Ripubblicizzazione dell’acqua in Sicilia o quasi

Fa discutere il testo governativo sul riordino in materia di risorse idriche a firma dell’assessore regionale al ramo Marino. La nuova sintesi – proposta dalla Giunta Crocetta – non sembra convincere i Promotori referendari che nel 2011 organizzarono la consultazione popolare per contrastare il disegno di privatizzare la gestione delle acque nell’Isola. Maggioranza accomodante e opposizione convinta dei Cinque Stelle all’ARS.

Come previsto dalla legge regionale 2/2013 il governo regionale ha approvato un disegno di legge che definisce la nuova disciplina in materia di risorse idriche. Il ddl tiene conto degli esiti dei referendum popolari in materia, svoltisi due anni a favore del ritorno alla gestione pubblica delle acque nell’Isola, e del mutato quadro normativo statale, riconoscendo l’acqua quale diritto fondamentale dell’uomo e bene pubblico primario.

Il ddl in particolare prevede: la delimitazione dell’intero territorio regionale come ambito unico; l’istituzione dell’autorità del servizio idrico integrato presso il dipartimento acqua e rifiuti, con funzioni di programmazione, organizzazione, vigilanza e controllo; l’istituzione di sub ambiti, delineati sulla base dei bacini idrografici per i quali si procederà all’affidamento del servizio, nel rispetto della nuova normativa statale e comunitaria, fermo restando la possibilità per i comuni, in forma singola o associata, della gestione delle reti inerenti i servizi locali. L’autorità di regolazione dovrà provvedere a valutare la sussistenza di presupposti per l’eventuale revoca degli affidamenti esistenti. Sulla base del principio della proprietà pubblica dell’acqua, verrà valutata la convenzione stipulata nell’anno 2004 dalla Regione Siciliana con Sicilia acque.

A due anni esatti dal referendum popolare, che ha sancito la volontà dei siciliani di avere una gestione pubblica delle risorse idriche,  la IV Commissione “Ambiente e Territorio” dell’Assemblea Regionale Sicilia ha  esitato un testo che però non trova i favori di quanti di quel referendum ne sono stati i promotori. La volontà dei deputati regionali sarebbe stata quella di “accantonare” secondo “prassi” parlamentare il testo di legge di iniziativa popolare e consiliare, già depositato all’ARS, assumendo come testo base il ddl presentato dall’Assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità Nicolò Marino che “azzera sei anni di mobilitazioni a favore della gestione pubblica delle risorse idriche”. 

Nella stessa seduta di Commissione che ha approvato il testo del Governo “abbiamo chiesto che il DDL di Iniziativa Popolare e Consiliare non venga incardinato a quello del Governo ma che prosegua il proprio percorso parlamentare come previsto dalla legge 1/04.” 

“Un testo che ignora la volontà popolare” secondo i Promotori

“Il testo Crocetta elude in modo pilatesco l’indicazione politica dei referendum del 2011 con cui la maggioranza dei siciliani si espresse con il 97,9 % a favore dell’Acqua pubblica. Cosa ancor più grave – scrivono i promotori – ignora la portata democratica della grande e continuativa mobilitazione popolare e degli enti locali che ha portato alla stesura del testo di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali presentato già nel 2010, accompagnato dalla deliberazione di 135 Consigli Comunali e del Consiglio Provinciale di Messina, e da 35.000 firme dei cittadini, con il quale si disegnava una riforma complessiva ed organica del ciclo delle acque attraverso l’istituzione dell’autorità di bacino, nel rispetto della normativa comunitaria”.

In sintesi il ddl Crocetta “non prevede – secondo le osservazioni fatte dai referendari – la ripubblicizzazione, ma mantiene le tre forme di gestione già previste dalla legge Galli, (misto, privato, pubblico) ed il sovrambito privatizzato al 75% ed in mano alla multinazionale francese Veolia. Non tiene conto dell’art. 14 dello Statuto della regione che ha rango costituzionale e che assegna “competenza esclusiva in materia di Acque Pubbliche”. Non sono previsti gli strumenti di partecipazione e controllo sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione, che assicurerebbero un governo democratico del  settore nel rispetto della Convenzione “Aarhus” in materia di accesso, partecipazione, informazione e in materia di giustizia ambientale”. 

 “In questi anni – scrivono ancora i Promotori  – ci siamo confrontati sia con il Governo Cuffaro che con quello Lombardo che  condividevano una contrarietà ideologica alla gestione pubblica dell’Acqua. Ciò che troviamo stridente è il fatto che malgrado il Presidente Crocetta abbia centrato la sua campagna elettorale anche sulla ripubblicizzazione, nel testo presentato non si trovi alcuna indicazione che vada in questo senso, e che il confronto più volte richiesto dai promotori della legge, ha avuto luogo solo dopo la  presentazione del testo  del Governo”.

