Quando la musica diventa militanza.

Unica tappa siciliana del gruppo napoletano nato in un centro sociale vent’anni fa.

“Dopo vent’anni nonostante le malelingue”.

Così Luca “Zulù”, dal palco del centro multiculturale officina, per l’unica tappa siciliana del Bravi Guaglioni tour 2012. “Vent’anni di odio e di rappresaglia ma anche di amore e di battaglia”. Ha commentato Zulù. Non c’è più Mag e la band ha dovuto attraversare tanti cambiamenti da quel 1991, quando arrivarono alle luci della ribalta direttamente dai locali occupati del centro sociale Officina 99 di Napoli, ma il risultato, sul palco e per il pubblico, è sempre entusiasmante.

Quasi due ore di concerto, ripercorrendo i brani musicali più famosi che rappresentano anche un excursus della vita politico-sociale del nostro paese. Non si può certo dire che per gli autori di curre curre guagliò e di O’documento  valga il principio dell’ arte per l’arte. La loro è politica in note.  E decisamente poco neutrale è  l’aria che si respira anche in platea, dove attivisti No Ponte prima e dopo il concerto hanno volantinato in vista della manifestazione del 2 ottobre all’Arsenale, la prima che verrà realizzata nella nostra città per protestare contro il Muos di Niscemi, inaugurando così nei fatti il movimento No Muos anche nella città dello Stretto.

E da questa parte dello Stretto i cattivi guaglioni mancavano da quindici anni – in una delle trasferte messinesi avevano suonato anche nel Fata Morgana, vecchio centro sociale della nostra città – e quasi una generazione dopo la risposta del pubblico – di una fascia di età compresa tra i venti e i trent’anni – è stata positiva. Il concerto, che rappresenta l’apertura di questa nuova stagione del Centro Multiculturale Officina, è stato realizzato in collaborazione con Euphonya Managem. “Ogni nota una lotta”, è il plauso di Renato Accorinti, invitato a parlare dal palco insieme all’attivista della rete No Ponte Claudio Risitano, dopo l’intervallo, prima dell’ultima parte del concerto. I due messinesi hanno donato al gruppo una bandiera No Ponte, che è andata a fare bella mostra di sé accanto a quella No Tav, già parte integrante della scenografia, per il resto molto sobria, del palco. Renato Accorinti – accolto ed applaudito quasi alla pari delle stars sul palco – ha precisato come “viviamo in una terra dove non ci è stato dato nulla. Quindi dobbiamo riprenderci gli spazi”, e non ha fatto mancare neppure una stoccata alla società Stretto di Messina, che secondo l’attivista delle mille battaglie deve chiudere,senza se e senza ma, e soprattutto senza continuare a intercettare finanziamenti pubblici. Claudio Risitano, invece, studente di scienze politiche e ampiamente noto nella politica cittadina, ha spiegato cos’è il Muos e le ragioni del movimento che vi si oppone, e l’importanza di unirsi, come città di Messina, al resto della Sicilia, per contrastarlo. Un problema, quello dell’antenna satellitare militare di Niscemi, che investe direttamente la città dello Stretto, vista l’ipotesi di trasformare l’arsenale militare – situato proprio nella zona falcata – nel centro di smistamento di tutte le navi da guerra Nato.

“Un grande cimitero-pattumiera dove convergeranno enormi quantità di amianto, prodotti chimici e idrocarburi, pericolosamente inquinanti e cancerogeni”, come si legge nel volantino, indiretto protagonista della serata. Insomma, un concerto immerso nelle problematiche e temperie sociali anche della nostra città, così come aderente al reale è il resto della musica dei 99 Posse. Un genere che non accontenta tutti perché non vuole essere di tutti, ma si schiera al fianco delle battaglie in cui gli stessi autori della musica credono. La serata che ha visto esibirsi sul palco Luca “Zulù” Persico, Speaker Cenzou (voce,) Valerio Jovine (voce), Marco Messina (campionatore), Massimo “JRM” Jovine (basso), Sacha Ricci (tastiere), Claudio “Klark Kent” Marino (batteria), Zanna vj (video),

nonostante l’afa opprimente della sala, può dirsi riuscita