Perche’ Gennaro era figlio della Sanita’

Il ragazzo in questa foto non aveva nemmeno 18 anni. si chiamava Gennaro, abitava vicino ad alcuni di noi, alla Sanità. è stato ucciso stanotte in un agguato di camorra. ma, scrivono i giornali, “gli inquirenti non escludono l’ipotesi che 

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il 17enne sia rimasto ferito a morte da un proiettile vagante, o che non fosse il principale obiettivo dell’agguato”. 
Gennaro era il figlio di un compagno dei disoccupati, compagno che ha lottato duramente per anni per avere un lavoro che questo Stato di cose ci nega. la zia di Gennaro è sicura che il nipote sia stato ammazzato per caso: “Come mamme ci sentiamo mortificate, dobbiamo mobilitarci e scendere in piazza per salvare i nostri ragazzi. Aveva un sogno, voleva fare un pizzaiolo, frequentava l’Istituto Alberghiero. E poi faceva attività di volontario in un doposcuola per i ragazzi più piccoli. Era un giovane tranquillo“.

noi non sappiamo cosa sia successo, non osiamo parlare. però alcune cose le sappiamo.
sappiamo che non si può morire così a 17 anni, quando hai una vita davanti. 
sappiamo che la camorra è qualcosa di crudele e schifoso, in tutto e per tutto simile a di questo capitalismo fondato su esclusione, furto, rabbia, morte. 

Noi Gennaro ce lo piangiamo eccome, lui e i tanti ragazzini morti ammazzati per mano di una guerra che fa ricco e potente sempre qualcun altro, che magari sta con il culo a Roma o a Milano, che non paga mai il conto perché nessuno osa chiederglielo. Ci arrabbiamo per l’odio e indifferenza che sputano fuori i vicoli e le strade, i palazzi di questa città stretti dalla violenza delle bande di strada, e da quella di uno Stato che non assicura nemmeno le briciole, figuriamoci le scuole, i trasporti, un lavoro, una casa.
sappiamo che chi dice: “finché si ammazzano fra loro chissenefrega” dice una grande cazzata, sia perché la camorra fa tante vittime innocenti – che non vengono manco ricordate, perché la vita di un proletario di certi quartieri vale poco, perché “qualcosa in fondo c’entrava anche lui” – sia perché noi sentiamo come fratelli nostri tutti i figli di questa città e se i fratelli si sparano fra loro noi non possiamo voltare la faccia.

Non ci può piacere il “facciamoli ammazzare tra di loro”. Perché significa arrendersi, lasciare il campo libero, dover scappare prima o poi, e non ci saranno militari in strada che tengano.

Noi questa città non la vogliamo lasciare in mano agli imprenditori che ci succhiano tempo e vita e ci avvelenano acqua e terra, né tantomeno agli imprenditori illegali della camorra o agli amministratori con le mani in pasta dappertutto, a braccetto con i ricchi e con i boss. 
 Vogliamo decidere noi come si vive nei nostri quartiere, di cosa abbiamo bisogno, senza che nessuno sia lasciato indietro o da solo.

Gennaro lo avremmo voluto con noi a cambiare le cose, avremmo voluto salvarci insieme.

 

Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo