Oltre cinquemila i partecipanti al folto corteo che il 10 Settembre ha sfilato per le vie palermitane. Da Piazza Verdi al Porto, uomini e donne a piedi nudi hanno manifestato a gran voce per un’Europa senza Muri, pronta ad accogliere migranti e rifugiati che ormai da mesi affollano le coste della Sicilia.
Sguardi risoluti ed appelli accorati allo Stato Italiano: “La Terra è di chi la abita, senza distinzioni di alcun tipo – afferma con rabbia una dimostrante – È ora di smetterla con le scuse: accogliere è un nostro dovere. Le città, il governo non possono tirarsi indietro.”
Giovani e anziani, famiglie e associazioni umanitarie hanno preso parte all’iniziativa, ideata e promossa dal regista veneto Andrea Segre. Questa volta è proprio Palermo ad aprire le danze, ma presto l’Italia intera si mobiliterà per i diritti dei richiedenti asilo: a partire dalle prime settimane di Settembre nuove manifestazioni avranno luogo e migliaia di persone sono già pronte a scendere in piazza.
Abbiamo sentito il messaggio che la marcia silenziosa vuole lanciare alla coscienza degli uomini d’Europa e l’abbiamo fatto con le parole di Marco, trentenne palermitano, uno dei tanti cittadini indignati di fronte ad un’Europa impassibile, crudele, spietata.
“Il futuro non può che passare dall’accoglienza, la chiusura non porta da nessuna parte. Non è vero che le risorse mancano, siamo perfettamente in grado di ospitare chi ne ha bisogno. Naturalmente bisogna volerlo.” Un tempo – prosegue il giovane – eravamo noi i migranti. Di certo non siamo stati trattati con i guanti di velluto, ma eravamo disposti a lavorare. Eravamo manodopera a basso costo, quindi siamo stati accettati. Non dimentichiamolo, adesso che ci troviamo dall’altra parte.”
Tolleranza, accoglienza, solidarietà: queste le parole usate dai manifestanti. Le stesse che campeggiano sugli striscioni, mentre persino i più piccoli seguono il corteo in silenzio, con in mano le loro coloratissime scarpine. Chi inneggia alla fratellanza, chi esorta i più restii a prendere parte alla marcia. Tutti, nessuno escluso, sembra aver qualcosa da dire. Del resto, come tacere dinnanzi alla disarmante consapevolezza della morte? A pochi chilometri dai nostri lidi ogni giorno povertà e miseria hanno la meglio su migliaia di uomini, donne e bambini. Sinora sono ventitremila le vittime della fatale traversata, ma il numero è destinato a crescere.
Sangue Nostrum, parafrasando il titolo di Mare Nostrum, la prima operazione Italiana di salvataggio nel Mediterraneo, è scritto in rosso su uno dei tanti cartelloni. Ed è vero. È un mare di sangue, il nostro sangue. Il sangue di un’umanità bistrattata dalle guerre, dalla fame, dall’indifferenza.
Anche il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, era presente alla manifestazione, e ha messo l’accento sull’abolizione del permesso di soggiorno e sull’accoglienza incondizionata dei migranti. “Le istituzioni europee dovrebbero considerarsi colpevoli di genocidio – asserisce Orlando, rivolgendosi alla folla – La mobilità internazionale è un diritto umano inviolabile.” Già, ma non tutti sembrano pensarla così. C’è purtroppo chi, ancorato ad un nazionalismo francamente retrogrado e privo di senso, si appiglia a clausole giuridiche e parla di legittimità di residenza.
Significative a questo proposito le parole di uno fra i giornalisti presenti: “Lo Stato italiano deve smetterla di fare l’ondivago, è arrivato il momento di agire con fermezza. È assolutamente necessario combattere chi si oppone ai diritti umani. Si tratta di diritto all’esistenza, non si scherza mica! Chi si rifiuta di offrire asilo ai rifugiati non dovrebbe avere cittadinanza nel contesto civile.” Perché civiltà è tolleranza, rispetto, umanità. Civile è chi tende la mano a chi lotta per la sopravvivenza, a chi strappa alle circostanze una seconda possibilità. Civile è un popolo che, scalzo, non chiede che giustizia.