Quante volte vi è capitato di trovarvi a cena, in un locale o anche solo sul tram la mattina e avere di fronte a voi un amico o un conoscente che, mentre parlate, non vi presta attenzione ma continua nelle sue attività social sul cellulare? Questo modo di fare si è trasformato prima in uno spiacevole trend e poi in un fenomeno di massa, un fenomeno che ha come risultato finale la perdita di quei valori ‘reali’ della vita, quelli che non possono essere mediati dalla tecnologia e che hanno a che fare con il contatto umano, epidermico e sensoriale, che neppure il più evoluto dispositivo informatico potrà mai sostituire.
Ma vediamo di capire insieme di cosa si tratta.
COS’E’ IL PHUBBING?
Il termine phubbing è un neologismo nato in Australia qualche anno fa a seguito all’unione dei termini phone (telefono) e snubbing (snobbare, ignorare, trascurare). Può essere infatti definito come un comportamento atto a ignorare o svalutare una persona o un ambiente per concentrarsi su qualsiasi tipo di tecnologia mobile.
La dipendenza prodotta dalla tecnologia fa sì che l’individuo si astragga dalla realtà fisica e presti più attenzione a quella virtuale. Attualmente è un fenomeno comune che colpisce gran parte della popolazione, generando un’autentica controversia e un crescendo di disagi a livello individuale e interpersonale.
Ebbene si ci sono numerose evidenze empiriche che dimostrano che avere gli occhi puntati costantemente sul telefonino, a volte a fissare il nulla aumenta il livello di stress percepito, di impulsività, l’inefficienza lavorativa depressione, rabbia e insoddisfazione interpersonale ( questo è quanto emerge dallo studio condotto dal Dottor James A. Roberts e dal suo gruppo di ricerca nel 2016.)
Vi sono poi alcune patologie legate alle nuove tecnologie e, sebbene il phubbing sia una delle più note, ce ne sono altre più gravi e inusuali:
1) FOMO (Fear of Missing out)
Si tratta di una forma di ansia sociale e preoccupazione compulsiva di perdere l’opportunità di interazione sociale, di un’esperienza nuova o di un’esperienza gratificante, per lo più suscitate da post nei social. Di venire così esclusi da eventi piacevoli o emozionanti vissuti da altri amici nei social (Dossey 2014)
Da qui la necessità di essere costantemente connessi , un’ossessione che porta ad accedere in modo compulsivo sui social network senza aspettare neanche di ricevere una notifica, poiché l’individuo continua imperterrito ad aggiornare la bacheca.
Sono persone incapaci di uscire di casa senza cellulare, e si rifiutano persino di andare in un locale o in un hotel che non abbia il WiFi.
2) NOMOFOBIA
Detta anche sindrome della disconnessione, riferendosi alla sensazione di panico estremo provato in seguito alla mancanza del cellulare. Tende ad apparire quando il telefono non funziona o è stato rubato. La gente che ne soffre è vittima di veri e propri attacchi d’ansia e terrore che condizionano molto la sua percezione di un fatto che è di per sé facilmente risolvibile.
Proprio come chi soffre di FOMO, la principale preoccupazione di chi è affetto da nomofobia è di perdersi qualcosa nel periodo in cui sono sprovvisti di connessione. Molte volte, i soldi necessari per ripararlo o acquistarne uno nuovo passano persino in secondo piano.
3) CYBER-IPOCONDRIA
E’ un disturbo di eccessiva, persistente e sproporzionata preoccupazione per la salute. Chi ne è affetto occupa molto del proprio tempo ed energie a pensare alla propria salute in vari modi (p.e., con controlli attenti e accurati del proprio corpo) e a cercare aiuto o rassicurazioni sui propri sintomi rivolgendosi a professionisti e/o familiari, mediante intensive ricerche di informazioni su internet, ecc Credere che ci si possa fidare di qualsiasi forum o portale rende le persone ipocondriache e ansiose. Si convincono di poter avere qualsiasi malattia, il che può risultare molto pericoloso se decidono di auto-medicarsi.
4) EFFETTO GOOGLE
Tra le patologie associate al phubbing vi è l’effetto Google. Si tratta di uno degli effetti meno conosciuti, ma più significativi a lungo termine. Il cervello si abitua talmente tanto a ricercare informazioni su internet che cessa di assimilare quello che scopre in modo normale. A lungo termine può rendere incapaci di trattenere informazioni con ripercussioni molto serie sulla memoria.
5) SINDROME DELLA CHIAMATA IMMAGINARIA
Conosciuta anche come “sindrome da vibrazione fantasma”. Le persone che ne soffrono sentono chiamate inesistenti a causa della loro estrema ossessione per il telefono. Anche se lo schermo non si è neppure acceso, l’individuo afferma con sicurezza di aver sentito la suoneria.
Questo articolo non vuole sminuire in alcun modo l’importanza della tecnologia e delle connessioni social, ormai parte integrante e irrinunciabile della vita di ognuno di noi, ma vuole essere spunto di riflessione sul loro lato oscuro, al fine di mantenere il controllo di ogni strumento informatico per farne un uso consapevole e non un abuso!
Il costante bisogno infatti di non perdersi una notifica, di scorrere le notizie di Facebook, di essere sempre in contatto virtuale, il bisogno di vedere e di farsi vedere , disperde sempre più i bisogni primari, veri, umani, quelli della condivisione emotiva e non mediata da un surrogato, la rete.
Sicuramente il costante bisogno di essere aggiornati e comunicare al mondo quello che ci accade può essere divertente ed interessante, ma non bisogna dimenticarsi che alla base di ogni interazione c’è la comunicazione, quella verbale, semplice, capace di rendere una pausa caffè, una pausa vera, tra sguardi e contatti umani, uno stop dagli obblighi lavorativi e non un momento per creare un album di numerose foto intorno ad una tazzina.
Fermiamoci e interroghiamoci su cosa per noi vale davvero, riordiniamo le nostre priorità dedichiamo il nostro tempo alle persone che amiamo, senza distrazioni, senza interferenze, creiamo delle zone libere da smartphone , lasciamolo consapevolmente in un altra stanza o disabilitano le notifiche non essenziali cosi non è importante sapere istantaneamente se a qualcuno piace una foto su instagram o rispondere velocemente ad un sms su Facebook e se puoi metti in silenzioso il tuo telefono per un po’!
Cari lettori a questo punto Io invio l’articolo, e spengo il mio tablet. Ciaooo
Dott.ssa Giulintano Annunziata