Perche’ dissi che Dio imbroglio’ il primo uomo

Di Tonino Cafeo

 

Una delibera della giunta comunale di Falcone, votata il ventiquattro agosto scorso pressoché all’unanimità, da mandato a un noto studio legale barcellonese di querelare il giornalista Antonio Mazzeo per diffamazione a mezzo stampa.

La prosetta burocratica dell’atto gronda “perplessità e sconcerto” per presunte “notizie denigratorie” che tenderebbero a far apparire Falcone come “teatro di delitti di mafia e luogo di interessi della criminalità organizzata”.

Tanta indignazione è rivolta contro “Falcone colonia di mafia fra Tindari e Barcellona pozzo di Gotto”, un’inchiesta pubblicata da “i Siciliani Giovani” , che -a partire dal titolo- non fa sconti a nessuno nel raccontare fatti cose e persone della costa tirrenica messinese e chiama gli affari  affari, la malapolitica malapolitica e la mafia mafia.

Difetto evidentemente imperdonabile per chi vive nella convinzione che la mafia sia poco più che un soggetto per trame avvincenti da vedere al cinema o in televisione e che, invece, la vita quotidiana-specie in provincia- sia soltanto un tranquillo scorrere fatto di strette di mano, buongiorno e buonasera, saluti alla signora, condito di tanto in tanto da qualche buon affare che non guasta.

Pare di vederlo, il signor sindaco di Falcone, attraverso le righe scritte dai suoi funzionari : “abbiamo meno turisti quest’anno in paese, per colpa di quel fricchettone barbuto che parla di mafia” , sembra dire. E , in effetti, di motivi per saltare sulla sua poltrona ne dovrebbe avere. Mazzeo scrive di quartieri -dormitorio e colate di cemento, estorsioni  e guerre per gli appalti pubblici, elezioni condizionate e “amicizie” dubbie di alcuni politici falconesi. Le sue fonti non sono però le puntate del “Capo dei Capi”, ma i faldoni di importanti inchieste giudiziarie come la “Gotha・ che  narra le imprese di Salvatore Calco’ Labruzzo, tortoriciano in trasferta a Falcone, il quale,  in concorso con Enrico Fumia, cognato di Carmelo Bisognano, nella primavera del 2008  avrebbe imposto il pizzo alla Italsystem Srl di Petralia Sottana, impegnata nei lavori di consolidamento della strada statale 113, nel tratto tra Patti e il comune tirrenico.

Altre informazioni sono ricavate dai documenti dell’opposizione in consiglio comunale. Come il gruppo  Falcone città futura,  che in una nota inviata il 3 agosto 2011 al Ministero degli interni e al Prefetto di Messina, afferma che “da notizie di stampa maturate a seguito di indagini giudiziarie, si è avuta conferma che elementi che hanno partecipato attivamente e fattivamente alla determinazione dell’esito elettorale amministrativo, risultano coinvolti in  fatti criminali” .

Mazzeo cita anche il candidato sindaco Marco Filiti, sconfitto dall’attuale primo cittadino alle scorse elezioni: “durante i giorni della campagna elettorale” -ha dichiarato il politico- “ho personalmente segnalato sia alla locale Stazione dei Carabinieri di Falcone che alla Questura di Barcellona, il ripetersi di atti vandalici e intimidatori nei nostri confronti, con il danneggiamento sistematico del nostro materiale elettorale e con la comparsa di scritte ingiuriose sui nostri manifesti: il tutto evidentemente verificabile dagli atti depositati”

Atti depositati, dunque. Com’è nello stile rigoroso di Antonio Mazzeo che fin dagli anni 80, quando pubblicava Sicilia Armata, il suo primo libro sulla militarizzazione della nostra isola, è sempre stato attentissimo alle fonti delle sue inchieste.

Sfogliando i numerosi libri di Antonio, da “I Padrini del Ponte” a “Graziella Campagna vittima di mafia”, si entra in contatto con una realtà che è “incredibile” solo per chi non vuole assolutamente tirar fuori la testa da sotto la sabbia. Le colate di cemento, i cantieri-fantasma, le frane, i personaggi “chiacchierati” ai funerali dei quali si presentano paesi interi,  sono infatti parte integrante del nostro paesaggio fisico  e mentale, come il mare e le passerelle del pescespada. Il lavoro del giornalista- alla fine- consiste solo nel fare la cartografia dei nessi fra fatti, cose e persone  e “farli parlare” in una lingua che sia comprensibile ai più. L’obiettivo?

Lontano da velleità letterarie,  lo dichiara l’autore stesso: condurre le persone “ dalla lettura di curiosità e pettegolezzo a quella di denuncia e rafforzamento della coscienza civile”. Tanto basta ad alcuni per sentirsi in pericolo. Evidentemente infrangere  l’immagine di una vita di provincia che scorre tranquilla, lontano dai titoli gridati della cronaca nera,  mette in discussione troppi interessi e troppe rendite di posizione.

E i nervi scoperti di un sindaco di paese possono significare ben altro che la preoccupazione per i mafia-tour al posto degli ombrelloni.

Ma i tempi del cardinal Ruffini non erano finiti, si dirà? Per chi non vive sotto i riflettori e non fa i programmi con Fazio, evidentemente no.