente aggrediti dagli stessi cani (v. ex multis: Cassazione civile, sez. III, 20 luglio 2002, n. 10638).

Negli ultimi anni, il Sottosegretario Martini si mobilitò intensamente per favorire lo stanziamento di quasi 4 milioni di euro complessivi da destinare alla regione Sicilia, ma da legare a progetti, data la giusta limitazione dei finanziamenti ‘a pioggia’: non ci pare sia mai stato presente in città alcunché sotto forma di efficace progetto per la lotta al randagismo, qualcuno ci spieghi. Grande occasione perduta se coraggiosamente il governo centrale, in tempo di crisi, ti offre dei finanziamenti finalizzati: ma forse il problema della lotta al randagismo non risulta tra le priorità di un’attività politica volta ai ‘massimi sistemi’, o magari si riteneva semplicemente che il problema non esistesse proprio perché ad occuparsene continuavano a rimanere testardamente, tra gli altri, i pochi, squattrinati ed eroici volontari di Via Don Blasco e Via S.Cecilia, in una struttura sì non a norma ma senza che alcun rappresentante istituzionale e giornalista locale si chieda, tuttora, se mai essa dovesse essere distrutta, in cambio di cosa.

Le uniche ‘risposte’ blaterate sono andate rispettivamente nei sensi seguenti: “I cani finiranno al canile di Castanea” (letteralmente al collasso: porne degli altri corrisponderebbe al tentativo di introdurre acqua in una damigiana stracolma e rischiando numerosi conflitti); “I cani saranno rimessi sul territorio” (atto che la già citata legge regionale n.15/2000 – ottima per alcuni versi ma costituente anche un bell’alibi all’incapacità delle istituzioni regionali di fronteggiare il grave fenomeno del randagismo – consentirebbe, aggravando però di fatto la situazione, poiché non si possono di certo rilasciare sul territorio oltre un centinaio di cani, per non parlar dei 100 gatti – tra i quali vari cuccioli e portatori d’handicap, destinati a morte certa – ormai abituati ad un’ottima alimentazione somministrata dai volontari – non troverete un cane magro in quella struttura: pensate inoltre anche solo al rischio d’incidenti d’ogni tipo che certamente si verificherebbero, coinvolgendo gli stessi esseri umani).

Intervistando il dott. Donia, dirigente dell’Asl veterinaria di Messina, si evince anche come la stessa struttura da lui diretta sia costretta spesso, pur prodigandosi, ad effettuare minori interventi di quanti potrebbe effettuarne a causa del ridotto limite di personale e come nella stessa condizione verserebbe anche il servizio di accalappiamento. L’Asl ha comunque avviato, di propria iniziativa, un’importantissima campagna di educazione al rispetto e al modo relazionale tra bimbi e ragazzi da un lato ed animali dall’altro. La conferma però della necessità della costituzione anche nella nostra città di un Canile Sanitario, insieme a quella di Ambulanze per il pronto intervento e di un NUOVO RIFUGIO, ci è sottolineata dallo stesso Donia, insieme alla necessità semmai di consolidare e ristrutturare ma non di distruggere la struttura di Via Don Blasco e Via S.Cecilia, disperdendo un patrimonio inestimabile costituito dai vari volontari agenti nell’area che non hanno mai chiesto alcunché alle istituzioni cittadine, se non di agire nell’interesse prioritario degli animali e degli stessi cittadini e che dovrebbero semmai essere raccordati (struttura e volontari medesimi) al resto delle strutture presenti in città, Canile ‘Millemusi’ per primo. La necessità di coordinamento tra le varie forze operanti per il benessere degli animali in città e provincia diviene ormai improrogabile dinnanzi ad un fenomeno che assume i connotati di reale allarme sociale. “Conosco alcuni dei volontari presenti in quell’area (Via Don Blasco, Via S. Cecilia e Maregrosso, n.d.r.) da tempo e la loro abnegazione che li fa intervenire, a qualsiasi ora, in difesa di animali feriti o comunque da salvare” – ci confida Donia, tra i cui meriti risulta anche l’invio di missive nei confronti delle istituzioni richiedenti notizie certe sul destino degli altri randagi – “ed una struttura pur valida come quella di Castanea, in una città con dimensioni del fenomeno del randagismo come quelle di Messina (vertenti ormai sulle migliaia di unità, n.d.r.), non può certo bastare e costituirebbe la funzione di una sorta di ‘cattedrale nel deserto’ se non raccordata ad altre strutture, qualcuna delle quali posta in una posizione centrale, per consentire un riferimento certo ed un più pronto soccorso per gli animali medesimi.”

