PALERMO E LA SUA ANTICA TOPONOMASTICA

Claudia Fucarino

Nel capoluogo siciliano la vecchia toponomastica era di più facile individuazione, rispetto a quella attuale perché si riferiva alle caratteristiche specifiche del luogo. Si preferivano, infatti, i nomi di Santi o i titoli d’illustri casati, a maggior ragione se sul luogo da intitolare vi era la  presenza del palazzo di famiglia (es. Piazza  Cattolica per la presenza di Palazzo Cattolica). Spesso invece si prediligevano i nomi legati a monumenti presente nel luogo (es Piazza Croce dei Vespri per la presenza della Croce dei Vespri) o semplicemente i  nomi di mestieri praticati nelle botteghe presenti nella via o nel mercato come la famosa via dei piarraturi, che si riferisce a coloro che lavoravano la pietra, a ancora Via Sedie volanti, che si rifaceva a coloro che costruivano le sedie volanti o portantine.

Non vi era, infatti, l’usanza di intitolare le strade e le piazze a personaggi illustri. Se questo capitava, era il popolo a cambiare prontamente il nome per renderlo di più facile individuazione.

Nel 1567, infatti, quando si ribattezzò l’antico “Cassaro” dall’arabo Al Qasr (al castello, l’antica  strada che porta al castello o palazzo dei normanni) con il nome Via  Toledo in onore del viceré Garcia de Toledo, la gente continuò a  chiamarla “Cassaro”, così come la Via Maqueda in onore del viceré  spagnolo che fu presto ribattezzata, dal popolo, come strada nuova  da distinguere dalla vecchia strada del Cassaro.

É buffo costatare come, ancora oggi, il Cassaro che, durante l’Italia  post-unitaria, ha preso il nome di Via Vittorio Emanuele, venga spesso, soprattutto dalle vecchie generazioni, definito ancora con l’appellativo  di Cassaro. Stessa cosa avviene tutt’oggi per altre strade e piazze. É il caso dell’attuale Corso Camillo Finocchiaro Aprile, che continua ad  essere chiamato dalla maggior parte dei panormiti, usando l’antico nome  di Corso Olivuzza, in onore di Oliva, la proprietaria di una bettola molto nota della zona, chiamata affettuosamente “Olivuzza”.

La vecchia toponomastica, oggi ”fantasma” dell’attuale, possedeva però quell’intrinseco e specifico significato, che ricordava, spesso, le vicende accadute nel luogo. Esempi che ritroviamo tutt’oggi nell’attuale e caratteristica Via del IV Aprile, in prossimità di piazza Marina che ricorda l’infelice tentativo di sommossa avvenuto il del 4 aprile del 1860.

Oggi pertanto, ripristinare la vecchia odonomastica stradale, apponendo all’attuale nome, il caratteristico “già via…”, sarebbe molto utile e aiuterebbe la gente nel ricordare quei  monumenti, palazzi e chiese che oltre ad essere strutturalmente scomparsi, durante le distruzioni avvenute in occasione delle rivoluzioni borboniche, della II Guerra mondiale e in ultimo a causa del famigerato “sacco” di Palermo sono stati, ancor peggio, dimenticati dalla storia e  dalla sua gente.

Già anni fa il professor Rosario La Duca, grande studioso palermitano, propose alla Giunta di Palermo una variazione con aggiunta della reale e originaria dicitura alle vecchie targhe toponomastiche del centro storico della città. Ciò non avvenne. Speriamo almeno che questa nuova Giunta sia più sensibile alla cultura e alla riqualificazione storico e monumentale della nostra città, anche perché, purtroppo, le varie distruzione e il conseguente oblio da parte della  gente hanno completamente finito di distruggere questa bellissima e un tempo “Felicissima” città.