Raffaele Guariniello sogna una superprocura che si occupi di reati ambientali

Raffaele Guariniello, sostituto procuratore della Repubblica, presso la procura di Torino, ha fatto tappa anche a Messina. La sua illustre presenza, ha arricchito un convegno, tenutosi a Messina, avente come tema proprio la sicurezza sul lavoro, le norme penali esistenti e ancora la figura delle donne. Noi de ilcarrettinodelle idee, l’abbiamo intervistato sulla problematica dell’amianto. Tema che l’ha visto protagonista nel primo grande processo della storia per un reato ambientale. Per il magistrato esistono due Italie. Una in cui l’autorità amministrativa applica e le procedure e rende giustizia alle vittime e un’altra in cui tutti i procedimenti vengono archiviati. Una discrasia che non può essere accettata, perché le norme esistono e vanno applicate.

Cosa è cambiato dal processo Eternit di Torino, quando anche l’informazione ha puntato i riflettori sulla problematica dell’amianto. Quanto è grave il problema e quanta strada ancora bisogna fare?

Il problema non è nato adesso. Noi lavoriamo sull’amianto già dagli anni ottanta del secolo scorso. Abbiamo cominciato le prime indagini in quegli anni. La prima sentenza di condanna per malattie d’amianto è del 1995. Il processo dell’Eternit è un po’ una delle mete di un percorso che arriva da lontano Questo lo sottolineo per mettere in luce che questo tipo di processi si riesce a farli quando non si ha una caso soltanto ma si ha  un caso che si inserisce in un problema globale. Noi sin dal 1990 abbiamo un osservatorio sui tumori professionali, che è una struttura interna della procura della Repubblica che riceve da tutti i medici della zona, la segnalazione di tutti i casi di tumore vescicale,di mesotelioma pleurico  peritoneale . Noi riceviamo tutti questi casi e poi uno per uno vengono analizzati per vedere se la persona portatrice di questo tumore sia stata o no esposta a un fattore cancerogeno. Ieri ne abbiamo esaminato 25.000 . Per 16.000 abbiamo trovato un’esposizione a livello professionale o ambientale. E’ chiaro che questo è uno strumento che non fa sfuggire nulla. I casi che emergono di mesotelioma dopo la morte li conosciamo subito :il giorno stesso in cui è stato diagnosticato per la prima volta. Quindi questo ci consente ad esempio di interrogare la persona per ricostruire la sua storia lavorativa. D’altra parte questo sistema ci consente di mettere insieme i casi per azienda. Un conto è fare i processi su un caso. Un altro conto è farlo su 10 o 100 casi. E’ lo strumento che consentirebbe di fare i processi dappertutto nel nostro paese. Dovrebbe esserci a Messina, a Catania, a Palermo, come tutte le altre zone del nostro paese. L’assenza di questo strumento determina che quando uno va in giro per l’Italia e chiedo ai colleghi: in questa zona risulta che ci  sono segnalati casi. E’ una delle zone a rischio segnalate dai registri di mesotelioma; C’è una macchia qui, avete fatto un processo? Mi sento rispondere: “ma a noi questi casi non li segnala nessuno” e allora uno capisce perché non si fanno questi processi. Questo crea nel nostro paese una grande diseguaglianza perché ci sono zone in cui magari si fanno i processi e questo significa che le vittime e le famiglie ricevano un risarcimento. Sono zone in cui non si fa nessun processo. Io vado in queste zone e trovo gli ex lavoratori di queste fabbriche che mi dicono qui muoiono diverse persone ma non si muove nessuno. Noi nel nostro paese abbiamo oltre 120 procure, la maggior parte delle quali sono piccole, fatte da 3, 4, 5, 6 magistrati che non hanno modo di specializzarsi in questa materia e quindi questi processi non vengono fatti. Questo però crea una disuguaglianza che dovrebbe indurre a creare una nuova organizzazione. Il mio sogno è quello di realizzare una procura nazionale sulla sicurezza del lavoro. Una procura che a livello nazionale intervenga su tutti i casi avendo figure specializzate. Ad esempio capita che in Italia la medesima società, penso ad esempio all’industria della gomma, industrie che sono note perché hanno creato morti per tumore vescicale, per mesotelioma . Ora può capitare che un’industria abbia uno stabilimento in una certa zona, e un altro stabilimento che faccia le stesse cose in un’altra zona. Nella prima zona la procura della Repubblica è già arrivata al secondo e terzo processo, nell’altra zona la procura della Repubblica chiede l’archiviazione. C’è una disuguaglianza che non è più ammissibile. Bisogna creare uno strumento che garantisca giustizia a tutti.

Quanto è importante e quanto lo è stato il ruolo delle associazioni che hanno portato avanti questa battaglia e hanno lavorato in sinergia con la magistratura?

Il ruolo delle associazioni è fondamentale ma non è sufficiente, perché se un’associazione solleva il problema però poi non c’è un’autorità, un’istituzione che raccoglie queste voci, queste esigenze rimangono non soddisfatte Per esempio a Salerno c’era uno di quegli stabilimenti delle ferrovie dello Stato che ha attiva un’associazione che ha presentato esposti ma non c’è stato nessun processo.

Un’ altro problema è legata all’esposizione alle fibre dell’amianto. I cittadini però ignorano questo problema.

Spesso i cittadini che non hanno lavorato nelle fabbriche dell’amianto pensano che possono dormire sonni tranquilli, tanto la soglia della fabbrica non l’hanno mai varcata. E invece no, i drammi a cui stiamo assistendo: il dramma di Casal Monferrato, il dramma di Taranto, dimostrano che il disastro coinvolge i lavoratori, essendo un disastro interno alla fabbrica, ma può anche essere un disastro che coinvolge i cittadini all’esterno . Basta pensare che a Casal Monferrato, muoiono cinquanta persone all’anno di mesotelioma pleurico. Ma ormai questi non sono più i lavoratori della fabbrica che è stato chiuso nel ’86. Sono cittadini che sono stati costretti a vivere a contatto con l’amianto.

L’ex Sacelit ha registrato 137 morti. Noi registriamo solo le morti, poi tutto tace. Cosa bisogna fare. Qual è il messaggio che bisogna lanciare a questa città che purtroppo ancora non ha attivato una coscienza per le problematiche connesse all’amianto?

So che in via generale il problema di un’ intervento dell’autorità giudiziaria esiste e va affrontato questo problema in modo che all’autorità giudiziaria arrivino le segnalazioni di tutti i casi di decessi ad esempio per mesotelioma, in modo che poi si possano fare le indagini. Bisogna ridare corda al meccanismo dell’autorità giudiziaria. Oggi c’è l’obbligo di esercitare azioni penali. Bisogna far arrivare i casi, magari come abbiamo fatto noi, con l’osservatorio che solleciti i medici a segnalare. Le norme ci sono, bisogna applicarle.