Con le sue canzoni ha spesso fatto parlare si sé negli ultimi anni. Prima I bambini fanno oh, poi Luca era gay, passando per Vorrei avere il becco e Mia sorella, chiudendo con La verità e con Siamo Italiani. Giuseppe Povia è un cantautore che sa come colpire l’opinione pubblica. E’ nato a Milano il 19 novembre 1972, è di origini pugliesi, ma vive a Firenze, città d’arte e patria della letteratura italiana.
Partiamo dal tuo ultimo singolo Siamo Italiani, un brano orecchiabile, che fa sognare, e che fa guardare con ottimismo al futuro. Eppure sei stato accusato di fascismo. Perché? Da cosa è nata l’idea di questa canzone? Non pensi di essere stato troppo positivo alla luce di quella che è oggi la situazione in Italia?
“Siamo italiani è una canzone che ricorda a chiunque che noi siamo quelli che hanno inventato il Rinascimento e tantissime altre cose bellissime. Il populismo è positivo, perché questa parola difende e tutela le classi più deboli. Un po’ di sano nazionalismo dovremmo averlo tutti, e credo che chiunque la pensi così nel profondo del suo cuore. L’Italia è una nazione di persone che lavorano, che hanno sempre lavorato, e che hanno sempre avuto come primo punto fondamentale il risparmio. Da sempre ci fanno passare per fannulloni, e non è assolutamente vero. Abbiamo arte, cultura e un pensiero forte.
Siamo sempre stati tra i primi al mondo come produzione e creazione, e adesso ci ritroviamo a chiudere piccole e grandi aziende e a comprare le cose dagli altri. Con la scusa della tolleranza, finiremo nelle riserve.
Fascismo o comunismo non hanno nessuna differenza, anzi, il comunismo ha fatto molti più danni a parer mio. In questo momento siamo sotto una dittatura monetaria pari al nazismo, solo che è fatto con i numeri: tasse, debiti, euro.”
Perché Giuseppe Povia viene continuamente messo sulla graticola dall’opinione pubblica?
“La vera opinione pubblica, cioè la gente, mi vuole bene. Quelle poche migliaia di persone che stanno su internet a criticare sono figli di papà o benestanti, e quindi non si rendono conto di chi sia realmente Giuseppe Povia.”
Maledetto sabato e Mia sorella, due canzoni tue, non tra le più conosciute, ma, a parer mio, piene di significato. Se volevi mandare un messaggio concreto, ci sei riuscito benissimo. Non credi?
“Sono veramente contento che ci siano persone che conoscano questi due brani. Uno racconta la storia di un mio amico che perse la vita in un incidente di sabato sera. L’altro racconta l’amore che un fratello prova per una sorella che sta vivendo un disagio alimentare.”
Centravanti di mestiere è una canzone dedicata a qualcuno in particolare? Parli di calcio, ma al tempo stesso inciti la gente a non mollare mai, anche nei momenti più difficili.
“In fondo siamo tutti centravanti di mestiere, siamo tutti attaccanti, ma all’occorrenza torniamo in difesa per aiutare i compagni di gioco.
In campo, come nella vita, tutti partiamo dallo 0 a 0 ma aspettiamo il momento giusto nell’area di rigore per fare gol, anche al novantunesimo, sul filo del fuorigioco.”
Che rapporto hai con il mondo del calcio?
“Sono interista, quando avevo 16 anni ho giocato anche nella formazione Berretti. Credo che si debba investire su giocatori Italiani e tornare alla regola di tre stranieri al massimo. Mi piace giocare, ma adesso sono in attesa di una squadra che mi ingaggi (ride, n.d.r.).”
Quanto sono importanti i cantautori in Italia?
“I cantautori hanno scritto e descritto la società, hanno portato soluzioni e proposto nuove filosofie attraverso la musica. Sono importantissimi, ed è per questo che ormai sono quasi tutti spariti o messi nell’angolo, perché fanno pensare, e la gente non deve pensare, deve lavorare, pagare i debiti, soffrire e non rompere i c……i a nessuno.”
Quale dovrebbe essere, oggi, la preparazione di un giovane cantautore che si affaccia al mondo della musica?
“Ascoltare i cantautori della storia: Giorgio Gaber, Rino Gaetano, Fabrizio De Andrè, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, etc.”
E’ vero che hai anche inaugurato una scuola per cantautori?
“Si, a Grosseto, presso il CMM, in Via Inghilterra.
