consenso di pubblico, ieri sera, a Leni, per gli interpreti del Piccolo Borgo Antico di Lipari, alle prese con “L’ onda di Maometto”, testo di scottante attualità nato dall’intuizione di tre giganti dell’informazione:Alberto La Volpe, Stefania Porrino e Livio Zanotti. Proposta a grandi linee alla regista eoliana Tindara Falanga la scorsa estate, l’inedita sceneggiatura si fa carico del complesso dialogo tra mondo occidentale e realtà islamica, le cui “frizioni d’urto” si acuiscono a causa di fenomeni estremi quale il terrorismo. Il testo trae, difatti, spunto proprio dal sequestro di tale Luciana Consalvi, inviata in Pakistan a ridosso dell’ennesima protesta scatenata da vignette provocatorie contro Maometto. L’episodio genera sconcerto e tensioni nella redazione della giornalista, dove la direttrice di Luciana si trova di fronte a scelte complesse, lasciandosi coinvolgere nelle trattative diplomatiche che ne affretterebbero il rilascio.
Se, in un primo momento, tali accordi sembrano muoversi attraverso parabole politiche torbide, basate su scambi tra detenuti di diversa religione, in seguito la soluzione viene trovata altrove, rimessa nelle mani di due teologi, un italiano (Prof De Rosa) e un islamista (tale Hamed), che, in virtù di una vecchia e ben consolidata amicizia, raggiunto un punto d’intesa tra i loro “credo”, fanno leva sulla volontà dei terroristi, ottenendo l’attesa liberazione attraverso la forza innocua della mediazione multiculturale. Una vicenda, questa, fitta di quadri e di ambientazioni ( la redazione, la sede del convegno dei teologi e il covo dei sequestratori) che la regista ha fluidamente risolto- nonostante le oggettive distanze geografiche- in un open space dove tutti partecipano attivamente agli step del fatto. Un modo singolare per accostare le lobby più influenti di cui l’homo modernus disponga: forza bruta (terroristi), informazione di massa (giornalisti), sfera politica ( trattative direttrice – sottosegretario) e….la sapienza delle Scritture (teologi).
Di forte impatto l’incombente mole di giornali che tappezzavano letteralmente la scena e di cui gli interpreti hanno fatto un uso reiterato, leggendoli, strappandoli, raccogliendoli….addirittura coprendosene. Un vivido fotogramma dell’energia pervasiva che la corsa alla notizia sa oggi suscitare. Pochi, significativi oggetti, dal minimalismo sobrio e simbolico: dei libri, un mappamondo, una bandiera della pace. L’evento, patrocinato dalla Regione Sicilia, è stato seguito da un prestigioso parterre di eminenze: il presidente regionale Crocetta, due (La Volpe e Zanotti) dei tre autori, il giornalista Marco Montanari, i tre sindaci di Salina e un pubblico attento e rispettoso, capace di seguire con intelligenza e serietà una serie di scomode rivelazioni che puntano il dito contro chi – noi capitalisti in primis- subordina la fede agli sporchi giochi del tornaconto economico. Al termine della messa in scena, il padrone di casa, Riccardo Gullo, ha invitato alcuni dei suoi illustri ospiti ad animare un breve, ma incisivo, dibattito sui messaggi e gli spunti di riflessione più urgenti e utili suscitati dalla rappresentazione.
Sotto l’egida dello sferzante microfono di Montanari, ciascuno ha vissuto l’impatto dell’ONDA con un sentire differente: La Volpe ha rammentato il difficile ruolo deontologico che i giornalisti, in caso di sequestro di un/una collega, rivestono; il Presidente ha posto l’accento sull’esigenza di una cultura dell’incontro che va incrementata tramite canali educativi pubblici e privati; Zanotti e Montanari si sono soffermati a riflettere sulla funzione esclusiva che la Sicilia assolve nello scacchiere geopolitico internazionale, ponendosi come porta elettiva del Mediterraneo che, sebbene provenga da un passato plurietnico, tuttora stratificato ed evidente nella sua essenza, fatica ad accogliere adeguatamente l’altro. Toccante, essenziale e privo di qualsiasi accento retorico l’intervento di un arabo da tempo residente a Leni, portavoce dell’unità insolubile di Dio e delle religione, valori universali declinati al plurale solo in nome dei falsi idoli per eccellenza: petrolio, imperialismo commerciale, nucleare….
Insomma, una serata unica nel suo genere, in cui il teatro ha sposato i toni del sociale, trascinando sotto i riflettori i margini ancora sconnessi di una Terra dai labili equilibri…dove etica, teologia e pensiero possono però costruire e sanare, cementare e convergere….INONDARE DI PACE le aride metropoli del rancore!