Spesso e volentieri, sono gli stessi genitori che, con la loro sensibilità e la loro quotidianità, capiscono che c’è qualcosa che non va nella crescita del loro bambino.
Creare però degli stati d’ansia o di autovalutazione (spesso ci si rivolge al rete informatica per risolvere i dubbi), non è per niente costruttivo, ma si instaura solo più confusione, non si ha una diagnosi precoce del problema o, ancora più grave, lo si sottovaluta.
La serenità e la tranquillità per affrontare qualsiasi situazione, ci da quella lucidità per capire al meglio come procedere per un intervento educativo, psicologico e medico per il bambino.
I segnali, soprattutto se ripetuti, ai quali i genitori dovrebbero stare attenti per un’eventuale valutazione di autismo nel loro bambino sono:
ritardo del linguaggio
non sorride quando è in un contesto sociale
preferisce giocare da solo
ha crisi aggressive
non è interessato a interfacciarsi con altri bambini
ha uno sguardo assente
cammina in punta di piedi
è sensibile ai suoni
è iper-attivo
è provocatorio
quando gli si parla, non ascolta
allinea gli oggetti ed ha un “suo ordine”
non è capace di chiedere cosa ha di bisogno
non indica e non saluta con la mano
ha uno scarso contatto oculare
ha attaccamenti inusuali alle sue cose
si muove in modo non usuale
ha difficoltà ad esternare affetto verso il prossimo
ha assenza del comportamento imitativo
ha difficoltà a chiedere aiuto o a chiedere oggetti desiderati
ha difficoltà nel contatto fisico
Altre indicazioni possono essere:
nessuna gestualità entro i 12 mesi
nessuna lallazione (produzione linguistica dei neonati a partire dal settimo mese)
nessuna comunicazione verbale entro i 16 mesi
nessuna spontaneità di parola entro i 24 mesi
nessuna abilità verbale e non, a qualsiasi età
Normalmente un bambino dovrebbe:
interagire con la famiglia
guardare negli occhi il suo interlocutore
seguire con lo sguardo
avere stimoli agli input dati
fare dei giochi simboli (come ad esempio, parlare con il proprio orsetto e fargli un finto bagnetto)
Nell’autismo, essendo una malattia neurobiologica che reca disturbi nel linguaggio e nello sviluppo sociale, è importante la precocità della diagnosi perché questa consente una giusta metodologia di recupero del bambino stesso.
Detto questo, è giusto fare una valutazione pediatrica, poi neuropsichiatrica e aiutare il bambino con delle terapie di supporto psicologiche, pedagogiche, logopedistiche e psicomotorie.
Nella mie esperienza scolastica, ho notato vari approcci genitoriali, da me catalogati in tre categorie:
1. ci sono genitori che cercano in tutti i modi di collaborare con le istituzioni e creare gruppo d’intesa e di aiuto
2. altri genitori che credono che siano gli unici a potere salvare i loro figli
3. e la terza tipologia, secondo me la peggiore, quelli che si vergognano della problematica del figlio e omettono qualsiasi problematica, seppur evidente
In tutto questo, penso che non ci sia bisogno solo di un supporto per il bambino, ma anche per la famiglia, affinché possano essere partecipi della condizione di questo stesso e capire le problematiche e l’aiuto che con il loro amore, la loro forza, possono dare al bambino.
Giovanna Cardile
Docente di Scuola Secondaria di Secondo Grado
Pedagogista
Fonte: http://diteloa.ilcarrettinodelleidee.com/component/k2/item/48-riconoscere-l%E2%80%99autismo.html