On. Navarra interviene su carenze Ospedale Barcellona

Duole constatare come, ancora una volta, la nostra provincia assurga alla ribalta nazionale purtroppo non per i suoi meriti. La vicenda dell’Ospedale di Barcellona PG, messa in evidenza dal TG1 e da diverse testate nazionali oltre che locali, nel pieno di un’emergenza sanitaria che per gravità e diffusione non ha precedenti nella storia del nostro Paese, costituisce l’ennesima riprova delle mancanze gestionali di amministratori pubblici della sanità locale. Le difese di ufficio sono esercizio di arrampicata libera senza protezione sugli specchi che non può evitare una caduta inesorabile delle proprie vuote e insostenibili argomentazioni. Né la sostituzione della direttrice del presidio, “rea” soprattutto, a quanto si legge, di non avere evitato l’ingresso delle troupe televisive nella struttura, può rappresentare una risposta civile rispetto a un quadro che chiaramente coinvolge ben altri livelli direttivi.

I fatti sono semplici da raccontare e altrettanto semplice è la comprensione della gravità della condotta gestionale, frutto di omissioni e sciatteria che denota superficialità e totale mancanza di sana cultura di governo. La conversione in ospedale Covid di Barcellona PG è stata accompagnata nel mese di giugno scorso (quindi, circa 5 mesi fa) dal finanziamento, da parte della Regione, di tecnologia e strumentazioni idonee per allestire, tra l’altro, i posti di terapia intensiva dedicati ai malati Covid. Pertanto l’Asp avrebbe dovuto con solerzia e responsabilità avviare immediatamente la realizzazione di quanto finanziato dalla Regione, anche e soprattutto in previsione della seconda ondata dei contagi. Tuttavia, colpevolmente, non lo ha fatto.

L’Assessore Razza non ha certamente responsabilità manageriali, e nessuno vuole addebitargliele, ma ha quelle politiche della nomina dei manager delle aziende. Tutti possono commettere degli errori di valutazione e non gliene faccio una colpa, specie in un momento difficile come quello attuale. Però, alla luce dei fatti, gli chiedo di considerare l’eventualità di modificare le sue scelte che, suo malgrado, non hanno prodotto i risultati attesi.

Va ricordato, poi, come alcuni deputati regionali del territorio nei mesi passati avessero propagandato i presunti interventi di potenziamento dell’ospedale anche come frutto del proprio impegno, addirittura dichiarando di avere constatato con i propri occhi i progressi compiuti nella struttura sanitaria!

È inammissibile gestire la sanità, specie nel bel mezzo di una pandemia, mettendo pezze a destra e a manca: significa rispondere con rattoppi ai bisogni essenziali di assistenza dei cittadini.

Appare a tutti evidente l’incomprensibile scelta che avrebbero fatto gli amministratori. Questi, pur avendo tutte le risorse necessarie, non hanno realizzato i due posti di terapia intensiva preferendo convertire, temporaneamente, una sala operatoria collocandovi due letti di terapia intensiva. Una scelta folle perché non solo i cittadini barcellonesi, durante le due ondate di contagi, hanno dovuto sopportare – e tuttora stanno sopportando – tutti i disagi dovuti alla chiusura di fatto del loro ospedale, ma anche perché, una volta che l’epidemia sarà sconfitta e l’ospedale ritornerà a svolgere le attività ordinarie, a meno di rinunciare ad una delle due sale operatorie, si ritroveranno senza i due letti di terapia intensiva, nonostante il finanziamento regionale erogato a questo scopo.

Di fronte a questi fatti incontrovertibili, c’è chi sostiene che i posti di terapia intensiva nell’Ospedale di Barcellona PG non devono essere attivi perché la struttura è destinata a pazienti Covid di media e bassa gravità che, evidentemente, non hanno bisogno di essere intubati. L’affermazione è senz’altro vera, ma nasconde l’inganno. Il fatto che i due posti di terapia intensiva non debbano essere attivi non significa che questi non debbano essere attivabili per far fronte, all’occorrenza, di un eventuale ulteriore aumento dei contagi. È facile comprendere che, per essere attivabili, i due posti di terapia intensiva devono essere pronti all’uso. Altrettanto facile è capire che, per essere pronti all’uso, questi due posti di terapia intensiva debbano esistere e che la struttura debba essere dotata del personale in numero e per competenze adeguato per poterli gestire.

Avendo già appurato che nell’Ospedale di Barcellona PG, pur essendo disponibili le risorse a copertura dell’investimento, una struttura di terapia intensiva con due posti letto non sarebbe mai stata realizzata, ma sarebbero stati semplicemente e provvisoriamente ricavati i letti di terapia intensiva all’interno di una delle due sale operatorie, occorre porsi una seconda domanda: l’Ospedale ha in organico il personale medico (anestesisti e rianimatori) e infermieristico per gestire tutti i servizi di anestesia e rianimazione e, con essi, i due posti di terapia intensiva al momento inattivi, ma la cui attivazione potrebbe essere necessaria da un momento all’altro, visto l’andamento crescente della curva dei contagi in Sicilia e il numero di malati Covid ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali della città di Messina? A quanto pare l’organico dell’Ospedale di Barcellona PG è insufficiente per garantire i servizi di anestesia e rianimazione che sarebbero richiesti dalla struttura sanitaria.

Quindi, seppure inattivi, i due posti di terapia intensiva sembrerebbero stati ricavati provvisoriamente all’interno di una delle due sale operatorie dell’Ospedale– con tutte le perplessità menzionate sopra. Tuttavia, questi due posti non apparrebbero essere attivabili perché mancherebbe il personale in organico. Quindi, di fatto, non esistono ancora.

Tutto quanto argomentato fin qui, infine, sembrerebbe risultare anche dai dati ufficiali dell’Asp che descrivono, nella piattaforma regionale, la rilevazione giornaliera dei posti letto per emergenza Covid-19 dell’Ospedale di Barcellona PG. Il totale dei posti di letto attesi di terapia intensiva, infatti, sarebbe ad oggi essere pari a zero.