Brr, che freddo! È ancora buio, c’è silenzio qui fuori. Ho tanto sonno. Chissà perché hanno voluto trascinarmi in giardino così presto. “Lasciatemi dormire, mettetemi giù!” I miei guaiti non sembrano impietosire proprio nessuno: sono decisi a portarmi via, in piena notte. Eppure ho soltanto tre mesi, sono solo una cucciola. Ho ancora bisogno di riposare, insomma!
Ecco, adesso mi mollano in auto. Sono dentro un gabbione, al buio. Comincio ad avere un po’ di paura: si gela e non vedo nulla. Un momento… ma c’è odore di cibo! Maria mi allunga un biscotto, uno di quelli buoni: che fame! Adesso che ci penso, non mangio da ore. Ieri sera niente pappa, né per me né per mio fratello: dicevano che durante il viaggio avrei potuto avere la nausea.
Il viaggio…adesso ricordo! Oggi si parte. Ma era proprio necessario andar via così presto? E poi, dov’è il mio fratellino? Senza di lui non vado da nessuna parte, sia chiaro.
“Su Pupo, non fare i capricci: è ora di andare. Va’ da Betty, tienile un po’ di compagnia.” Maria sembra stanca. È tutta infagottata, piange. Anch’io piango un po’: sono spaventata e non voglio proprio lasciarla. Non mi va.
A quanto ne so, Maria è una volontaria. Non ho idea di cosa significhi, so solo che mi ha salvato. Si è presa cura di me, mi ha dato cibo e tante coccole. Non ricordo nulla di ciò che mi è capitato prima che mi trovasse. Però ricordo il suo primo abbraccio: “Non hai più nulla da temere adesso”. Poi una delicata carezza. Ero al sicuro con lei.
E adesso? Mi lascerà andare? Mi accoccolo sul fondo del gabbione, non ho voglia di uscire da qui. Siamo per strada già da un po’ ed io ho ancora molto sonno. Chiudo gli occhietti, solo per poco…
“Così perdi l’aereo, è già tardi! Se non ti imbarchi in fretta, i cuccioli rischiano di rimanere qui.” Che succede adesso? Il gabbione si muove velocemente, troppo velocemente. Pupo è accanto a me, in piedi. Sembra divertito da tutto questo caos, scodinzola mentre due tipi molto robusti cacciano il gabbione all’interno di una stanza buia. Cosa ci sarà di entusiasmante in tutto questo? “Scendi giù, ho paura!” “Paura di cosa? Ci portano a casa adesso, la nostra nuova casa. Non vedo l’ora!” Non smette di scodinzolare, è proprio felice il mio fratellino. Beh, forse dovrei rasserenarmi anch’io. In fondo da quando sono capitata fra le mani di Maria ogni cosa è andata per il meglio: non potrebbero mai fare qualcosa che possa…
Che rumore! Perché qui intorno si muove tutto? “Hai visto? Qui c’è da spaventarsi, eccome!”. La gabbia oscilla pericolosamente. Pupo mi cade addosso. “Ahi, mi hai fatto male!” Guaisco, ma non mi sente nessuno. Tremo un po’, mio fratello si stringe a me. Spero di arrivare presto, sono stanca e affamata. Uff, che caldo che fa qui!
Altro rumore, questa volta ancora più forte. Qualcuno afferra il con forza il gabbione. “Fate piano, fate piano!” Questa volta abbaio anch’io, vediamo un po’ se riesco a spaventarli. Sono stanca di essere portata in giro, voglio uscire da qui. La chiamano cuccia da viaggio, ma non è affatto morbida e confortevole come quella che avevo a casa, da Maria. A proposito, chissà se c’è anche lei qui…
“Su, facciamogli prendere un po’ d’aria. Saranno stanchi e avranno voglia di bere adesso.” Finalmente le mie zampette toccano terra. Quanti odori nuovi, quanti visi sconosciuti. Mi guardo intorno, muovo qualche passo. Dove mi trovo? Qualcuno mi solleva con delicatezza, mi stanno prendendo in braccio. Non ricacciatemi lì dentro, vi prego! Il gabbione è a terra, sembra che lo stiano smontando.
“Non preoccuparti, il viaggio è andato bene. I cuccioli sembrano sereni: Pupo è euforico come sempre.” Una voce familiare: guardo in su, fiutando l’aria. Troppi odori in giro, devo aguzzare la vista. Voglio scoprire chi è stato a parlare. Ecco, finalmente la vedo: è lei ad avermi portato sin qui, Maria ci aveva già detto tutto. È la nostra madrina di volo, credo si chiami così. “Sono in buone mani. Verranno affidati ad amanti della razza, lo sai bene.” Amanti della razza, chissà cosa vuol dire… A me basta che mi vogliano bene.
È ora di inforcare le pettorine, si va. Sia io che Pupo muoviamo i primi passi verso casa, siamo quasi arrivati. È quasi finita.
Le porte scorrevoli si aprono all’improvviso, ad attenderci un capannello di persone in trepidazione. Saranno sette, anzi nove. Non saprei. “Guarda Betty: scodinzola anche lei!” Davvero? Beh, non mi ero resa conto di quanto fossi felice. Una donna chiama a gran voce il mio nome. Il suo tono è rassicurante, le sue parole estremamente dolci. Senza pensarci troppo, le corro incontro. Lei mi stringe a sé: “Sei arrivata, finalmente. Ti ho aspettato tanto e adesso non riesco a credere che tu sa qui.” Sento il suo cuore battere all’impazzata: è entusiasta. Sento di esserlo anch’io, sento di essere a casa.
Fotografie, lacrime di gioia, istanti di felicità. Per me e Tiziana è ora di andare. È lei che si prenderà cura di me, d’ora in avanti. Mi dedicherà tutta se stessa, lo so già. Penso a Maria, a Giorgia che mi ha portato sin qui ed alla vita che mi aspetta lì fuori. Sono stata fortunata, mi è andata bene. Un ultimo sguardo al mio fratellino, compagno di giochi e di avventure. Sii felice Pupo, io lo sarò senz’altro.