Ritratto di Giulia, l’unica donna che Stendhal volle veramente sposare

di Laura Candiani

Di Giulia Rinieri de’ Rocchi (Siena 1801- Monsummano Terme 1881) non si hanno tracce nella toponomastica   locale, nonostante sia stata una donna veramente speciale,   coraggiosa, intraprendente,  e abbia vissuto gli ultimi anni della vita nella villa oggi divenuta sede del Palazzo Comunale; è sepolta in una chiesetta campestre, fuori Monsummano, insieme al celebre nipote e ad altri membri della famiglia Martini.   Chiediamo l’intitolazione di una strada a Giulia, donna fuori delle convenzioni.

Le biografie di Stendhal (Henri Beyle-1783-1842) forniscono molte notizie sulle tante donne amate dal celebre scrittore, ma danno pochissimo spazio a questa figura che ebbe invece un posto di straordinario rilievo nel suo cuore e nella sua  vita. Giulia doveva essere una ragazza speciale, co-raggiosa e intraprendente; figlia di Anna, una poetessa che animava un salotto letterario a Siena, a 25 anni non aveva ancora marito, quindi il suo tutore la portò con sé a Parigi. Qui frequentò alcuni salotti e proprio in casa Cuvier, nel gennaio del 1827, incontrò per la prima volta Stendhal che stava attraversando un periodo di crisi e delusioni. Dopo un biennio su cui si hanno scarse notizie, sap-piamo con certezza invece -dalle carte dello scrittore- che Giulia fece qualcosa di impensabile all’epoca: prese l’iniziativa e dichiarò  a Stendhal il suo amore. Lo scrittore fu incerto, ma anche emozionato e felice: voleva in qualche modo “resistere” alla bella e giovane senese; alla fine Giulia ottenne la sua vittoria e i due divennero amanti. La relazione andò avanti dalla primavera all’autun-no del 1830 quando Stendhal fece il grande passo e la chiese in moglie al suo tutore, Daniello Berlinghieri, che rifiutò. Non si sa il motivo; forse la notevole differenza d’età, forse la fama di amatore inquieto, forse il pregiudizio verso un mestiere assai vago … Certo è che i due continuarono ad incontrarsi sporadicamente,visto che Stendhal era console a Civitavecchia. Il destino portò poi sul cammino di Giulia il cugino Giulio Martini, monsummanese, e il matrimonio si celebrò il 24 giugno 1833. Nonostante gli spostamenti della famiglia e la nascita di due figli, Giulia ed Henri si ritrovarono nel ’36  per non lasciarsi più, rimanendo amanti fino alla morte di Stendhal. 

La vita di Giulia in seguito fu senz’altro vivace e piena, data la carriera diplomatica del marito che portò la coppia a frequentazioni altolocate, ma quando Giulio divenne quasi cieco la situazione si fece malinconica e solitaria; si trasferirono nella bella villa di Monsummano, ma dovettero affron-tare molti lutti dolorosi: primo fra tutti la morte della figlia Annina. Giulia morì a 80 anni, dopo aver

dedicato l’ultima parte della sua vita alla preghiera e ai più sfortunati.

La  straordinaria scoperta di questo amore avvenne in modo del tutto casuale ad opera del nipote di Giulia, Ferdinando Martini, scrittore, deputato del Regno per ben 43 anni, infine senatore e fra i fondatori dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Nel 1896, rovistando nei bauli e fra le carte appar-tenute alla zia, che aveva a lungo frequentato, vivendole a due passi, nella villa oggi detta “Renati-co-Martini”, Ferdinando scoprì lettere scottanti e persino la domanda ufficiale di matrimonio di Stendhal: di tutto questo la zia aveva sempre taciuto perché evidentemente,  all’epoca, erano situa-zioni assai delicate e imbarazzanti. Il Martini cominciò a riordinare i documenti e a pubblicarne alcuni, ma poi prevalse il pudore della famiglia, tanto che oggi di queste preziose carte ne soprav-vivono ben poche (presso la Biblioteca Forteguerriana di Pistoia).

Molto interessante in tutta questa vicenda non è soltanto conoscere il legame affettivo fra un uomo e una donna, ma comprendere – come hanno fatto attenti studiosi – quali tracce di Giulia compaiono nelle opere immortali di Stendhal e fino a che punto la giovane brillante toscana ne influenzò  l’arte. Sembra certo che varie figure femminili in qualche modo le somigliano, ma in particolare nella  Certosa di Parma, la scena della “prima volta” fra Clelia e Fabrizio  dovrebbe ricordare molto il simile emozionante episodio riguardante la coppia. Nel Rosso e il Nero  il protagonista -come Henri- cerca di resistere all’amore, ma poi Matilde (in cui è facile leggere il carattere di Giulia), con la sua maturità e saggezza, pare indicare a Julien la necessità (come per lo scrittore stesso) di liberarsi definitivamente dalla opprimente figura materna, per emanciparsi.

Nel confondersi fra letteratura e vita, possiamo affermare che fu solo lei – Giulia-  la donna che seppe guidarlo verso la  maturazione, umana ed artistica, la donna a cui Henri poté dire (come Julien) :”Sappi che ti ho sempre amata, che non amo che te.”

Fonte principale : G. GIAMPIERI, Giulia Rinieri de’ Rocchi, la musa toscana di Stendhal,

in “Donne di penna”, 2003, Istituto Storico Lucchese- sezione Storia e Storie al femminile-Buggiano

Castello – nelle note viene più volte citata la tesi di  laurea di  F. BECHINI-