Reddito di cittadinanza in Finlandia e in Italia si aspetta

Negli ultimi anni, nella scena politica italiana si è fatto un gran parlare del cosiddetto reddito di cittadinanza, vero cavallo da battaglia del Movimento 5 Stelle e malvisto da tutti gli altri partiti, sia per ragioni economiche (l’enorme costo per lo stato) che morali (il rischio del lavoro in nero e la presunta disincentivazione al lavoro). Il reddito di cittadinanza proposto dal M5S, però, è più simile a un reddito di disoccupazione, poiché richiede al soggetto interessato non solo di frequentare corsi di formazione o di compiere attività di volontariato, ma anche di rendersi disponibile per qualsiasi lavoro trovato dai centri per l’impiego; al terzo lavoro rifiutato, la persona perderebbe, infatti, il diritto all’assegno mensile.

In realtà, un reddito di cittadinanza tout court è qualcosa di leggermente diverso: si tratta di un vero e proprio “mini-stipendio” erogato a qualsiasi cittadino maggiorenne, purché il suo reddito (o quello del suo nucleo familiare) non superi una determinata cifra. Questo è proprio quello che sta per essere votato in Finlandia.

Il paese scandinavo, la cui popolazione conta solo 4,5 milioni di individui, sta infatti soffrendo più del previsto la crisi economica, anche per il fallimento del gigante della telefonia Nokia, ormai messo ai margini del mercato di riferimento. La disoccupazione è così salita a circa il 10% (il 22% tra i giovani), leggermente sopra la media UE, e 4 finlandesi su 5 si dichiarano ormai favorevoli al reddito di cittadinanza, quando solo pochi anni fa erano la metà.

Uno degli obiettivi del reddito è quello di rendere più appetibili i lavori part time: rappresentando quindi un’integrazione per quei lavori che, al momento, non sono in grado di fornire un sostentamento adeguato, oltre a permettere un orario di lavoro agevolato. Ovviamente, questo reddito prenderebbe il posto di tutti gli ammortizzatori sociali al momento presenti.

Non è ancora stato deciso l’ammontare dell’assegno mensile. Quel che è certo, invece, è che la misura (se verrà approvata) non sarà introdotta subito, bensì dovrà prima superare una fase sperimentale che coinvolgerà 8000 persone. A queste, scelte tra le fasce più povere della popolazione, verrà erogata per un periodo limitato una mensilità variabile dai 400 ai 700€, completamente esentasse.

Il motivo per cui si dovrebbero testare diverse soglie è presto detto: trovare la misura giusta tra un reddito eccessivamente alto da spingere a non cercare lavoro e uno troppo basso per essere efficace, che costringerebbe le persone ad accettare anche un lavoro sottopagato. Volendolo rapportare alla situazione italiana, il secondo punto (la fine dei lavori sottopagati) è quello su cui preme il M5S, mentre il primo (la mancanza di stimolo per il lavoro) è l’argomento più forte che hanno i partiti tradizionali.

Indubbiamente, uno dei vantaggi del reddito di cittadinanza sarebbe quello di semplificare la burocrazia abolendo tutti gli altri sussidi, oltre a permettere una maggiore mobilità interna per la ricerca di lavoro.

La proposta di legge dovrebbe essere presentata in parlamento entro la fine del 2016. La strada è ancora lunga, e potrebbero esserci sorprese al momento del voto, ma il solo fatto che il governo abbia preso in considerazione l’idea è già una piccola vittoria. Fino a pochi anni fa, gli economisti affermavano che fosse impossibile per il paese trovare i fondi necessari per un tale reddito.

La Finlandia, quindi, potrebbe presto trasformarsi in un vero e proprio laboratorio dell’economia del futuro. C’è chi afferma che il reddito di cittadinanza diverrà la normalità una volta che la maggior parte dei lavori sarà automatizzata. È ancora presto per dirlo, ma questa sembra una prospettiva appartenente a un futuro sempre meno remoto.