Il mantra che rimbomba nei corridoi che contano di Catanzaro ripete che ci sono «logge massoniche sfuggite al controllo», per sminuire o ridicolizzare la portata delle indagini che vedono compromessi esponenti politici, ndranghetisti, imprenditori, funzionari pubblici, professionisti
È una pentola a pressione la Calabria.
Pronta a esplodere. E il rischio è che le istituzioni dello Stato si facciano male, molto male. Nessuno sembra averne la consapevolezza e tutti congiurano perché non se ne parli, perché i riflettori rimangano perennemente spenti. Ricordate quell’indimenticabile 2008 quando la Procura di Salerno, che si occupa per competenza dei reati commessi dai “colleghi” di Catanzaro, ordinò la perquisizione di procuratori e sostituti di Catanzaro? Era la stagione dell’affaire De Magistris, l’allora pm oggi sindaco di Napoli che aveva messo sotto intercettazione mezza Italia e voleva arrestare mezza classe dirigente. E nacque un conflitto istituzionale molto aspro che si concluse con De Magistris che abbandonò la magistratura.
Le “cimici” di Stato
Mentre accadeva questo a Catanzaro, a Reggio Calabria,
“cimici” di Stato intercettavano il pm Nicola Gratteri, memoria storica della
lotta alla Ndrangheta, un vero segugio in grado di intuire, svelare e
perseguire quella immensa “area grigia” che governa la Calabria. Un mix di
massoneria, poteri criminali, pezzi delle istituzioni (e Servizi deviati) dalla
fine del secolo scorso mai svelato e neutralizzato. Un mix che adesso, dal
procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri si accinge a svelare con decine di
indagati. Il mantra che rimbomba nei corridoi che contano di Catanzaro ripete
che ci sono «logge massoniche sfuggite al controllo», per sminuire o
ridicolizzare la portata delle indagini che vedono compromessi esponenti
politici, ndranghetisti, imprenditori, funzionari pubblici, professionisti.
Le «indagini del secolo»
Quest’estate, per dire del clima di Catanzaro, è scattato il
tam-tam tra gli avvocati che la Procura aveva finito le «indagini del secolo» e
che adesso si aspettavano le decisioni dell’Ufficio del gip. Un annuncio,
neppure cifrato, del terremoto che sta per abbattersi in Calabria. Centinaia di
arresti, “intoccabili”, mondo delle professioni e della politica, massoni e
ndranghetisti. Nessuno verrà risparmiato. Ecco in questo clima, davvero è
incomprensibile la guerra, seppure non ufficialmente dichiarata, del
procuratore generale di Catanzaro Otello Lupacchini contro il procuratore
Nicola Gratteri.
I “garantisti pelosi”
Se ne è avuta prova non più di una decina di giorni fa, all’apertura dell’anno giudiziario. Il Foglio ne ha parlato per ultimo oggi. Ma va anche detto che seppur non “eterodiretto” da regie occulte – ma imbeccato da chi evidentemente ha interessi a intorbidire le acque per ridurre i contraccolpi dell’inchiesta” Gratteri” che dovrebbe essere agli sgoccioli – il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio ha enfatizzato la notizia dello scontro Lupacchini-Gratteri che era arrivato a Palazzo dei Marescialli, non immaginando che il Csm fosse pronto ad archiviare il fascicolo.
E ha parlato di quindici magistrati del distretto sotto inchiesta. Nel suo intervento all’ apertura dell’anno giudiziario, il procuratore generale Otello Lupacchini ha reso felici i “garantisti pelosi”, quelli in buona e cattiva fede, quelli “interessati”, cercando di demolire il lavoro della Procura di Nicola Gratteri, centrando il suo intervento sulla «ingiusta detenzione» e conseguentemente sugli ingenti risarcimenti che lo Stato ha dovuto pagare alle vittime.
Storiche iniziative giudiziarie
Peccato che i numeri da record di Catanzaro del 2017 si
riferissero ai procedimenti definiti di ingiusta detenzione e che abbracciavano
un arco temporale dal 2010 al 2015 (il procuratore Gratteri si è infatti
insediato nel 2016 a Catanzaro). Questo è il clima che si respira a Catanzaro,
alla vigilia di storiche iniziative giudiziarie. Una “primavera” della
giustizia che mai Catanzaro, la Calabria, ha vissuto nelle dimensioni che si
annunciano. E non è una profezia di Cassandra temere che non sarà indolore.
Finora il procuratore Gratteri ha ottenuto sempre l’appoggio della “politica” e
della “magistratura”. Il timore è che la “primavera” della giustizia calabrese
possa essere bloccata.