“Non un nome in più sul calendario
né un’immaginetta sacra da conservare con cura nel portafogli,
ma un esempio tangibile di combattività e costanza.”
Così Suor Fernanda ama ricordare Padre Puglisi, ucciso nel Settembre di 22 anni fa a pochi passi dall’uscio di casa. Si è spento in silenzio, in una quieta sera d’estate, assassinato da chi temeva la ferma risolutezza delle sue parole.
Eppure c’è stata giustizia per Don Pino, quel buon sacerdote che giocava a braccio di ferro con i boss: la sua battaglia è ricordata con commozione da chi ha vissuto al suo fianco, da chi si è dovuto accontentare di qualche breve incontro e persino da chi non ha mai avuto l’occasione di stringergli la mano. Suor Fernanda ha proprio ragione: Padre Puglisi è un martire, assassinato da una criminalità spietata e vendicativa che però non è stata in grado di soffocare l’impeto delle sue lotte. Dopo oltre vent’anni, anche i più giovani continuano a battersi affinché i suoi traguardi, raggiunti a costo della vita, non restino un lontano ricordo. Fra questi Salvo Ognibene che, in collaborazione con Rosaria Cascio, ha redatto un libro volto proprio a mettere in luce il contributo che Don Pino ha dato nella lotta alle mafie, soprattutto fra i clericali.
“Il primo martire di mafia. L’eredità di Padre Pino Puglisi” nasce proprio per raccontare il reale cammino della Chiesa negli ultimi decenni: dalla condanna di Giovanni Paolo II alla scomunica di Papa Francesco le cose sono cambiate davvero? I due scrittori hanno provato a rispondere, senza dimenticare carteggi e testimonianze.
L’opera è stata presentata Mercoledì 26 Ottobre a Palermo, presso la Libreria Paoline. All’evento hanno presenziato non soltanto gli autori, ma anche religiose e “addetti ai lavori”: il magistrato Annamaria Picozzi, attenta e appassionata lettrice, ha individuato una chiave di lettura di matrice giudiziaria: “Il libro – spiega – espone con chiarezza quale sia stato il legame fra Chiesa e criminalità, senza alcun timore. È noto che in passato i rapporti fra mafia e Stato si siano intensificati al punto tale da dover parlare di trattativa, ebbene il tramite di questo patteggiamento è stata proprio l’istituzione ecclesiastica.” La Picozzi parla di una realtà di cui i quotidiani stentavano a far cenno, mentre il popolo rispondeva passivamente all’ambiguità delle campagne propagandistiche. “C’era silenzio, ma Padre Puglisi ha deciso di far rumore.” Già, ma far troppo rumore può essere rischioso e il nostro Pino lo sapeva, eppure ha scelto di irrompere in quel mondo fatto di sottintesi e parole non dette, omertà e mele marce. “Come un moderno Don Chisciotte, decide di partire proprio dai bambini. Punta su una rieducazione culturale e religiosa, regala ai più piccoli gli strumenti per sognare un futuro diverso.”
A parlarci del saggio sono stati anche gli autori: la Cascio, che ha affiancato per anni Padre Puglisi, si dichiara ancora incapace di lasciarsi tutto alle spalle, ma ha scelto di abbandonare quel cieco livore che per anni l’ha attanagliata: “La rabbia è un motore, che può portare però anche molta negatività. In me nasceva da una reazione emotiva: mi avevano rubato una persona, non un familiare ma quasi. Ce l’hanno sottratto quando ancora aveva tanto da dare, è stato un furto affettivo.”
Racconta ogni cosa nel suo libro Rosaria, anche la difficile passaggio dalla collera all’accettazione: “Non sono che una fra le tessere del “mosaico 3P”, una dei tanti a cui Don Pino ha teso la mano. Arrabbiarsi non serviva a nulla, piuttosto bisognava esser grati per il tempo passato insieme. L’ho capito dopo, quando a lezione sentivo parlare di Rogers o di Victor Frankl e ricordavo le parole di Padre Puglisi: i loro princìpi erano già stati messi in pratica proprio da lui! E allora mi sono resa conto che alla teoria va affiancata la pratica e che c’era chi ci aveva pensato prima di me.”
La Cascio racconta con fervore i suoi anni universitari, la gioia nel rintracciare un po’ di Don Pino nei libri di testo e persino il momento in cui ha scelto di lasciar andare la rabbia per far posto alla gratitudine.
Ed è tutto nella sua nuova fatica letteraria, un volumetto in apparenza non dissimile dagli altri ma in realtà in grado di offrire inedite, appassionanti e toccanti prospettive a chiunque sceglierà di intraprenderne la lettura.