Ospedale senza dolore c’è … anche a Messina

E’ oramai patrimonio della conoscenza comune che le cosiddette “cattive notizie”,  quelle che provocano orrore, amarezza o sdegno sono il cibo preferito di giornali e tg. Ed è altrettanto noto quanto le “buone notizie” siano rare come una pozza d’acqua nel bel mezzo del deserto, soprattutto se queste non coinvolgono vip, personaggi popolari e inciuci di vario genere.  Per questa ragione è molto più probabile che si senta parlar male degli ospedali italiani, che si puntino i proiettori, come sul red carpet di un grande festival, su quel medico che sbaglia, piuttosto che su quegli ospedali che provano ad essere all’avanguardia. Piuttosto che puntare le luci su quel personale medico e paramedico che svolge il suo lavoro con dedizione e sacrificio, nel tentativo di rinnovare il rinnovabile.

Oggi queste luci si accendono, perchè non sono solo i drammi e gli sbagli a fare notizia. La notizia la costituisce, anche o soprattutto, tutto quello che di buono viene fatto per il miglioramento della qualità della nostra vita, per il miglioramento del sistema sociale, perchè anche di questo, come dell’ultima tragedia verificatasi, il cittadino deve essere informato. Non solo del matrimonio reale più glamour.

Oggi questi proiettori si accendono, sul Policlinico G. Martino di Messina, dove si è da poco insediato il Comitato Ospedale senza dolore, presieduto del Dott. Antonio Davidi, con l’obiettivo di un allineamento con quanto prescritto dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dalla poco o per niente nota (almeno all’opinione pubblica) legge 38/2010. “Questa legge, rende infatti obbligatorio il monitoraggio e il trattamento del dolore, ponendo una particolare attenzione alla sofferenza”, nella cosapevolezza dell’esistenza di un dolore inutile, che per questo va il più possibile ridotto.  Il dolore diviene inutile quando smette di svolgere la sua funzione importante di sentinella, di segnalatore di una malattia e si cronicizza, divenendo esso stesso malattia. E quando il dolore diventa malattia, al pari di qualunque altro male, va curato. E’, infatti, dimostrato quanto il dolore sia invalidante dal punto di vista fisico e sociale ed è per questo motivo che il Comitato insediatosi nei reparti del Policlinico, si propone di contrastarlo con tutte le misure possbili, indipendentemente dalla sua tipologia. Che si tratti, quindi, di dolore acuto post operatorio, di dolore oncologico o di dolore cronico.

Come spiega il Dott. Magistri al nostro microfono, “questa mission che il Policlinico vuole portare a termine – ovvero quella di garantire la rilevazione e il trattamento del dolore a tutti i pazienti in qualsiasi situazioni assistenziale – si muove in realtà su due fronti.  Sul fronte aziendale, con una mission che punta a seguire il malato non come malato, ma come persona, nella consapevolezza che ogni paziente ha una sua specificità biologica, psicologica e sociale”.

“Sul secondo fronte – continua Magistri – con una mission universitaria, di insegnamento,  di trasferimento d’informazione e cultura”. Così la terapia del dolore diventa oggetto di studio, come già è nella scuola di specializzazione di anestesia, anche attraverso un master universitario biennale, da poco approvato dal consiglio di amministrazione. “Un Master collegato con l’Università degli studi di Parma, perchè arrivi il messaggio di un’università che non si arrocca ma che si apre al territorio nazionale, che interagisce scambiandosi le esperienze e collaborando nella formazione”.

Ma la formazione non riguarda solamente coloro che si stanno affacciando o che si affacceranno alle professioni mediche e infermieristiche. Essa infatti riguarda, anche e principalmente coloro che già operano nell’azienda ospedaliera che “da erogatori di prestazioni diventano attori nel prendersi cura della persona”. Al fine della continua formazione degli operatori sanitari, il Comitato ne prevede la qualificazione e lo sviluppo personale attraverso programmi di aggiornamento. “Quello della terapia del dolore, di fatti – dichiara il Dott. Magistri – è stato un capitolo trascurato e sottovalutato per troppo tempo ed è quindi necessario un lavoro di informazione e formazione per medici e infermieri”.

Ma, come sottolinea lo stesso presidente del comitato, vana è questa formazione del personale sanitario, se il cittadino non sa che ad esso può rivolgersi e su di esso può contare. Per questo quella centralità della persona di cui si parlava prima, per il Comitato, parte  dal coinvolgimento del cittadino, “mediante specifiche politiche di comunicazione tese all’informazione, in modo tale da diventare sempre di più soggetto competente”.  Attraverso questa informazione il cittadino diventa consapevole che adesso può curare quel dolore inutile a cui si era ormai rasseganto, convinto che fosse necessariamente il prezzo da pagare alla malattia, appunto perchè un dolore trascurato dalla medicina per troppo tempo. Addirittura si trascurava o meglio ancora di negava l’esistenza o la percezione del dolore ( e quindi anche di quello inutile) nei bambini – perchè ancora immaturi – e negli anziani – per la riduzione della capacità cognitive -.

Per questa e altre ragioni, è nata la legge 38/2010. E per questa e per altre ragioni, nonostante questa legge, il trattamento del dolore risulta ancora inadeguato, soprattutto per la persistenza di una resistenza, da parte di un certo personale da svecchiare, alla somministrazione e all’assunzione di farmaci antidolorifici e di oppioidi. Quegli oppoidi che “nel tempo passato sono stati crimilazzati e che adesso la legge del 15 marzo 2010 rende utilizzabili, non più attraverso un ricettario speciale”. E se ancora la cannabis in Italia non è ammessa nel suo utilizzo antidolorifico, è quanto meno prescrivibile la morfina, dato che l’Organizzazione Mondiale della Sanità mette ai primi posti l’ultizzio di oppioidi nel trattamento del dolore. Poichè inconfutabilemente aiutano a rendere un pò più dignitosa, la già difficile vita del malato. Soprattutto quando si tratta di malattie incurabili o di malattie agli ultimi stadi. “E se anche le cure farmacologiche non destano l’effetto dovuto – rassicura Magistri –  si può ricorrere all’utilizzo di presidi cateterini immessi nel canale spinale o di elettrostimolatori molecolari, che mandando impulsi al midollo spinale colpiscono le radici nervose con una conseguente interruzione delle vie del dolore, e quindi del dolore inutile”.

Attenendosi alla legge 38/2010, quindi, il Comitato Ospedale senza dolore provvederà alla rilevazione, alla valutazione e alla terapia del dolore, inserendone la registrazione dei dati, regolarmente, nella cartella clinica insieme a tutti gli altri paramentri vitali, con una particolare scheda per il monitoraggio del dolore e schede apposite, per il monitoraggio del dolore pediatrico. E questo non solo in regime di recovero, di day hospital o ambulatoriale. Il paziente saràinfatti seguito anche a domicilio, dal medico generico e dalle Asl oltre che dai recentemente istituiti centri di riferimento regionale per il dolore. E uno di questi è a Taormina, e non a caso. Perchè, di fatti, come già dimostrato in ambito universitario, la mission del Dott. Magistri, non è puramente autoreferenziale, ma si apre al territorio in modo tale da poter garantire un reciproco arricchimento. Di questo da già testomonianza la collaborazione con il responsabile della terapia del dolore dell’asp 5, il Dott. Bellinghieri, e con l’ospedale San Vincenzo di Taormina, “in modo tale – spiega il Dott. Magistri – che vi sia un interscambio non solo in provincia ma a livello regionale”,  dato che “la Sicilia risulta essere, rispetto al territorio nazionale, ancora molto indietro in esperienze simili”.