E’ una scuola di pensiero, dove si scrivono le canzoni insieme ai ragazzi e le ragazze che hanno un’apertura mentale e che hanno voglia di mettersi in discussione.”
Quanto è stato importante per te Giancarlo Bigazzi?
“Tantissimo, mi ha insegnato ad osservare la realtà e a ribaltare i concetti. Questo è il segreto per scrivere canzoni che restino.”
Daresti una canzone tua da cantare a qualcun altro? Se si, a chi?
“Boh, si, mi piacerebbe scrivere un brano per Giorgia in effetti.”
Da cosa nasce, solitamente, una tua canzone?
“Dal titolo, dalla tematica e dalla voglia di comunicare qualcosa che tutti pensano ma che pochi in quel momento vedono.”
Cosa ne pensi dei talent show? Fabbrica di illusioni o una possibilità concreta per i giovani?
“Tutte e due le cose. Naturalmente per chi ce la fa è la svolta della sua vita. L’ambiente musicale punta molto sui talent show.”
Faresti mai il giudice ad Amici o a X Factor se ci dovesse essere l’occasione?
“Si, perché no!”
Luca era gay, una canzone del 2009. Oggi susciterebbe le stesse polemiche?
“Chissà, forse oggi non me la farebbero neanche cantare (ride, n.d.r.)! Comunque l’argomento “gay” tira sempre, e questo ti fa capire il pensiero di una Nazione che se ne frega dei bisogni più importanti, visto che siamo a quasi 9 milioni di disoccupati, se contiamo i cassa-integrati.
Senza nulla togliere ai gay, ora ci sono priorità che comprendono tutti, anche i nostri gay.”
Sei favorevole alle adozioni gay?
“Nessuno è favorevole se ha un po’ di buon senso e se capisce che la parte debole sono i bambini, che hanno bisogno di figura paterna e materna.”
Cosa pensi di Papa Francesco e del messaggio che vuole mandare alla gente?
“E un Papa Pop ‘n roll, ci voleva! Il mondo spirituale aveva bisogno di una figura che conquistasse anche quelli di sinistra.
Ora li sento dire: “si, questo Papa è proprio bravo! La Chiesa si è aperta (ride, n.d.r.)!”
Molti ti accusano di volerti solo fare pubblicità e di scrivere testi provocatori, con furbizia. Probabilmente, invece, Giuseppe Povia è un cantautore che parla di argomenti intellettualmente onesti, senza scadere mai nella banalità. Quante volte ti sei sentito dire “avevo dei pregiudizi, ma mi sono ricreduto”?
“Sempre. Oggi purtroppo chi parla di qualcosa passa per furbo. Meglio furbo che apatico. Meglio pieno, che pieno di vuoto.”
Il tuo rapporto con la stampa?
“Beh, quando manca la carta igienica in bagno…è un rapporto ottimo! Scherzo! Con chi fa giornalismo serio, ho un buonissimo rapporto.”
Cosa ne pensi dell’Italia e degli Italiani? E’ un paese per giovani? O non più?
“E’ un paese per giovani, comandato dai vecchi.”
Cosa vorresti dire ad un ragazzo di 22-23 anni, che fa tanti sacrifici per studiare e per trovare un lavoro. E’ possibile guardare con ottimismo al futuro?
“Mah, consiglio a tutti di sapere le basi dell’economia e della politica, ci vogliono esattamente dieci minuti.
E poi sperare che cambi qualcosa. Fanno bene i ragazzi a cercare opportunità all’estero, qui ci stanno mettendo nell’angolo, purtroppo.”
Secondo te in Italia viene premiata la meritocrazia? O viviamo in un Paese in cui il nepotismo e le raccomandazioni sono ancora all’ordine del giorno?
“Ma ti devo davvero rispondere?…..”
Progetti per il tuo futuro prossimo? Tour in vista?
“Uscirà un disco dal titolo NuovoContrordineMondiale, un lavoro che toccherà delle tematiche importanti, politiche, sociali, d’amore e di speranza.
Un solo appunto, non si troverà nei negozi, e farò una tiratura limitata di circa 2000 copie che venderò tramite mail e spedirò direttamente a casa.
Per averlo bisogna scrivere a [email protected]”
Un bilancio di questi anni vissuti nel mondo della musica?
“Bilancio molto buono, vivo di musica, ancora per il momento. Mi piace anche andare nelle scuole medie a parlare con i ragazzi giovanissimi.”
Grazie, e in bocca al lupo per il prosieguo della tua carriera.
“E il lupo sono io, guai ad essere pecora!”
Fabrizio Bertè