Shampoo sotto scorta

Nome: Salvatore Castelluccio. Età: 44 anni. Professione: parrucchiere. Fin qui, niente di strano. Ma Salvatore non è un parrucchiere come tanti. Lui ha detto ‘NO’. NO al pizzo, NO alla camorra, NO a una vita da ‘dipendente’ della mafia. Lui è dipendente solo di se stesso.

Dal 24 agosto vive e lavora sotto scorta, da quando ha avuto il coraggio di denunciare i 5 ‘uomini’ che ogni mese si presentavano al suo negozio a Largo Ecce Homo, Napoli, per riscuotere i 2000 euro di pizzo. Una vita impiegata a lavorare per riempire le casse di un boss. Salvatore ha detto ‘basta’. Ma come spesso accade in questi casi, la strada da percorrere è tortuosa, gli ostacoli sono tanti.

Una clientela che va scemando. Un’utenza spaventata dai due poliziotti fermi davanti al negozio. Paradossalmente, un’attività che adesso può dirsi veramente sicura, incute timore. “La presenza della scorta ha garantito la difesa da vessazioni e minacce successive alla denuncia. Nonostante questo però non è facile continuare a fare il parrucchiere sotto scorta. Le donne sono particolari, alcune hanno paura a venire nel negozio” afferma Castelluccio. Ma Salvatore non è solo. Salvatore non molla: “Quasi tutte le clienti hanno detto che ho fatto la cosa giusta. Parecchie persone mi hanno dato coraggio, ma è una situazione che ti mette alla prova. Ti mette con le spalle al muro. L’attività è la mia unica fonte di guadagno. Come potevo vivere dovendo consegnare 2000 euro al mese? Come potevo mantenere la mia famiglia?”. Così, con il coraggio proprio di pochi, il parrucchiere sotto scorta continua ogni giorno a recarsi a lavoro. Un lavoro ONESTO, in un’attività GUADAGNATA con sacrificio e MANTENUTA con coraggio. Ogni giorno quelle mani segnate da shampoo e tinture aprono la saracinesca dell’attività che permette a una famiglia di vivere DIGNITOSAMENTE e ONESTAMENTE, accettando i rischi ‘del mestiere’. Rischi che non vengono solo dalle possibili ripercussioni, ma dalle conseguenze che a volte il coraggio comporta. Salvatore è stato colpito due volte dalla mafia: con il pizzo e, adesso, con una nomina che gli sta costando molti clienti. Continua Castelluccio: “rispetto a prima la clientela è venuta un po’ a mancare. Nel quartiere le voci girano e si sentono battute del tipo: ‘non hai paura a farti i capelli là?’. Cerco di far capire che adesso è il posto più sicuro del quartiere, ma è difficile combattere contro la paura delle persone”.

Nonostante questo, la fermezza della voce testimonia una convinzione dura a scalfirsi. La convinzione di aver fatto la cosa giusta non passa, neanche in un quartiere sede di altre attività, per le quali non è difficile immaginare una condizione in cui il pizzo rappresenti una costante. Continua Salvatore: “nel quartiere, i commercianti vivono in uno stato di paura. E’ quindi concepibile che non tutti siano dalla mia parte. Molti non mi hanno neanche chiesto cosa sia successo, perché lo sanno bene, ma non hanno il coraggio di parlarne.”

Lo stesso coraggio che accomuna Salvatore

agli altri 80 testimoni di giustizia in tutta Italia.

Ottanta. Una cifra irrisoria, testimone del fatto che il pizzo si paga ancora. In merito a questo il parrucchiere si esprime con chiarezza, lanciando un messaggio forte e deciso, un invito a quanti ancora vivono nel silenzio: “denunciare sempre. Sperando che lo Stato ti stia vicino come lo è con me. Ma purtroppo si parla di persone che non dimenticano, è quello che fa paura. Io oggi non ho problemi, ma queste sono persone che non dimenticano. La paura però fa parte del coraggio”. E la paura di cui parla Salvatore non riguarda solo la sua persona, ma anche la sua famiglia, i suoi figli. “I miei figli mi hanno appoggiato da subito, ma hanno paura. Io cerco di non parlarne molto, soprattutto con mia figlia di 16 anni. Non voglio farla vivere nel timore. Non voglio che paghino e patiscano quello che vivo io. Condividono la storia del padre ed io, come padre, cerco di dar loro meno preoccupazioni possibili”.

In questo percorso, Castelluccio non è solo. Come da lui stesso confermato quando parla di uno Stato che gli è vicino, che non lo ha abbandonato. E allo Stato si aggiunge anche la FAI (Federazione Italiana Antiracket, ndr) di Tano Grasso, del quale il parrucchiere parla come di un uomo straordinario, disponibile e tenace: “posso far conto su di lui in ogni momento, anche di notte. Mi sento tutelato. Non sono solo”. No. Salvatore non è solo, come garantisce lo stesso Tano Grasso, presidente della FAI: “in quanto federazione stiamo seguendo Castelluccio da quando ha denunciato. Gli stiamo vicino. Il nostro problema è che lui vuole continuare a tutti i costi a fare il suo lavoro, coraggiosamente. E’ difficile ma non impossibile. Il nostro obiettivo è fare aumentare la clientela. Il messaggio che deve passare è che un’attività onesta deve sopravvivere, anzi può migliorare. Non c’è dubbio che quel negozio sia più sicuro adesso, che prima. Si deve capire che nel momento in cui qualcuno denuncia, l’estorsione si allontana, perché scatterebbe un’altra denuncia. Lui stesso si è messo in contatto con noi tramite un altro commerciante che aveva denunciato il proprio estorsore. Sono pochi, ma non sono soli. Oggi la gente denuncia con più facilità, forse per via della crisi economica, ma a noi piace pensare che, lentamente, le coscienze si stiano svegliando”.

Pensieri forti, riflessioni importanti. Una speranza che cresce di più ogni qual volta il coraggio di un singolo si aggiunge a quello di altri come lui.

A quel coraggio, a questa storia, aggiungiamo solo la battuta finale di Salvatore Castelluccio:

Io lo rifarei, subito”. Punto

Gaia Stella Trischitta