Quando i temporali arrivavano in orario

Quella di Messina è da sempre una provincia a grande vocazione sportiva. Il fatto è risaputo. Se altrove abbondano santi, navigatori e poeti, la nostra si conferma, in ogni occasione, terra di atleti.

Spensierati sciatori, sindaci motociclisti che discendono scalinate municipali e provetti fantini che gareggiano in notturna lungo viale Giostra. Atleti con estrazione e motivazioni forse molto diverse, ma accomunati da un’unica grande passione.

Senza dimenticare le gare podistiche organizzate in quel di Barcellona Pozzo di Gotto, per celebrare la venuta di Salvini. Una provincia, insomma, di sana e robusta costituzione, con una spiccata propensione agonistica che sarebbe un peccato lasciare inutilizzata.

Alla luce di tutto questo, si auspica che amministrazioni moderne e lungimiranti, come quelle citate, sfruttino i recenti episodi alluvionali per organizzare opportune aree attrezzate, da adibire agli sport acquatici.

Le torrentizie discese messinesi, per esempio, sarebbero la cornice ideale per gare di kajak e canottaggio, con colline franate e detriti galleggianti ad aumentare il coefficiente di difficoltà.

Mentre le vaste zone lacustri recentemente createsi a Barcellona Pozzo di Gotto e a Terme Vigliatore, ben si prestano a competizioni di motonautica.

Potendo i piloti delle imbarcazioni esibirsi nelle più disparate acrobazie, con abuso di traiettorie tangenti e co-tangenti, stante la grande dimestichezza acquisita da certuni nella nobile arte della trigonometria.

Col tempo e la giusta dose di pazienza, si potrebbero indire dei veri e propri campionati, con ricchi premi e classifiche, individuali e a squadre.

D’altronde, amministratori che intitolano ville comunali a 1° Levi (sic) come recentemente avvenuto proprio a Barcellona, lo spirito di competizione ce l’hanno nel sangue.

Insieme a uno spiccato senso della storia, per lo meno sportiva, che li porta a omaggiare il grande e plurivittorioso Levi, lasciandoci nell’ignoranza su chi abbia occupato i posti più bassi del podio. Perché la memoria, com’è giusto, tramanda solo i vincitori e consegna gli sconfitti all’oblio.

Si tratta dunque di osare, adoperando la fantasia laddove la crudele natura non rispetta le promesse elettorali, franando, esondando e tracimando su zone ben amministrate e manutenute a regola d’arte.

Prodigiosi cataclismi, bombe d’acqua, torrenziali acquazzoni, che a dispetto dell’impegno profuso dalle alacri e operose giunte comunali, metterebbero in ginocchio anche realtà ben più attrezzate, come la Prussia del Kaiser o il regno di Montezuma.

Osare, dicevamo. Chiudere una buona volta quei benedetti tombini, anzi sigillarli. Per evitare che i rivi fangosi defluiscano frettolosamente, depauperando i cittadini dalla gioia di nuotare liberi e felici per le vie della propria città. Favorire frane e smottamenti, affinché si possano finalmente apprezzare discipline come l’alpinismo o il free climbing, colpevolmente ignorate da gran parte della popolazione.

Certo, rimane il problema di come impiegare il tempo libero nei lunghi periodi di siccità, molto frequenti nella sitibonda Sicilia.

Una cosa alla volta. Oggi gli sport d’acqua, domani chissà.

Il giganteggiare di certe figure politiche attualmente in carica e i valori a cui si richiamano, c’impongono di nutrire fiducia nell’avvenire.

Potrebbe anche darsi il che già citato senso della storia li spinga a recuperare uno dei momenti più alti e intensi del dopolavoro fascista, cui le masse popolari, al sabato, si dedicavano con grande entusiasmo, il salto nel cerchio di fuoco.

Antica e onorata disciplina sportiva che senza dubbio indurrebbe, negli occhi di qualche noto politico del passato, una lacrimuccia di nostalgia per i bei tempi andati.

Quando si dormiva con la porta aperta e anche i temporali, con patriottica disciplina, arrivavano in orario.