Certo la possibilità di fornire un affaccio a mare, nell’ottica di un rinnovamento dell’area di Via Don Blasco e Maregrosso, è un progetto altrettanto interessante e denso di prospettive per la stessa città, non lo neghiamo. Ma certamente se si riuscisse a non sacrificare contemporaneamente quanto di buono è stato portato avanti negli anni dagli animalisti nella stessa area, in considerazione anche della presenza di un’ottima, funzionalissima ed immacolata struttura sita sul lato mare, ora abbandonata e di proprietà comunale, sarebbe cosa buona, giusta e razionale. Una semplice ispezione nell’area rivelerebbe la presenza della struttura di cui sopra, ora abbandonata ed in procinto di abbattimento, che farebbe la gioia di qualsiasi animalista ed allevierebbe le sofferenze degli stessi animali (nonché degli stessi volontari), attualmente posti in struttura comunque non idonea. La stessa è persino sfuggita ad un’indagine di “Striscia la Notizia” – esattamente come sfuggì loro, in passato, la situazione del “Rifugio Emma” di Pogliano (Milano), descritto dalla stessa “Striscia” come situazione abbastanza positiva, quando molti animalisti informati sapevano già come tanto positiva poi non fosse affatto e chiuso (quello sì) dagli agenti di Polizia locale per maltrattamento degli animali, con seguito di denuncia della proprietaria (fonti varie, tra le quali “Settegiorni”, “Agora Magazine” e “Città Oggi”). Intendiamoci: pur nei diversi metodi di giornalismo televisivo e spettacolare, a trasmissioni come “Striscia la notizia” va il merito di avere sollevato e denunciato una miriade di situazioni problematiche – anche nella nostra provincia – che altrimenti sarebbero probabilmente passate in sordina. Accade però che anche ai ‘Grandi’ possa capitare di… scivolare, specie quando non si fornisce la possibilità (come di fatto è accaduto), a più volontari e non solo, di riportare le varie posizioni.

In tale ottica non si comprende nemmeno la posizione assunta da alcuni pur validi giornalisti locali, spesso acriticamente schierati, dalla prima ora o da adesso, con chi la struttura vuole distruggere senza però, beninteso, aver mai proposto alternative valide credibili, o posizionati sulla linea del giornalismo-spettacolo, pur degna di considerazione anch’essa, del… Gabibbo, che pone sotto le luci delle telecamere quasi esclusivamente magagne ma che rischia anche di fornire ulteriori occasioni di ‘mormorìo buddace’ (poi non stupiamoci quando ci definiscono in tal guisa) ed improduttivo, quando non addirittura nocivo, al nostro ‘concittadino della strada’, pronto a lamentarsi di tutto ma assai raramente propositivo ed ancor meno disposto a sacrificare qualcosa di proprio se tirato seriamente in ballo, ‘speci si si tratta di ‘nnimali: pinsati prima ‘e cristiàni chiuttostu’, come se le due cose non fossero interconnesse, salvo a lamentarsi poi della presenza dei randagi medesimi in strada o sotto le proprie abitazioni e come se chi pensasse agli uni non si occupasse – nella sua profonda sensibilità ed in quasi totale solitudine – spesso anche degli altri, mentre chi si lamenta generalmente non fa altro, si tratti di animali o di esseri umani.

Eppure, ripetiamo, la richiesta di poter dire la propria, nell’ottica di una plurale INFORMAZIONE, che pur lasciasse parlare i volontari ma anche i responsabili delle associazioni presenti e quelli istituzionali, nell’ottica di un democratico e civile confronto, era stata posta a giornalisti ed istituzioni, ma dagl’interpellati bellamente ignorata: dobbiamo quindi ritenere che semplicemente non interessi? 

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