Le posizioni all’interno dell’Assemblea Regionale

“Salutiamo positivamente il Disegno di Legge d’iniziativa governativa sul riordino del Servizio Idrico Integrato approvato oggi dal Governo Crocetta che sarà una buona base di confronto con il nostro DDL sullo stesso tema, presentato il 28 maggio scorso all’Ars da tutto il gruppo Udc”. E’ stata questa, la valutazione del capogruppo Udc all’Ars, Lillo Firetto, alla notizia dell’approvazione del DDL governativo  “anche se – commenta Firetto – riteniamo quello dell’Udc più completo in diverse parti. “Il nostro in particolare esalta il ruolo dei sindaci e prevede la nomina di un Direttore da parte della Regione al di fuori dei Ruoli. Contrariamente al DDL governativo nel nostro viene salvaguardata l’occupazione di tutto il personale in atto in servizio presso gli Ato risolvendo la fase transitoria del passaggio senza la necessità dell’emanazione di ulteriori provvedimenti legislativi e viene esaltato il ruolo dei sindaci. Per queste ragioni – conclude l’on. Lillo Firetto – riteniamo che sulla materia vada aperto un serio ed immediato confronto parlamentare”.

“Il disegno di legge dell’assessore Marino sulla gestione delle risorse idriche in Sicilia deve essere calibrato sulla volontà e sull’indirizzo espresso dal popolo referendario e sullo stesso programma di governo”. Lo dicono il presidente del gruppo PD all’Ars Baldo Gucciardi e il vicepresidente della commissione Affari istituazionali Giovanni Panepinto.

“Il costo dell’acqua e la stessa esistenza di Sicilia Acque – aggiungono – devono diventare tra i punti centrali nel disegno di legge: avere di fatto ‘regalato’ nel 2004 la rete di acquedotti e intere dighe ad una società privata, certamente pesa ancora oggi sulle tasche dei siciliani che pagano l’acqua tre volte più del dovuto”.

“Ma ci sono altri aspetti del ddl da precisare: riproporre l’obbligatorietà di consorziare i comuni – proseguono Guicciardi e Panepinto – significherebbe fare cento passi indietro rispetto al referendum, ai 150 consigli comunali ed ai tantissimi cittadini che hanno espresso chiaramente la loro volontà: non ci sono norme nazionali né comunitarie che dicano che i comuni non possano gestire il servizio idrico. In Sicilia l’acqua deve tornare pubblica e non si può vietare ai singoli comuni la gestione diretta”.

I grillini, è noto, sono favorevoli al ritorno alla gestione pubblica dell’acqua. “Noi del M5S proveniamo da anni di lotta per l´acqua bene comune a fianco del Forum italiano dei Movimenti per l´acqua e non intendiamo buttarli al vento adesso. Non sosterremo alcun DDL che vada contro l’esito referendario che attende da ben due anni d’essere ancora rispettato”, affema Matteo Mangiacavallo deputato regionale Cinque Stelle di Agrigento la cui provincia è forse quella in cui è andata in scena la disputa pubblico-privato con buona pace per quei sindaci che si sono opposti alla cessione ai consorzi commissariati dalla stessa Regione per la gestione idrica non comunale. Mangiacavallo sul ddl approvato dalla VI Commissione ha un suo pensiero al riguardo.  “Io – dice Mangiacavallo  alla testata online LinkSicilia – un’idea, di questa storia, penso di averla maturata. A mio modesto avviso, il presidente della Regione, Crocetta, si fida dell’assessore al ramo, Nicolò Marino. Il quale, a propria volta, si fida dei funzionari dell’assessorato”. Dietro queste affermazioni il dubbio che ci stia dietro l’asse Lumia-Cracolici-Crocetta, molto più disponibile a passaggi graduali verso la ripubblicizzazione dell’acqua nell’Isola, rispetto alle posizioni contrarie espresse dal gruppo regionale del Pd.

“Cinque mesi di lavoro della sotto-commissione sul servizio idrico – afferma Giampiero Trizzino – non possono essere cancellati con un colpo di spugna. A gennaio abbiamo scelto il disegno di legge di iniziativa popolare sull´acqua pubblica. La commissione Ambiente ha lavorato alacremente per conoscere la situazione siciliana, ascoltando i soggetti gestori e i comitati. L´ultimo giorno utile per il deposito degli emendamenti, il governo Crocetta, anziché presentare modifiche al testo di iniziativa popolare, ha presentato un nuovo disegno di legge. Ci rendiamo conto della delicatezza della materia e del fatto che il governo voglia partecipare attivamente al processo di riforma, ma in questo modo si tagliano fette di potere all´organo legislativo”.

Dai Cinque Stelle l’auspicio che il testo venga ritirato.