Occupiamo per diventare cittadini responsabili

 di Tonino Cafeo

All’ingresso sembra tutto normale. I bidelli alla guardiola continuano ad accogliere professori e visitatori come sempre, ma basta presentarsi come giornalista e chiedere dell‘occupazione del Liceo La Farina che ecco materializzarsi uno studente che si incarica di guidarci e far vedere da vicino le ragazze e i ragazzi del movimento studentesco del 2016.

Sono  tante e tanti nel  cortile dello storico liceo messinese , quello da cui è passata buona parte di coloro i quali sono diventati poi intellettuali,dirigenti politici,  docenti, giornalisti , professionisti stimati in città e fuori.  A occhio sembrano diverse centinaia ad ascoltare attenti le loro compagne e i loro compagni che si alternano al megafono.  ” Siamo circa 370 su un totale di 620 studenti” conferma Nicola,  terza liceo , e anima dell’occupazione.  ” All’assemblea in cui abbiamo deciso che anche stavolta ci saremmo ripresi la nostra scuola ” tiene a precisare  ” eravamo in 400 , dei quali 250 hanno votato a favore dell’occupazione”.

Nicola è molto preciso coi numeri e orgoglioso del processo democratico attivato. Nel 2015 studenti e studentesse del La Farina sono stati infatti al centro della cronaca e del dibattito pubblico messinese per il duro scontro che la dirigenza dell’istituto , sostenuta da una parte dei genitori, aveva ingaggiato contro di loro , delegittimandone le istanze  con la classica definizione di “figli di papà che non vogliono studiare” e richiedendo addirittura l’intervento delle forze dell’ordine , che identificarono e denunciarono parecchi ragazzi dopo aver fatto irruzione nei locali del liceo.

Una ferita che per quelli del La Farina è ancora aperta.” Noi studenti” , si legge nel documento di indizione dell’occupazione , ”  spesso e volentieri, veniamo trattati come dei bambini capricciosi, dei ragazzini che non sanno ascoltare, che protestano per perdere ore di scuola, che meritavano di essere educati con qualche schiaffo in più. 
Noi studenti, spesso e volentieri, per questi motivi non veniamo ascoltati, la nostra opinione viene messa da parte perché ritenuta poco rilevante, le nostre proposte non vengono considerate perché ritenute poco mature. 
Le nostre manifestazioni, le nostre assemblee, i nostri boicottaggi frequentemente descritti come “momenti di svago”.

Quest’anno – ci racconta ancora Nicola  la situazione è assai differente. ”  Abbiamo imparato la lezione, per così dire , e stiamo garantendo per chi lo vuole il proseguimento della normale attività didattica” , che infatti , al primo piano va avanti regolarmente , mentre a pian terreno , accanto alle assemblee plenarie,  si svolgono decine di attività autogestite.  “Laboratori di scrittura creativa, un dibattito sulla crisi mondiale , un altro sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti” . E anche -. prosegue- laboratori musicali , corsi sui fondamentali di alcuni sport , un corso di fotografia ed anche un gruppo di studio marxista , “che oggi ( giovedì 15, N.d.R.)  si occuperà della liberazione della donna “.

Un clima disteso e dialogante  confermato anche dalla professoressa Zodda, prima collaboratrice della dirigente Prestipino. ” a differenza dell’anno passato  ” afferma ” i ragazzi hanno preso posizioni molto più delicate , sensibili anche al garantire la libertà di espressione, creativa.  Noi docenti continuiamo a svolgere il nostro servizio, collaborando dove necessario agli approfondimenti richiesti dagli studenti” .

I rappresentati di classe   sono stati convocati dalla preside già a novembre , ci dicono docenti e studenti, e non è venuto meno il dialogo sull’eventuale occupazione e sulle condizioni in cui versa il La Farina come tutti gli istituti scolastici messinesi.

“Il Maurolico” , storico liceo “rivale ” del La Farina ” ha occupato per protestare contro la carenza di locali” ci dice sempre Nicola, mentre un altro tentativo di occupazione sarebbe in corso allo scientifico Archimede.

La prevenzione del rischio sismico , mancante o poco accurata,  è al centro delle preoccupazioni degli studenti. ” da noi ” denuncia sempre Nicola, ” nel 2013 sono stati spesi circa 35.000 euro in accertamenti e test di sicurezza dell’edificio e a tre anni di distanza non ne  conosciamo ancora i risultati ” . Ma nelle loro rivendicazioni ha grande rilievo il rifiuto della Buona Scuola di Renzi, con il corollario di alternanza scuola lavoro ( una forma di educazione al precariato permanente, dicono i ragazzi, e di fornitura di manodopera a basso o nessun costo per le imprese che aderiscono) , test INVALSI e via di questo passo. Ma quello a cui tengono veramente tanto è vivere l’occupazione del proprio istituto come momento di maturazione individuale e collettiva.

” Dormire qui dentro, prendersi la responsabilità delle attrezzature , dei locali ” conclude Nicola ” anche semplicemente imparare che se butti una carta o una lattina per terra ci sarà un tuo compagno o una tua compagna che dovrà lavorare di più per tenere pulito, significa diventare adulti più velocemente, cittadini e cittadine responsabili.”