Luigi De Magistris cita un altro Luigi, lo scrittore mazziniano Settembrini, perseguitato politico del regime borbonico, per descrivere efficacemente lo stato delle cose: ” In alcuni momenti della storia bisogna affidarsi più ai pazzi che ai savi” e se i “savi” sono “i corrotti che fanno le leggi, i mafiosi che diventano politici e quelli che vogliono stravolgere la costituzione” , tutti gli altri , “ quelli che la costituzione la difendono” o quelli che si mettono in testa di cambiare le cose partendo da città del sud in coma profondo non possono che essere pazzi.
E “pazzi “di questa natura ne ha messi insieme parecchi –lo scorso fine settimana- il movimento Rinascita per Cinquefrondi, che ha utilizzato lo spazio della propria consueta festa estiva per fare incontrare le città di un sud “che sogna” e agisce per tenere alta la testa e difendere la propria dignità e la vita dei propri abitanti.
Ed è a Cinquefrondi, sulle colline ai bordi della piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, che venerdì scorso si sono incontrati i sindaci del cambiamento dal basso, Luigi De Magistris (Napoli), Renato Accorinti (Messina) Mimmo Lucano (Riace, Rc) chiamati dal giovane primo cittadino “padrone di casa” Michele Conia a fare il punto sullo stato dell’arte davanti al popolo attento e partecipe di una grande assemblea in piazza.
Al centro della discussione, “il sud che sogna “e rialza la testa senza rassegnarsi al disastro provocato da un ventennio e passa di politiche neoliberiste che hanno ulteriormente peggiorato le condizioni di vita delle popolazioni, trasformando il sud Italia in una terra disperata, abbandonata dai suoi giovani e prigioniera del cemento, legale o abusivo, e della spazzatura.
Ma ad un recente passato ed un presente di città disastrate, fallite e saccheggiate dalle proprie classi dirigenti si può opporre un orizzonte di buone pratiche di trasformazione sociale e politica. E’ De Magistris a ribadirlo rievocando i notevoli risultati dei propri primi cinque anni di mandato.
“Non siamo Ginevra e nemmeno Berlino” ha ricordato “ma abbiamo rispettato il referendum del 2011 per l’acqua pubblica costituendo l’Azienda speciale ABC (acqua bene comune); abbiamo affrontato l’emergenza rifiuti, tenuto aperte le scuole comunali assumendo in pianta stabile le maestre. Tutto questo mettendoci contro la spending revue e la Corte dei Conti “. Atti di coraggio di un sindaco “pazzo”? Solo in parte. Le esperienze amministrative che non si sono rassegnate all’ ordinaria gestione dell’esistente trovano la propria ragion d’essere nel bisogno di partecipazione reale, nella necessità di trovare sbocchi fattivi dei tati conflitti sociali e ambientali che hanno scosso i territori del sud negli anni 2000. Dalla terra dei fuochi alla lotta contro il ponte sullo Stretto alle buone pratiche di accoglienza dei profughi e dei migranti, per le quali il sindaco di Riace, Mimmo Lucano ha conquistato le prime pagine dei più importanti giornali del mondo.
Lo sa bene Michele Conia, che fa il sindaco a Cinquefrondi da un anno, e che ha costruito la sua Rinascita per Cinquefrondi radicandola nella forte tradizione del movimento contadino e dei partiti della sinistra che hanno combattuto la ‘ndrangheta della Piana fin dal secondo dopoguerra. Dal palco dell’incontro dei sindaci ha espresso la propria riconoscenza per quelli che considera i propri ispiratori “Renato, Mimmo e Luigi” ma ha anche ricordato la propria storia: “siamo uomini e donne di sinistra, quella vera ” la sinistra delle pratiche e non solo degli annunci”.
Conia ha voluto accanto ai sindaci anche i portavoce di Rinascita per Cinquefrondi e Cambiamo Messina Dal Basso, Danilo Loria e Federico Alagna, e Arcangela Galluzzo, calabrese d’origine ma oggi assessora comunale a Fiumicino (RM) per ribadire che “che non esistono i sindaci super eroi. Esistono i movimenti e le comunità politiche che hanno il diritto dovere di prendersi la scena. ” ed anche che “è ora di mettere in rete queste esperienze senza padroni ” Perché ” se non capiamo che è da qui, dal basso e dal sud che deve ripartire quel movimento che ridia speranza e dignità al sud Italia, non abbiamo capito nulla”.
Una rete che per adesso vive nello scambio di esperienze, come quella che Renato Accorinti non si stanca mai di rammentare “nata dalla lotta contro il ponte sullo stretto” ma cresciuta e vincente “a mani nude e a piedi scalzi”, in cui “non ci sono eroi e un sindaco non può fare tutto da solo. Il cambiamento invece lo facciamo tutti insieme, ognuno mettendo il suo tassello, perché la democrazia non te la regala nessuno, si costruisce con fatica nella quotidianità.”
Mentre Mimmo Lucano ha disegnato un presente e un possibile futuro in cui le città del sud possano essere “comunità locali aperte al mondo” come la sua Riace “che ha stabilito un legame con il mondo intero attraverso l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati Kurdi e iracheni” o la Napoli di De Magistris, che “oggi non ha fili spinati, una città che accoglie e abbatte ogni muro”. Quello del razzismo, ma anche quello della legalità puramente formale che finisce per legittimare “ogni ingiustizia”.
” Altri sindaci hanno chiesto i manganelli per sgomberare gli spazi sociali” – sono state queste le parole del primo cittadino di Napoli- “noi abbiamo invece 15 luoghi liberati dal degrado attraverso l’autogestione e l’autogoverno. Ve lo dico da magistrato, a volte con la carta da bollo si consumano le peggiori violenze. Io invece quando dei ragazzi trasformano una discarica, un luogo abbandonato, in un orto sociale, in un laboratorio culturale, quando salvano vite umane dallo spaccio, io gli stringo la mano, e se li denunciano denunciate pure me.”
Ma come farà tutto questo ad andare avanti? La serata di Cinquefrondi ha affidato ancora una volta la risposta alle parole del sindaco di Napoli che a questo punto si sono caricate ancora di più di forza e tensione utopica:” Non ce l’avremmo fatta senza amore. Pensate a una città di due milioni d’abitanti, con la camorra che spara, senza un soldo, eppure ce l’abbiamo fatta”. Ma alla domanda concreta “E tu come hai rivinto? “De Magistris risponde ” stando per strada.” E cita Gramsci e la sua idea di “connessione sentimentale” fra politica e popolo. Lo slogan è forte ed è altrettanto forte il progetto che venerdì sera è stato evocato solo sul finale e con poche parole “movimenti, comunità, soggetti politici e sociali che si mettono insieme e di cui i sindaci sono solo i megafoni, la voce di chi non ha voce.”
C’è da credere che l’assemblea della festa di Rinascita non sarà un momento isolato e che , a partire dalla battaglia per il No al referendum sulla riforma costituzionale la “lucida follia “ del Sud che sogna e dei suoi sindaci farà ancora parlare di sé.